Curtis Millage, guardia di Arizona State…
Dopo aver analizzato le prime 5 squadre della Pacific-Ten 2002-2003, quelle che in pratica dovrebbero contendersi il titolo della Conference, passiamo a vedere quali sono le cosiddette squadre di seconda fascia, cioè le Università aventi come obiettivo quello di mettere a referto delle sorprese stagionali e disputare una onorevole annata, cercando di lanciare qualche buon giovane sulla ribalta nazionale.
L'elenco è come quello del precedente articolo, in rigoroso ordine di merito:
USC (Southern California) - Henry Bibby, il padre del grande Mike dei Sacramento Kings, quest'anno dovrà fare i salti mortali per sopperire alla partenza causa fine del periodo universitario dei 3 leader indiscussi della propria squadra negli ultimi anni. Sam Clancy se n'e' andato a Philadelphia a svernare nella panchina dei Sixers seguendo i consigli preziosi di coach Brown, mentre Blumenthal e Granville sono alla ricerca di ingaggi in giro per le varie leghe americane e non.
In 3, l'anno scorso, hanno combinato per 44 punti, 19 rimbalzi e 10 assist a partita, praticamente il 50% del fatturato dei Trojans, e hanno condotto USC a 2 consecutive annate con più di 20 vittorie e all'approdo nelle Elite Eight del 2001. Pensare troppo al passato e agli allori conquistati sarebbe troppo nocivo e il futuro dei Trojans 2002/2003 passa dalle mani veloci di Erick Craven, uno dei migliori freshman della scorsa stagione, chiamato ad essere il leader in questa, dove dovrà accrescere il suo fatturato punti (11,8 nel 2001) e soprattutto confermarsi in difesa, ladro sopraffino di palloni che mai si era visto dai tempi di Jason Kidd a California.
Altro giocatore che dovrà sensibilmente migliorare le proprie medie realizzative è Desmon Farmer, pericoloso tiratore dalla distanza, attestatosi lo scorso anno con il 40% da oltre l'arco e particolarmente efficace sul finire della stagione quando viaggiava a più di 17 di media, uscendo dalla panchina.
Su questi 2 giocatori si costruirà l'intero gioco offensivo e difensivo di USC, ma coach Bibby sa che per armare Craven e Farmer ci vuole un play capace di dettare bene i ritmi e saper trovare al momento giusto le mani di uno dei 2, in passato il compito era svolto alla perfezione da Granville, quest'anno in cabina di regia dovrebbe essere lanciato l'ex Junior-College Brandon Brooks che ha ben impressionato nei camp di inizio stagione e si è dimostrato subito un vincente e un giocatore molto intelligente, dotato di capacità innate per il passaggio.
Per sostituire la potenza sotto canestro lasciate vacante da Sam Clancy, Bibby probabilmente penserà alla intimidazione di Jerry Dupree (2 stoppate di media nel Torneo della PAC-10 ma out per le prime 6 gare) e alla stazza di Kostas Charissis, centrone dalla mole modello shaq proveniente dalla Grecia, che però salterà le prime 3 gare per una violazione al regolamento universitario. Certo il suo minutaggio e il suo contributo dovranno essere sensibilmente maggiori rispetto al 2001, ma il coach dei Trojans ha fiducia nel ragazzone ellenico.
Durante la loro assenza sicuramente si andrà da Jonathan Oliver, un 7 piedi di estrema potenza, ottimo stoppatore e atleta che già fa gola a qualche scout NBA, sicuramente però USC avrà problemi a rimbalzo, sconosciuti negli anni passati con Clancy e Bluthenthal, perciò dovrà affidarsi maggiormante al proprio backcourt e alla propria difesa per creare contropiedi facili.
ARIZONA STATE - Quest'estate coach Rob Evans era stato vicino alla firma piuttosto onerosa con New Mexico, attirato oltre che dai soldi anche dal prestigio dell'Università e dal calore del pubblico, ma alla fine ha deciso di ricominciare una nuova avventura con i Sun Devils, la quinta per la precisione, perché è convinto che questa stagione potrebbe riservare delle soddisfazioni a ASU.
L'aver perso il proprio leading scorer e miglior rimbalzista, Chad Prewitt, non è un buon punto di partenza, ma la solidità del backcourt dei Sun Devils e l'arrivo di un freshman di valore come Ike Diogu, possono far ben sperare Evans, deciso a migliorare il record di 7-11 dello scorso anno, all'interno della PAC-10, senza disprezzare qualche upset qua e la' nel corso di quest'annata.
L'arma principale di Arizona State è proprio la fisicità e l'atletismo del proprio roster, con un reparto guardie guidato dal senior Curtis Millage, discreto realizzatore che dovrà sensibilmente migliorare la sua media punti, che verrà coadiuvato da Jason Braxton, esploso nel finale della sua prima stagione al college, con medie di tutto rispetto anche negli assist.
La vera novità di questa annata, però, è il freshman Diogu, uno dei migliori prospetti usciti dalle high-school nel 2002, centro non molto alto ma di estrema potenza fisica, cercato da parecchie realtà universitarie ben più importante dei Sun Devils e approdato a Tempe, dove sarà la stella dei prossimi anni.
Coach Evans lo ha già soprannominato "a young Karl Malone" e questo può facilmente far intuire quale sia la struttura fisica del ragazzo, dotato di ottime mani anche dai 4-5 metri e di una propensione naturale al rimbalzo, dove il suo fisico spaventa non pochi avversari. Giocherà quasi sicuramente nel ruolo di centro che è stato di Prewitt e nelle preview di pre-season è stato giudicato da molti come il possibile freshman dell'anno nella PAC-10.
