Poca fortuna per le mazze dei Marlins in Gara 2…
Con la serie in parità , tutto pronto al Pro Player Stadium di Miami, per accogliere le gare 3, 4 e 5 tra i New York Yankees e Florida Marlins. Tutto pronto dicevamo, certo, ma qualche problema di carattere organizzativo deve pur esserci stato viste le proteste dei numerosi tifosi della squadra di casa, rimasti senza biglietti nonostante le lunghe ore di attesa.
Con i biglietti volatilizzatisi attraverso la corsia preferenziale della vendita online, o fagocitati da punti vendita specializzati nonché dagli immancabili bagarini, il maggior disagio è stato avvertito dai tifosi comuni, quelli che soprattutto negli ultimi mesi, sono tornati a seguire quel baseball dal quale si erano allontanati paradossalmente proprio dopo il titolo del 1997, quando in pochi mesi, la squadra venne smantellata, finendo in una specie di limbo dal quale solo l’arrivo a stagione in corso di Jack McKeon, sembra averla salvata.
Proprio il rinnovato entusiasmo nei sostenitori dei Marlins, sembra aver rasserenato il Commissioner Bud Selig, secondo molti, non proprio al settimo cielo per la presenza dei “piccoli” Marlins nella serie finale. “Sono stati eccezionali, sono molto ammirato…” dichiarava il Commissioner alla stampa, aggiungendo: “se mi chiedete se sono dispiaciuto della loro presenza alle World Series vi rispondo sicuramente di no…credo che sia fantastico…”.
“Il grande calore dei tifosi – concludeva Selig – farà senza dubbio felici la dirigenza e la proprietà , aiutandoli nella costruzione di quel nuovo stadio di cui la città ha sicuramente bisogno…hanno qualche problema economico, ma è una cosa comune a molte squadre…non sono molto preoccupato di questo…”.
Sarà , ma se la franchigia di Miami ha rischiato nella sua pur breve storia di venir cancellata, qualche preoccupazione in qualcuno deve pur aver albergato.
Chi di preoccupazioni a riguardo non ne ha mai avute, è senza dubbio David Wells, magnifico esemplare di lanciatore quarantenne e lingua lunga da antologia il quale non si faceva mancare di dedicare alla squadra della Florida ed ai suoi tifosi, alcune parole di affetto in quella autobiografia di cui si era parlato sinora, solamente per la pesante multa che gli aveva causato da parte degli Yankees ad inizio stagione.
Secondo Wells, infatti, “…i Marlins non hanno diritto di esistere; piove ogni giorno…e la popolazione locale è fatta da pensionati…” mentre a completare il proprio concetto aggiungeva “dimenticatevi di Minnesota e Montreal, se c’è una franchigia che va eliminata è Florida…”.
Ma se come dice il proverbio, “dagli amici mi guardi iddio che dai nemici mi guardo io…”, alle migliaia di tifosi rimasti senza biglietto e furenti con l’organizzazione, era pronto a rispondere il vice presidente della franchigia P.J. Loyello, il quale, sottolineando che i Marlins mettono a disposizione 35.000 biglietti per ogni partita (più di qualunque altra franchigia nelle majors), ci teneva a ricordare agli inviperiti sostenitori che un modo per ottenere gli ambiti tagliandi per le World Series c’è sempre stato: “bastava abbonarsi per tutta la stagione per essere sicuri…”.
Tuttavia, il ritorno dei Marlins in città , dopo una lunga trasferta cominciata da gara 6 delle Championship Series contro i Cubs, non può che fare felici i giocatori e tra questi, uno degli uomini del momento del lineup a disposizione di McKeon, quel Juan Pierre, mattatore in gara 1 e limitato dalla grande prestazione di Petitte in gara 2.
“E’ passata solo una settimana da quando siamo partiti per Chicago ma mi è sembrato molto più tempo” dichiarava il velocissimo outfielder provato come molti suoi compagni, dalle temperature rigide trovate a Chicago e New York: “sarà bello tornare a dormire nel proprio letto e trovare finalmente una temperatura godibile…”.
Non sembra però che le basse temperature di gara 1 lo abbiano particolarmente frenato, permettendogli di aprire la partita con un bunt quasi irridente ai danni di Wells per conquistare la prima base. Dopo che il battitore successivo Castillo, trovava un fortunoso contatto per un singolo, Pierre volava direttamente in terza base, per quello che era, come da previsione, il tema portante della serie: la velocità sulle basi dei Marlins e il loro cosiddetto Small Ball, contro il fortissimo pitching staff degli Yankees ed il loro attacco basato su grandi battitori in grado in qualsiasi momento di dare il via ad un big inning.
