Travis Hansen, ha giocato contro UConn la sua ultima partita con BYU
La strada verso la gloria per BYU, il non troppo piccolo college mormone sperduto nelle montagne dello Utah, ha avuto fine subito subito, per mano di una Connecticut francamente troppo… tutto, per i Cougars di coach Steve Cleveland. Miglior sorte, come spesso accade, è toccata ai “cugini” di Utah, che hanno buttato fuori senza troppi complimenti Oregon.
Al di là della sconfitta, la squadra di BYU di quest'anno era tutt'altro che una brutta squadra e, almeno nella prima frazione di gioco della gara contro UConn, ha tenuto botta alla grande, il tutto nonostante forse la peggiore serata al tiro di tutto l'anno.
I Cougars hanno viaggiato su un misero 31% dal campo, ma sono comunque riusciti a concludere la prima metà di gara su un 26-26 che lasciava ancora acceso il lumicino della speranza di realizzare quello che si sarebbe rivelato in seguito l'unico grande upset di questo primo turno.
Ma l'inizio del secondo tempo ha smorzato ogni ambizione residua, gli Huskies sono partiti con un 14-2 di parziale che ha sostanzialmente chiuso i conti, non lasciando più modo ai Cougars di rientrare a contatto, e anzi, condannandoli al minimo di punti segnati per la stagione, 53.
La stagione di BYU si è chiusa come molti avrebbero potuto immaginare dunque, ma non per questo bisogna cancellare di netto quello che c'è stato prima, a partire dal titolo, condiviso con i già citati Utes, della Mountain West Conference.
Il record globale per il 2002-2003 parla di 23 vittorie e 9 sconfitte, ottenute, le prime, contro avversari di non primissimo livello, e frutto di un calendario che, per gli standards delle conference più rinomate, non sembrerebbe troppo problematico.
Bisogna comunque dare credito a coach Cleveland per aver saputo, ancora una volta, plasmare un gruppo che non conteneva veri e propri fenomeni, rafforzando la propria reputazione di coach estremamente valido a livello universitario. Cleveland ha preso la guida di BYU cinque anni fa, dopo una penosa stagione dei Cougars conclusasi con l'imbarazzante (e ci stiamo andando piuttosto leggeri) record di 1-25.
In quattro anni Cleveland, tramite un abile lavoro di recruiting (e se pensate che il recruiting sia difficoltoso in assoluto, pensate quanto possa essere complesso chiedere a un ragazzo di vivere su un eremo religioso con una spicchia in mano), ha portato dapprima BYU al NIT, l'anno passato, e quest'anno finalmente ad avere nuovamente accesso al torneo vero e proprio.
Ritornando alla gara persa contro UConn, Okafor (che peraltro nella notte ha stabilito il nuovo record della Spokane Arena per stoppate con 7) ha detto che l'imbarazzo iniziale provato dalla sua squadra e che ha condotto a un misero, per gli Huskies, 26-26 al suono della sirena, è stato causato soprattutto dalla difficoltà di adattamento con la difesa di BYU. Difesa che durante la stagione ha concesso agli avversari 62 punti a partita, con il 41% dal campo.
E ancora Okafor sottolinea che, all'interno di quella difesa, gioca un ruolo molto importante il centro, Raphael Araujo (transfer da junior college), nato a San Paolo e con la caratteristica di essere uno dei pochi settepiedi di un college basket oggi più che mai deficitario di big men in area. “Ogni volta che gli andavo contro, lui riusciva sempre a spostarmi e di conseguenza non riuscivo a prendere posizione contro di lui”, dice ancora Okafor.
E, se volete un dato, anche UConn offensivamente non è che se la sia spassata, tirando a malapena il 33%…
L'uomo di punta di BYU è stato la guarda Travis Hansen (21p e 6r contro UConn), senior, che in stagione è andato sui 16 a gara, rappresentando insieme ad Araujo (12 e 9) e all'altra guardia Mark Bigelow (14p), l'opzione in attacco più credibile dei Cougars. Negli ultimi tre anni, i Cougars stanno tenendo un irreale record interno di 44 vittorie e 1 sconfitta, e non sono pochi tra i coach dell'MWC, ma non solo, a dire che è proprio Hansen uno dei principali artefici di questo risultato.
L'handicap che molti hanno sottolineato parlando dei Cougars è stato il fatto che sono piuttosto deboli in point guard, dato che sia Hansen che Bigelow si sono trovati a volte ad occupare quella posizione, pur non essendo dei play, ma solo per necessità del momento.
Gettando uno sguardo verso il prossimo anno, BYU perde soltanto Hansen, che ha concluso la propria carriera (triennale, a causa di un infortunio) di Cougar al 24esimo posto per punti segnati di tutti i tempi per l'università (1237).