Mike Brey è sempre pronto in panhina a guidare i suoi con utili suggerimenti
Indianapolis – Spogliatoi del RCA Dome: Sta per andare in scena il secondo turno del West Regional, di fronte Illinois e Notre Dame.
Nello spogliatoio dei Fighting Irish c'è grande fermento, Matt Carroll arringa i suoi “Mi raccomando ragazzi, dobbiamo assolutamente vincere, questa per noi è una gara troppo importante, dobbiamo far vedere di che pasta siamo fatti, dobbiamo battere gli Illini per noi, per i nostri tifosi e per coach Brey”, boato di approvazione di tutti, poi irrompe il compagno Chris Thomas “Già , e poi è pure il compleanno del coach e non gli abbiamo comprato neppure un regalino” risata generale del gruppetto…
Ovviamente questa scenetta è pura invenzione del sottoscritto, ma molti dei ragazzi di Notre Dame devono averci pensato prima di scendere in campo: bisognava vincere per se stessi, per i tifosi, ma soprattutto per il proprio allenatore che meritava tale soddisfazione (per giunta nel giorno in cui compiva 44 anni) dopo averli guidati così in alto.
Era dal 1987 che la squadra non raggiungeva le Sweet Sixteen, da allora ci sono state tante annate buie, si sono avvicendati in tanti a South Bend, ma forse nessuno è entrato nel cuore di tifosi e giocatori come Mike Brey.
<Non potremmo essere più soddisfatti di come stanno andando le cose in questo momento, l'impegno di Mike ci ha fatto ritornare nel gruppo che conta grazie ad un lavoro fantastico e ad un reclutamento di primo livello> parole dell'athletic director Kevin White prima dell'inizio del torneo NCAA quando aveva comunicato l'avvenuto prolungamento del rapporto tra il coach e l'Università fino al 2009.
Ancora scottati dal repentino abbandono di Matt Doherty (emigrato a UNC) si era deciso di puntare su questo allenatore emergente che, cresciuto alla DeMatha High, passato per George Washington University e svezzato alle spalle di Mike Kryzewski a Duke, aveva fatto cose egregie nei cinque anni a Delaware e non ha smesso al suo arrivo al Joyce Center.
In due anni ha portato il college a due stagioni da almeno 20 vittorie (non era mai successo nella storia dell'ateneo), ma soprattutto ha rivitalizzato un programma storicamente di alto livello, ma un po' in affanno, che ha mandato ben due giocatori al primo giro nel draft NBA degli ultimi due anni (Troy Murphy e Ryan Humphries).
Se non bastassero questi dati, allora basta dare la parola hai giocatori per sapere com'è veramente il coach <Il Mister è una persona fantastica, uno che di basket ci capisce, un ottimo allenatore che sa insegnare i fondamentali (curò a Duke Ferry, Laettner, Hurley, Hill, Ndr> così lo descrive il freshman Torin Francis
e gli fa eco Chris Thomas <Se hai qualche problema lui è sempre lì ad ascoltarti, a consigliarti, anche se il basket non c'entra…>, ma forse, al di là delle parole, basta osservare le immagini di fine gara contro Illinois con tutta la squadra che è andata ad abbracciarsi attorno al proprio allenatore.
Ma cosa ne pensa il diretto interessato dopo il 68 a 60 contro Illinois? <Ti dirò, penso che ricorderò sempre il mio quarantaquattresimo compleanno. Probabilmente questa sera sarei andato comunque a farmi una birra. Ora penso di essermene meritate due>.
La gara è stata fantastica, i suoi ragazzi l'hanno giocata al meglio seguendo perfettamente il suo credo: attacchi precisi, grossa circolazione di palla, pressione difensiva e controllo dell'area, il tutto dedicando massima attenzione ai piccoli particolari.
Ne è venuto fuori un primo tempo di grande intensità in cui gli Irish hanno costruito il decisivo vantaggio poi difeso nel secondo tempo dal ritorno degli Illini <Abbiamo preso delle buone conclusioni giocando la partita che avevamo preparato> continua parlando dei singoli <Thomas è stato semplicemente mostruoso, Carroll è la coscienza di questa squadra…>, poi prosegue con una piccola annotazione <…un grosso plauso lo faccio a Torin Francis, ha saputo limitare molto Brian Cook>.
Insomma, quello che ne esce fuori è un Mike Brey visibilmente soddisfatto dei suoi giocatori e di quanto sta avvenendo <Non cambierei niente di questi ultimi due anni di lavoro, ho trovato un grandissimo ambiente, tanta stima e voglia di vincere, vorrei terminare qui la mia carriera di allenatore>.
Grande impresa per i Fighting Irish e la sensazione che venderanno cara la pelle pure contro Arizona. Per chiudere, mentre tutti intonavano il classico “Happy Birthday” nello spogliatoio di Notre Dame, una simpatica battuta rilasciata da Matt Carroll che ben fotografa la gioia di tutti <Non penso che avrebbe potuto chiederci un regalo migliore per i suoi 44 anni>.
Allora Buon Compleanno Mr. Birthday Boy!