Coach Roy Williams quest'anno ha un'ottima squadra per ritentare l'assalto al titolo NCAA…
Sono passati oramai quattro mesi dalla tremenda debacle contro Maryland, giusto il tempo di salutare Drew Gooden e regalarlo alla Nba, che lo ha accolto sul tappeto rosso con la quarta chiamata, la prima di Jerry West nell’era Grizzlies. Un segno del destino? Chissà .
Nel frattempo, sempre in questi quattro mesi, coach Roy Williams si è asciugato le lacrime copiosamente versate, ed sta cominciando a fare piani per l’anno prossimo, per vendicare la sconfitta alle Final Four e riproporsi quale favorita per la conquista per prestigioso trofeo collegiale.
Nella prima settimana di luglio, Williams ha tenuto il suo personale camp, il cui successo è naturalmente assicurato anche dalle varie celebrità che accorrono all’evento, per la tradizionale gara tra i Jayhawks attuali e gli ex-allievi.
Ok, tra i laureati non c’erano grandi fuoriclasse, un Paul Pierce tanto per intenderci, ma c’erano comunque professionisti, come Jacque Vaughn, giusto per intenderci. Sapete com’è finita? Han vinto di Jayhawks attuali (senza Gooden e Collison, infortunato), con un Kirk Hinrich autore di quasi quaranta punti personali.
Era la prima gara, sebbene non marchiata dei crismi dell’ufficialità , per il jolly con la maglia numero 10, da tutti considerato come l’erede di Kevin Pritchard, playmaker della formazione campione nell’88.
Hinrich voleva dare un segnale importante dopo una gara pessima, quella contro Maryland, in cui era oltretutto limitato da una distorsione alla caviglia. Ci è riuscito, guadagnandosi in molti modi il rispetto dei compagni più giovani, il cui riferimento spontaneo va alla favolosa terna di freshmen Miles-Langford-Simien.
Trentelli amatoriali a parte, questo rispetto è formalmente dovuto ad un detto propriamente americano: “Money talks!”, come lo stesso Miles ha definito la situazione di uno che si trova di fronte alla scelta di entrare nel draft, consegnandosi al dio dollaro: “Kirk e Nick (Collison, NdR), potevano entrare nel draft, erano certi di guadagnarsi un posto al primo giro, ma non l’hanno fatto, perché qui a Kansas si divertono moltissimo e l’anno prossimo, anche senza Drew e Jeff (Gooden e Boschee, NdR), ci proveremo ancora”.
I LUNGHI: con Collison, aspettando Simien.
Per dare un’idea del valore di questi giocatori, è bene citare come Nick Collison sia l’unico liceale convocato dalla selezione USA da cui uscirà il roster per i mondiali di Indianapolis, tanto che con qualche centimetro in più (è “solamente” 2.04, distribuiti) sarebbe un grandissimo centro anche in prospettiva NBA.
Il buco nel roster lasciato da Gooden verrà rimpiazzato da Jeff Graves, un prodotto JUCO da cui ci si aspettano una quindicina di minuti, quelli necessari per dare fiato allo stesso Collison e a Wayne Simien, il colosso di Leavenworth, ala grande dalla potenza devastante, in procinto di esplosione annunciata per quest’anno, quando migliorerà senz’altro le cifre dello scorso anno: 8 punti e 5 rimbalzi in 15 minuti. Se raddoppiate, queste cifre ci darebbero un giocatore da doppia doppia sul quale Williams fa affidamento senza dubitare.
Vedremo se anche senza Gooden, sapranno riproporre un gioco veloce sull’ala in contropiede, autentico marchio di fabbrica del gioco dei Jayhawks.
Alle loro spalle, il nulla, per cui attendiamoci una rotazione a tre come quest’anno, quella che ha incontrato difficoltà contro quella a quattro uomini di Maryland. Il poker di Gary Williams garantiva però una profondità che comunque sia non vediamo nel panorama Ncaa di quest’anno (gli stessi Terps hanno perso Chris Wilcox e Lonnie Baxter, NdR).
IL BACKCOURT: velocità allo stato puro.
Aaron Miles, il play di Portland che ha come suo idolo Damon Stoudamire (chissà come mai…), sarà sempre più il play titolare, liberando Hinrich dalla regia, dandogli la chance di giostrare il suo genio nel migliore dei modi in fase offensiva (e difensiva, dal momento che l’avversario più pericoloso sarà sempre suo).
A completare il terzetto vedremo Keith Langford, Freeze per gli amici, e per le retine che tende baciare a fil di sirena, dove più volte ha sfoggiato un autentico killer instinct Anche qui una rotazione corta, ma di livello assoluto, che davvero teme pochissimi rivali, soprattutto nel gioco veloce, nel fastbreak sincronizzato alla perfezione dalle menti Miles e Hinrich.
Williams dovrà capire quali dei suoi prodotti dalla panchina potrà impiegare al meglio, dal momento che quest’anno, nessun altro ha visto molto il campo. Probabilmente, darà spazio a Jeff Hawkins, in redshirt quest’anno.