Proprio il bunt in apertura di Pierre (replicato, anche se non nei primi innings, in gara 2) dimostrava la grande attenzione rivolta alla strategia in questa fase della stagione. Dietro la scelta della palla smorzata infatti, risiedeva la consapevolezza di una differenza importante tra le due leghe: nella American League infatti, anche a detta dell’autore del suddetto bunt, le squadre non sono abituate a questo tipo di gioco, così come non sono avvezze ad un baseball fatto di volate di sacrificio e di giocatori fatti avanzare in base, in quanto si preferisce (non senza lodevoli eccezioni) aspettare la palla buona per l’home run o il big play.
Ecco allora in questo contesto, acquistare sempre maggiore importanza i lanciatori, come la grande prestazione di Petitte in gara 2 ha dimostrato. Concedendo sei sole valide e permettendo agli avversari di giungere solo una volta sul cuscino di seconda (limitando il temibile duo Pierre e Castillo), Petitte ha tagliato i rifornimenti a una squadra che fa dell’aggressività e della velocità tra le basi, la propria caratteristica principale.
Tutto questo non sfugge di certo a McKeon, il quale, proprio nel clima di tensione, giustificabile data l’importanza della posta in palio, ha mostrato una singolare capacità di mantenersi sereno e rilassato. Noto per la sua verve di fronte ai microfoni e per la sua disponibilità nel concedere interviste, McKeon ha deliziato in questi giorni i numerosi giornalisti al quale è solito ripetere: “in fondo siete qui per fare il vostro lavoro…cerco di darvi una mano…”.
Singolare il siparietto subito dopo la vittoria sui Cubs, quando in conferenza stampa, si interrompeva al suono di un cellulare, risultato poi il proprio… poche parole solo per segnalare all’interlocutore come non fosse esattamente il momento giusto: la curiosità dei giornalisti rimaneva delusa una volta svelato che all’altro capo del apparecchio se ne stava una delle nipotine dell’anziano manager.
Un tenero aspetto per un vecchio combattente, ma forse, gli autori del Tonight Show, popolarissimo programma televisivo statunitense, interpretavano meglio le speranze di chi assisteva al fatto, montando ad arte una clip, in cui risultava che a telefonare a McKeon, era stata in realtà “l’attrice” Anna Nicole Smith. Per la salvaguardia delle coronarie del vecchio Jack e onde evitare travasi di bile da parte del 90% della popolazione maschile del pianeta, non possiamo non ritenerci soddisfatti di come le cose siano andate realmente.
Il manager dei Marlins però, non sembrava limitarsi a parlare soltanto davanti a telecamere e taccuini e proprio nella hall dell’albergo che li ospitava a New York, si imbatteva in un tifoso dei Cubs, con tanto di giubbotto e cappellino: questi gli confidava di tifare nei suoi Marlins e di essere un ammiratore del settantaduenne esordiente alle World Series, il quale non si sottraeva certo da scambiare qualche parere con il suo interlocutore.
Una volta toccato “l’argomento gara 6”, con tanto di riferimento all’incauto tifoso e alla maledizione che grava sui poveri Cubs, McKeon si vedeva però costretto a intervenire: “ma quale maledizione…vi abbiamo battuto…conta solo questo…”.
Conta solo questo in effetti e proprio nel pragmatismo del proprio condottiero, i Marlins sperano di trovare la forza per chiudere la serie sul diamante di casa. Di casa ma non troppo, visto il gran sostegno di cui i Bronx Bombers godono tra gli ex newyorkers trasferitisi al sole della Florida oltre che nella nutrita comunità di origine cubana. L’ambiente però è annunciato elettrico e la sfida di gara 3 tra il veterano Mussina e l’astro nascente Beckett, potrebbe rappresentare la chiave di volta nella corsa all’anello.
I Marlins sono pronti e finalmente a casa con un ballpark più adatto alle proprie caratteristiche e cullati da un clima ideale per giocare a baseball, proveranno a riportarsi in vantaggio per dimostrare, se ce ne fosse ancora bisogno, di non sentirsi affatto intimiditi, di fronte alla corazzata agli ordini di Joe Torre. Le World Series sono appena cominciate. Ci sarà da divertirsi.