Fighting Illini alla riscossa

Roger Powell, buon realizzatore di Illinois

Per i Fighting Illini le prospettive per questa stagione erano sì buone, ma non al livello delle annate precedenti. La stagione 2001-2002 si era conclusa con una sconfitta di misura nelle "sweet 16" contro Kansas, risultato non certo pari alle aspettative iniziali: nel campus di Champaign l'obiettivo minimo erano le Final Four, del tutto credibile per una squadra arrivata alle "Elite 8" nel 2001 e che ripresentava gran parte del roster.

A ottobre coach Bill Self si è ritrovato quindi senza quattro membri del quintetto della scorsa stagione (Frank Williams, Cory Bradford, Lucas Johnson e Robert Archibald), un solo senior di valore, Brian Cook, e molti freshman o giocatori che non avevano visto molto il parquet nelle stagioni precedenti.

Eppure Illinois si ritrova ora con un bilancio con una sola sconfitta e a ridosso delle prime 10 nel ranking; e le vittorie non sono state ottenute solo contro college di secondo piano, ma anche contro squadre del calibro di North Carolina, Arkansas e Missouri, l'ultima vittima degli Illini.

Non si esagera di certo pertanto a ritenere Illinois una tra le sorprese principali della stagione. Il record parla da sé, e va dato gran merito a coach Self nell'essere riuscito innanzitutto a reclutare freshman di valore, e quindi ad averli lanciati subito in quintetto con risultati forse oltre le aspettative dell'allenatore stesso. Nel quintetto degli Illini infatti ci sono ben tre freshman e un sophomore, ed il solo Cook con esperienza significativa.

Il backcourt è occupato da ben due freshman, Dee Brown e Deron Williams. Entrambi erano abituati a livello delle rispettive HS ad essere il punto di riferimento in attacco, ma Self è riuscito a farli "convivere" con successo, sfruttando le loro notevoli capacità  di assistman. Dee Brown, anche se piccolo (circa 1.80) e leggero, viene utilizzato principalmente come guardia, mentre Williams evoluisce più spesso come playmaker "classico".

Brown è un atleta notevole, sprizza energia da tutti i pori (si sta già  costruendo una discreta reputazione come trash-talker"), e si è fatto rispettare a dovere sul campo: è il primo negli assist (oltre 5 ad uscita), il secondo miglior marcatore dopo Cook, dà  una grossa mano a rimbalzo, in sostanza sarà  il leader futuro della squadra (se non già  quest'anno).

Williams è il secondo negli assist (4.4, secondo di squadra) ed un ottimo tiratore (oltre il 40% da 3); con una scelta accurata dei tiri e pensando prima al passaggio è il complemento ottimale per quando Brown è fatto oggetto di particolari attenzioni da parte delle difese

Come cambi delle guardie ci sono Luther Head, sophomore di atletismo straripante, usato spesso anche come numero "3" per un quintetto con 3 guardie, ed il senior Sean Harrington, tiratore da fuori, utilizzato soprattutto come specialista che esce dalla panchina per punti immediati e per "bucare" le difese a zona.

Il ruolo di centro è quello più debole come impatto offensivo, e ivi si alternano il terzo dei freshman titolari, James Augustine, e il lunghissimo (2.18) e magrissimo sophomore Nick Smith.

In ala piccola il partente è il sophomore Roger Powell, buon attaccante e miglior realizzatore nelle prime due uscite degli Illini (quando mancava Cook, sospeso dalla NCAA per infrazioni alquanto veniali), che si alterna come detto con Head. Lo spot di ala forte è occupato da Brian Cook. Reduce principale delle precedenti campagne, è il primo marcatore (20 punti) e rimbalzista (oltre 7 a gara).

Già  lo scorso anno era probabilmente il più dotato tecnicamente nella squadra: ottimi movimenti in post basso, mano educatissima per un 2.05, che lo rende assai pericoloso fronte a canestro, fino all'arco dei tre punti, precisissimo dalla linea di tiro libero (87% l'anno scorso, record assoluto per Illinois, decisamente niente male per un lungo), buone qualità  atletiche in rapporto alla stazza. Insomma, tutte le caratteristiche per dominare, eppure dentro e fuori Champaign gli si rimproveravano poca aggressività  e una certa indolenza nelle lotte sotto i tabelloni.

Ma quest'anno, complice il vuoto di leadership dovuto alla partenza dei senior citati all'inizio, e vuoi per la iniezione di entusiasmo apportata dai freshman, Brian Cook non si è tirato indietro dinanzi alla nuova responsabilità  di prima opzione offensiva. A supporto delle cifre di cui sopra, il numero quasi triplicato di tiri liberi tentati rispetto all'anno scorso, indice di convinzione e fiducia nei propri mezzi, e scelta decisamente poco felice per gli avversari, viste le sue percentuali dalla linea della carità . Di certo il rendimento fino ad oggi di Cook sta dando ragione a coloro che lo ritengono uno dei migliori senior in prospettiva NBA.

Anche se hanno appena perso l'imbattibilità  (contro peraltro un buon college come Memphis), tutto lascia supporre che gli Illini saranno in corsa fino in fondo per il titolo della Big Ten con le più quotate Indiana e Michigan State, visto come hanno superato la prima parte della stagione, e considerando i probabili margini di miglioramento dei citati freshman.

E se questa stagione sta procedendo alla grande, le prospettive si mantengono ottime per le prossime, sia per il nucleo giovane assemblato da Self, sia per il fatto che molte delle principali "reclute" provengono dallo stato dell'Illinois, notoriamente molto prolifico in quanto a buoni giocatori di basket, e che potrebbero andare a rinforzare ancora il contingente "indigeno" a Champaign.

La recente estensione del contratto per Bill Self, oltre a rendergli il giusto merito, ne facilita la programmazione per il futuro (e male non fa certo a ringraziare il suo predecessore Lon Kruger, che quando decise di andare agli Atlanta Hawks oltre due anni fa gli aprì le porte del campus".).

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