Perdere il JUCO Devin Smith, un recruiting che sembrava ormai fatto che invece ha poi spedito la sua “letter of intents” a Virginia, potrebbe rivelarsi comunque un problema.
I PROBLEMI: le avversarie
Tra il dire e il fare, si sarà di mezzo il mare, o meglio, quel che separa Lawrence da Tucson, sede della University of Arizona, che crediamo davvero possa essere il colosso più duro da abbattere a marzo.
Lute Olson ha a disposizione due senior fantastici come Luke Walton e Jason Gardner, cui affianca un gruppo sophomore (situazione per certi versi simile a quella di Roy Williams), farcito di elementi come Salim Stoudamire, Isiah Fox e Channing Frye, che sommati ai due sovracitati restituiscono il quintetto base dell’anno scorso. A questi, e ai vari Anderson, Bynum, si aggiungerà un freshman di lusso come Hassan Adams, una delle migliori guardie reclutate quest’anno, l’unico che probabilmente entrerà subito in rotazione. I Wildcats sono più deboli sotto rispetto ai Jayhawks, ma hanno una panchina molto più lunga e ricca di alternative in attacco.
Altra avversaria molto ostica, tale da negarle anche quest’anno il titolo della Big 12, è senza dubbio Oklahoma, che ha sì perso Aaron McGhee, ma che ha aggiunto alla sua formidabile lotteria di guardie anche il quotatissimo Mc Donald’s DeAngelo Alexander. Un maestro della difesa come Kelvin Sampson saprà trarre il meglio da un gruppo capitanato ancora una volta da Ebi Ere, ala piccola molto fisica e con moltissimi punti nelle mani, ed Hollis Price, play con grandi doti di tiro.
Nella Big 12 sarà da tenere d’occhio anche Missiouri, che anche senza Rush e Gilbert, proporrà un team competitivo dato dall’ingresso di Okafor (non schierato quest’anno per problemi di regolamento Ncaa), che farà coppia sotto con Arthur Johnson. Fuori, impazzerà Rickey Paulding, potenziale All America: un funambolo che ha già fatto dimenticare ai fan dei Tigers proprio Kareem Rush.
Sempre restando nella Big 12, che come avrete potuto intuire si candida nuovamente a conference più interessante del panorama college basketball, c’è da tenere in grande considerazione anche Texas. I Longhorns hanno infatti il play collegiale più stupefacente d’America in T.J Ford (leader assoluto negli assist con oltre 8 di media quest’anno) ed un’ala in procinto di esplosione come Brad Buckman, freshman tra i più interessanti nel campionato che inizierà a novembre. Senza dilungarci eccessivamente sul dettaglio, è sin troppo facile aggiungere i nomi delle altre principali antagoniste: Duke, Pittsburgh, Florida, Oregon, Georgia, Alabama, Ucla, e chi più ne ha più ne metta.
IL FUTURO: la class 2003
Roy Williams, dopo la fumata grigia di quest’anno, sta lavorando per assicurarsi una grande dose di talento in prospettiva 2003/04, per dare ricambio a Collison e Hinrich, che usciranno come senior per tentare le loro fortune nella Nba. Non è nemmeno certo che rimangano, viste le prospettive, anche Miles o Simien, ma questo è un altro discorso, che non mancheremo a suo tempo di affrontare nei dettagli.
Per l’anno prossimo i nomi più ghiotti sono comunque quelli di Ndudi Edi (2.05, ala grande di grandissimo vigore atletico, forse il miglior lungo HS dopo Kedrick Perkins, destinato alla Nba), Leon Powe (2.00 ala molto multidimensionale), J.R. Giddens (1.96, guardia, forse il miglior prospetto dell’Oklahoma, per questo tentato anche da Cowboys e Sooners), Omar Wilkes (1.90, guardia specialista nel tiro, figlio tra l’altro di Jamaal, ex stella a UCLA e nella NBA), David Padgett (2.07, centro, maggior indiziato per la sostituzione di Collison, sempre che non vada ad Arizona o UNC, atenei nei quali ha già provato), Sean Banks (1.95, guardia, dato tra i top 20 in tutti i ranking d’America), Brian Butch (2.08, centro, anche lui un lock nelle top 20), o Keith Wooden (2.04, ala abbastanza misteriosa al momento).
SARA’ TITOLO?
Fare previsioni assolute, è naturalmente impossibile. Kansas ha le sue solide chance, se le giocherà sino in fondo, poi come sempre sarà il parquet a dire se meriterà il titolo. Quel che è certo, e su cui tutti i tifosi dell’ateneo di Lawrence possono andare fieri, è che Roy Williams e i suoi assistenti stanno portando avanti un progetto ambizioso, atto a rinnovare costantemente il roster con giocatori di livello assoluto, da donare alla Nba, grazie ad un allenamento sui fondamentali che non tutti gli staff tecnici d’America sono in grado di dare, anche se per certi versi possono sembrare migliori in sede di recruiting. Kansas resterà un programma cestistico serio, in cui chi entra tradizionalmente rimane almeno tre anni, in una scuola che è poi assolutamente all’altezza della suo blasone storico, proprio laddove insegnava il professor Naismith, il padre di questo sport.