Mi manda Zio Jerry

Darius Rice esulta coi compagni durante un timeout…

Due facce della stessa medaglia. Da un lato lo zio, Jerry “World” Rice, molto probabilmente il miglior wide-reciver ogni epoca della Nfl, ormai in lento ma inesorabile declino e che ha dovuto mandar giù l'amaro boccone di un' imbarazzante sconfitta dei suoi Oakland Raiders nella finale del Super Bowl; dall'altra Darius Rice, nipote del citato Jerry che, dopo la propria prestazione monstre contro Connecticut sembra aver imboccato definitivamente la strada giusta per affermarsi come stella di prima grandezza nel firmamento Ncaa.

La storia di Darius Lashaun Rice comincia il 16 Ottobre di ventuno anni fa in quel di Jackson, Mississippi, come noto lo stato più povero di tutto la confederazione americana.

L'adolescenza, tuttavia, scorre via tranquilla tra i playground della città  natale dove spesso incrocia un altro eccellente prodotto di questa cittadina come Mo Williams, l'ottimo play di Alabama ed una famiglia sana ed equilibrata, con lo sport nei cromosomi(oltre allo zio anche il padre ha praticato football ad alto livello), che lo spinge ad eccellere in varie discipline sportive tra cui assieme al basket figurano atletica e scacchi.

Dopo aver guidato la Lanier High School con cifre che parlavano di 26 punti 8 rimbalzi e 3 assist ad incontro ed aver partecipato al McDonald All American sceglie, distinguendosi come ragazzo molto posato ed intelligente, Miami University folgorato dalla varietà  di culture più che dal clima della città  della Florida.

Partito subito in quintetto, fin dalla prima partita da freshman, Darius risponde nelle sue prime due stagioni con cifre lusinghiere che parlano di 14.5 punti e 5.5 rimbalzi ad incontro ma con notevoli lacune soprattutto nelle selezioni di tiro(39 % da due) e nei contatti fisici dove paga un fisico non ancora ben rifinito che lo costringono troppo spesso a selezionare la soluzione uscendo sul perimetro e a non sfidare la sorte facendosi valere sotto i tabelloni.

Durante l'estate ha cercato di migliorare questi fondamentali anche grazie all'aiuto di Zio Jerry, più volte sfidato in avvincenti 1 contro 1 sotto il sole assassino del Mississippi, verso il quale nutre una profondissima stima come lui stesso ha dichiarato: ” è sempre stato un modello per me grazie alla sua etica lavorativa e alla sua capacità  di eccellere ancora oggi a distanza di così tanti anni, grazie a questi insegnamenti mi sento molto maturato e li metterò al servizio della squadra”.

Giunto alla sua stagione da junior è diventato il vero leader carismatico degli Hurricanes, dopo che le scorse stagioni aveva condiviso la leadership con John Salmons, adesso a svernare sulla panchina dei Sixers in quel di Philadelphia, e con Elton Tyler che molto bene sta facendo nella nostra LegaDue con la maglia di Ragusa.

Nominato all'inizio del campionato come titolare del quintetto prestagionale della Big East ed uno dei trenta candidati al John Wooden Award come miglior giocatore dell'anno ha avvalorato la propria candidatura migliorando sotto le proprie statistiche laddove erano deficitarie( attualmente le sue cifre parlano di 19 punti, 6 rimbalzi ma soprattutto il 44 % nel tiro da due grazie allo sviluppo nonostante ci sia ancora molto da lavorare del proprio in-between game costruendosi un buon tiro dai 4 metri ed un buon primo passo).

Il punto di svolta alla propria stagione, attualmente attestata ad un non proprio esaltante record di 9 vittorie e 10 sconfitte condito da qualche brutto scivolone come contro West Virginia e Florida Atlantic ma nobilitato da ottimi successi come quello contro North Carolina, è avvenuto il 20 Gennaio nella vittoria thrilling contro Connecticut.

Sul parquet del Convocation Center ha letteralmente portato gli Hurricanes alla vittoria realizzando ben 43 punti, tra l'altro terza miglior prestazione ogni epoca all'interno della Big East dopo Erich Murdock(48) e Kerry Kittles(44), lasciando letteralmente di sasso Ben Gordon che prima della partita aveva pronunciato con fin troppa nonchalance : “E' solo un buon tiratore non sa attaccare il canestro sappiamo come mancarlo”.

La metamorfosi che è avvenuta dopo tale partita lo ha fatto trasformare da crisalide in farfalla e gli ha fatto fare il salto di qualità  definitivo come ha confermato nelle uscite successive confezionando 22.5 punti di media ed ergendosi a leader della squadra portandola da solo al successo come nell'incontro contro Providence.

La dote che più colpisce del nipotino di Jerry è la modestia, a volte fin troppo eccessiva; osservabile dalla prima dichiarazione rilasciata dopo la sua prestazione capolavoro : “Era solo una di quelle notti speciali in cui il canestro è grande come l'oceano e ti entra ogni tiro ma sono consapevole che ho ancora molto su cui lavorare” o da altri piccoli dettagli che lo fanno sembrare in completa antitesi con i suoi coetanei primo fra tutti il dover prendere a tutti i costi la laurea in programmatore elettronico come “riconoscenza verso i miei genitori che mi hanno fatto arrivare fino a dove sono adesso”.

Proprio questo suo pallino di laurearsi normalmente potrebbe avere delle ripercussioni sul draft del prossimo giugno, infatti anche se al momento è una bassa chiamata da primo giro potrebbe aspettare il proprio anno da senior in modo da poter completare il quadriennio regolarmente.

Dovendo fare dei paragoni con attuali giocatori i primi che, personalmente, mi vengono in mente sono Glen Rice per meccanica efficacia di tiro ed intelligenza cestistica come si può apprezzare nel leggere le uscite dai blocchi e Rodney White o alternativamente Jonathan Bender per magrezza e le enormi braccia.

I punti nel quale deve essere sgrezzato per diventare un'ala piccola Nba a tutti gli effetti sono, come abbiamo già  ricordato : mettere su una decina di chili e muscoli, migliorare in difesa negli scivolamenti e negli spostamenti laterali e, per quanto riguarda l'attacco, crearsi un tiro dal palleggio, migliorare il ball handling e dare continuità  al proprio In-between game.

Tuttavia se tra i professionisti non dovesse avere fortuna ci sentiamo vivamente di sconsigliare a Darius di diventare un opinionista come dimostra l'ultimo pronostico in occasione del SuperBowl: “Tranquilli, vittoria facile per i Raiders di oltre 15 punti”" Quando si dice le ultime parole famose"

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