Nel ruolo di ala, il primo nome che balza all'occhio è quello di Jamal Hill, un prodotto dei junior college di S.Jose, eccellente tiratore da 3 punti, molto utile in caso di raddoppi su Diogu o di scarichi sulle penetrazioni di Braxton. Dalla panchina una possibile sorpresa potrebbe essere il senior Donnel Knight, molto incostante nella passata stagione ma dotato di discreto talento realizzativo.
Sicuramente per ASU le chiavi di svolta dovranno essere, migliorare la propria percentuale ai liberi (la peggiore nella PAC-10) e aumentare la percentuale dal campo del proprio backcourt per sfruttare al meglio i possibili raddoppi che durante l'anno potrebbe subire Diogu.
WASHINGTON - L'estate degli Huskies ha avuto come protagonista più la giustizia sportiva che il basket vero e proprio. Il caso delle violazioni nel recrutamento, scoperto dalla NCAA e confessato in una tesissima conferenza stampa dall'assistant coach di Lorenzo Romar, Cameron Dollar (sì proprio lui, l'ex play dei Bruins di UCLA), ha portato gravi ripercussioni sulla stagione di Washington e numerosi sospetti anche sull'operato del coach.
Gli Huskies devono ripartire dimenticando le faccende estive, puntando sul loro uomo migliore Doug Wrenn, uno dei migliori swingman del College Basket, attestatosi ad un battito di ciglia dal ventello di media nel 2001. Con lui ci saranno il play Curtis Allen e la guardia Massingale, che daranno agli Huskies, una pericolosità dalla distanza notevole, viste le percentuali dello scorso anno.
Allen, in più, si è dimostrato un eccellente contropiedista, perfetto per il gioco veloce voluto da coach Romar, ma un po' deficitario nelle azioni controllate. Per questo la stagione di Washington passa anche dalle prove dei lunghi, in particolar modo dal redshirt freshman Mike Jensen (out tutta la stagione scorsa per infortunio) e dal centro Marlon Shelton (anche lui fuori l'anno scorso per un infortunio al ginocchio).
Jensen ha dimostrato buone mani anche dalla media, Shelton può dare fisicità a centro area e pericolosità in post-basso, così da poter sfruttare i suoi scarichi per il tiro da 3 di Wrenn o Allen. La panchina sembra troppo corta per pensare a qualcosa di meglio del record dello scorso anno, ma Romar spera che il quintetto possa dargli molte soddisfazioni, per dimenticare l'estate buia appena trascorsa.
OREGON STATE – il nuovo coach Jay John proviene dalla grande scuola di Lute Olson ad Arizona e cercherà di dare ai Beavers quello spirito vincente che a Corvallis è cosa ormai dimenticata dai tempi di Gary Payton, ma il compito sarà molto arduo. Sicuramente una mano importante al nuovo coach la potrà dare nel suo ultimo anno al College, l'ala Philip Ricci, top-scorer di OSU con 16 di media e anche miglior rimbalzista della squadra. Ricci è una power-forward di buon talento, capace di mettere assieme una quantità notevole di doppie-doppie, nonostante sia quasi sempre il bersaglio primario dei raddoppi avversari.
Il suo compagno di reparto Brian Jackson, anche lui all'ultimo anno, completa una coppia di ali di estremo valore all'interno della Conference, anche se Jackson deve assolutamente stare alla larga dai falli, vero tallone d'achille suo e di conseguenza della squadra, costretta a perdere un'addizione importante sotto le plance.
Il gioco dei Beavers per forza passa attraverso la pericolosità in zona pitturata, anche perché il reparto dietro, composto dal senior Haywood e dai sophomores Nash e North, non garantisce a Oregon State molti punti, nonostante essi siano quasi tutti ottimi tiratori. Sicuramente visti i raddoppi che dovranno subire Ricci e Jackson, coach John spera che il proprio trio migliore le proprie statistiche offensive per rendere meno prevedibile l'attacco dei Beavers, altrimente con le guardie che girano all'interno della PAC-10 non si va da nessuna parte.
WASHINGTON STATE - le sorti di coach Graham sembrano segnate e passano sicuramente da un miglioramento sostanziale del record dei Cougars rispetto alle passate stagioni (24-59 sotto la guida dell'attuale coach), ma pochi sembrano dare delle speranze al coach, anche se un tentativo c'è stato.
L'arrivo di 3 lunghi dai Junior College, tali Kordsmeier, Ukeagu e Bellegarde, dovrà sopperire alla totale mancanza di intimidazione difensiva e offensiva del reparto dentro di WSU, un vero rischio visti i risultati alterni che possono dare i prodotti dai Junior College, ma dettato dalla disperazione di veder diminuire quel 49.8% dal campo degli avversari dei Cougars.
Tutta la stagione di Washington State passa dalla difesa, anche da oltre l'arco visto il quasi 40% concesso da 3 punti, e da questo si può ripartire puntando sulle poche certezze in mano a coach Graham. La primaria è sicuramente il play Marcus Moore, possibile partente destinazione Draft 2002 ma rimasto al College successivamente per il suo anno da junior.
Moore garantisce più di 16 punti di media e quasi 5 assist, che accostati ai quasi 12 della guardia Jerry McNair, possono essere un buon punto di partenza per l'attacco di WSU, ma senza un adeguato sostegno del reparto lunghi, risultano un po' fini a se stessi, anche perché la percentuale dal campo, non avendo gente di valore sotto canestro, è sempre deficitaria, in quanto Moore e McNair devono spesso forzare le conclusioni.
Grandi rischi quindi, per il coach, nel puntare su gente nuova, ma rischi affrontati sapendo di non poter avere un domani se la stagione sarà fotocopia delle altre.