Un'espressione di carisma per Myles Brand, l'uomo che cacciò Bobby Knight
Il primo gennaio 2003 sarà un giorno di svolta sostanziale per la Ncaa. Diverrà di fatto operativo il nuovo commissioner Myles Brand, selezionato dal consiglio dopo una ricerca lunga oltre sette mesi, nel corso dei quali sono stati vagliati ben 118 partecipanti, i cui nominativi sono rimasti celati con il massimo riserbo.
Myles Brand, 60 anni, è attualmente il preside della Indiana University, incarico che ha già annunciato di voler interrompere per concentrarsi al meglio nella sua nuova avventura. Myles guida IU dal 1994, anno in cui arrivò da Oregon, ed il suo nome è diventato celebre alla ribalta nazionale per la famosissima vicenda legata al licenziamento di Bobby Knight, argomento assai controverso, già trattato da queste parti, su cui torneremo comunque dopo, giusto il tempo di spiegare il perchè di questa scelta e quali ripercussioni essa avrà negli scenari futuri della Ncaa.
Brand succederà a Cedric W. Dempsey, attuale presidente, in carica dal 1994, che ha annunciato di volersi ritirare a fine anno, quando scade il suo attuale mandato.
Si apre quindi un'era che verrà impostata secondo alcuni capisaldi, affascinanti nella teoria quanto di difficile attuazione, visto il tradizionale sottobosco che si insedia da sempre dietro le facciate pulite dello sport universitario. Il recente caso di Alabama nel college football o quello attualissimo di Michigan nel college basket, confermano come l'ambiente sia logorato da norme tanto severe quanto datate e di facile contravvenzione.
La linea che Myles Brand ha già annunciato di voler imporre è proprio quella volta a riportare su binari propriamente accademici l'universo Ncaa, fatto di mille pianeti che muovo interessi per milioni e milioni di dollari: “Dobbiamo
ricordarci prima di tutto di una cosa – ammonisce Brand – ossia del fatto che i college non sono franchigie sportive, e tantomeno sono qualcosa di collegabile alla realtà professionistica. Non dobbiamo fermare lo sport, ma soltanto abbassare un po' il volume”.
Ad Indiana Brand presiede una realtà fatta di otto campus, almeno centomila studesti, facente parte di quello che oramai è un vero polo universitario, comprendente ad esempio anche la celebre Purdue University. E' un individuo dotato di grande carisma e capacità organizzative, componenti queste che gli hanno consentito di diventare il primo preside commissioner della Ncaa. Mai in passato, questo ruolo era stato affidato ad una personalità facente parte di un organo puramente accademico.
L'obiettivo numero uno è creare un ridimensionamento della sfera economica prima accennata, riducendo molto probabilmente il giro di soldi con limitazioni al numero di sponsor per ogni ateneo, per poi proseguire questa linea con nuove norme atte a garantire e tutelare quel “graduation rate” che di anno in anno tende ad abbassarsi sempre di più, proprio per il fatto che gli atleti usano le università semplicemente come veicolo per arrivare tra i professionisti. Sarà rivisto e, a detta di Brand, rivisitato, anche il sistema accademico relativo agli atleti, che in troppi casi godono, anche su questo piano, di eccessivi favori.
Attraverso queste riforme, Brand cercherà di portare avanti una linea di sviluppo che possa oltretutto tutelare l'immagine di un sistema sportivo universitario da tempo afflitto da diversi mali. Il tempo prefissato è comunque il medio-lungo periodo, dal momento che il suo mandato scadrà soltanto nel 2007.
Ad Indiana Brand lascerà accademicamente un ricordo positivo, proprio adesso che, essendo gli Hoosiers freschi sconfitti della finalissima Ncaa, il popolo dell'ateneo stava rimuovendo dalla sua icona gli attributi non molto edificanti che gli erano stati affibiati nel settembre del 2000, per l'esattezza il 10 settembre, quando, dopo essere venuto a conoscenza di un video in cui si vedeva Bobby Knight prendere per il collo l'allora freshman Kent Harvey, decise di licenziarlo in tronco, dopo ben 29 anni di onorata carriera corredata da ben 3 titoli Ncaa.
Una decisione ineccepibile, dal momento che, usando i termini espressi dallo stesso Brand: “Non si poteva andare avanti così, la Indiana University deve avere un'immagine di una rispettabile ed evoluta struttura accademica, non può macchiarsi a causa di questi episodi, provenienti per di più dalla sezione atletica. Dobbiamo sempre ricordare che anche gli atleti sono prima di tutto degli studenti, non viceversa, e chi li guida deve essere il primo a dare loro il buon esempio”. Ingredienti questi della famosa “tolerance zero” che costò il posto all'uomo del maglione rosso, colui che sei mesi dopo il licenziamento accetterà la panchina dei Texas Tech Red Raiders.
Seguirono tempi durissimi per Brand, con tanto di cortei in tutti i campus, che videro protagonisti oltre 2000 studenti-tifosi incapaci di accettare quella decisione. Il “burn brand burn” era ricorrente sugli striscioni e sui muri dell'ateneo, ma bruciare uno come Myles Brand non sarebbe stato così semplice, ed a nulla servirono le numerose minacce di morte che gli vennero recapitate.
Sarà l'uomo adatto per la nuova era della Ncaa? Difficile dirlo ora, anche perchè un conto è applicare la “tolerance zero” ad un college, un conto è farlo in un sistema con centinaia di atenei iscritti sportivamente in ben 3 division.
Una svolta comunque si rende necessaria, e l'impressione comune è quella che Myles Brand abbia tutti i requisiti per portare la Ncaa verso quella reale dimensione accademica da tempo un po' troppo diversificata da ciò che dovrebbe essere.