Diciamo la verità , questa serie incuriosisce parecchio.
In primo luogo ci sono molte domande, a volte inespresse, a volte espresse fin troppo, su entrambe le squadre, domande che probabilmente avranno risposte.
In secondo luogo fra le due franchigie è sorta una rivalità , non capiamo bene come e perchè, ma è nata e da qualche anno si fa sentire.
In terzo luogo non è facilissimo vedere una finale di conference fra due squadre che prediligono la fase offensiva a quella difensiva (vero, lo scorso anno la finale della western conference è stata fra gli stessi Lakers ed i Nuggets, ma resta un evento non frequentissimo), se uniamo questo al fatto che una delle due squadre predilige ritmi controllati e circolazione attenta, l'altra ritmi indiavolati ed assist rischiosi ma spettacolari ecco che lo spettacolo è ben più di una promessa.
Le prime domande riguardo alle quali abbiamo iniziato ad avere risposte riguardano i Lakers.
Kobe Bryant, in primo luogo, è reduce da una serie di acciacchi, piccoli e grandi, ha giocato una serie male, quella contro i Thunder, ed una bene, quella contro i Jazz, ma contro una avversaria che non aveva nessun giocatore con caratteristiche adatte a contenerlo.
A Phoenix Jason Richardson ha il fisico giusto, anche se non sempre l'attenzione e la concentrazione necessarie, Jared Dudley è un ottimo difensore e Grant Hill potrebbe scrivere un libro di testo su come si limitano le star avversarie.
Eppure Kobe quasi non si è accorto delle marcature.
Se Gasol ha sempre giocato molto bene, Odom non ha mai convinto del tutto ed Artest ha convinto solo da un lato del campo. Coach Dan Peterson continua a ripetere che questi Lakers “timbrano il cartellino”, cioè fanno il minimo indispensabile senza strafare, hanno fatto nelle prime due serie quel che serviva per vincere e nulla più, migliorando l'avversaria sarebbero migliorati pure loro, e questa era la controprova.
Infine i giocatori più importanti della panchina, Bynum e Walton, reduci da infortuni, non riuscivano a trovare la forma migliore, e senza di loro la panca dei Lakers è davvero corta. Ecco, è rimasta sospesa quest'ultima domanda, a tutte le altre la risposta è stata oltremodo positiva. Alla palla a due abbiamo visto subito dei Lakers grintosi, capaci di prendere il largo, decidendo loro il ritmo ed i tempi di gioco, pronti a colpire i punti deboli avversari.
Nonostante il ritorno di Robin Lopez (buona la sua prova), i Lakers hanno attaccato il canestro con successo, sfruttando la stazza di Gasol, Bynum e, soprattutto, Lamar Odom, prendendo subito un buon vantaggio, chiudendo il primo quarto con 9 punti di vantaggio.
Di sicuro non era una sentenza anticipata, in quanto i Suns anche contro gli Spurs, annientati per 4 a 0, spesso hanno faticato all'inizio della partita, per poi recuperare già dal secondo quarto, quando sono riusciti lentamente ad imporre il proprio ritmo.
Ebbene, i Suns ci hanno provato, a dire il vero, ma il loro tentativo di rimonta, se così vogliamo chiamarlo, ha fruttato la miseria di due punti recuperati, grazie a due liberi di Grant Hill a fil di sirena. Poco, ma un messaggio chiaro: i Suns erano in partita e non avevano alcuna intenzione di arrendersi prima del tempo.
Ed oltretutto il fatturato della lunghissima panchina a disposizione di Alvin Gentry sembrava decisamente superiore a quello dei giocatori a disposizione di Phil Jackson.
All'inizio della seconda metà di gioco in teoria ci si sarebbe potuti aspettare una partita equilibrata, ma Kobe Bryant e Pau Gasol hanno deciso che così non doveva essere.
Un'infinità di giochi a due, la maggioranza applicando bene la triangolo (il sistema offensivo dei Lakers), altri frutto di invenzioni estemporanee, Bryant e Gasol hanno mostrato un'intesa perfetta ed hanno scavato un solco contro degli avversari che tutto erano meno che arrendevoli. Grant Hill e Robin Lopez hanno un tabellino scarno, apparentemente deludente, eppure si sono spremuti in modo quasi commovente in difesa, Nash ha diretto il gioco da par suo, servendo alcuni assist spettacolari, Stoudemire e Richardson sono stati ottimi terminali offensivi, eppure il divario progressivamente si è allargato, fino ai 14 punti di fine quarto.
Dimostrazione di forza dei Lakers, pare incredibile dirlo, commentando un quarto in cui hanno tirato a canestro quasi solamente Bryant e Gasol, ma questa dimostrazione è stata basata soprattutto sulla circolazione di palla.
Un chiaro esempio è stato il bellissimo canestro che ha portato i Lakers sul punteggio di 86 a 72. Kobe Bryant ha ricevuto palla vicino alla riga di fondo, sulla destra, marcato da Jared Dudley. Il Mamba ha iniziato la solita serie di finte spostando la palla in ogni direzione e già sembrava destinato a schiantarsi contro una difesa in quel momento ben schierata, invece guardando fisso il canestro ha scaricato su un Derek Fisher che aveva un minimo di spazio per un tiro da tre.
Fisher invece ha immediatamente ridato palla dentro a Pau Gasol, che aveva la possibilità di girarsi e trovare un buon tiro, cosa che abbiamo pensato tutti facesse tranne Kobe, che immediatamente è scattato verso il canestro.
Gasol ha iniziato un movimento verso il centro dell'area pitturata, quasi volesse provare uno sky hook, ma ha lasciato immediatamente la palla consegnandola sulla riga di fondo ad un Kobe Bryant liberissimo. Da manuale dell'applicazione della triple post offence.
I Suns ancora non si sono arresi, ancora hanno provato a reagire, ma sono mancate quelle armi che sono risultate decisive contro gli Spurs, principalmente il tiro da 3 punti. Impensabile che una squadra che può schierare Nash, Frye e, se vogliamo, Dudley chiuda con il 22% da 3 punti. Il solo Richardson ha tenuto una percentuale buona, ma con soli 3 canestri assolutamente non sufficienti.
Così, oltre al fatto che recuperare senza canestri da 3 non è semplice, la difesa dei Lakers ha potuto chiudere bene l'area. Se aggiungiamo che anche la transizione è stata limitata da un certo predominio gialloviola a rimbalzo (8 rimbalzi in più, ma 12 rimbalzi offensivi e nessun pallone lasciato incontestato ai lunghi dei Suns) ecco che le principali armi della squadra di coach Gentry risultavano spuntate.
Ancora nell'ultimo quarto in un paio di minuti di gioco i Lakers sono arrivati a 19 punti di vantaggio e di fatto li la partita si è davvero conclusa, con i punti finali portati da M'Benga, Brown e Walton, per il punteggio di 128 a 107.
Lakers in pieno controllo in questa prima partita, una dimostrazione di forza notevole, citare i numeri dei singoli pare quasi ingeneroso. 40 punti di Kobe Bryant, con soli 23 tiri dal campo, ricordiamo, e tanti liberi conquistati, 21 e 19 punti di Gasol ed Odom, che hanno avuto moltissimi palloni da giocare, conditi da una vera prova da regista dello spagnolo e da 19 rimbalzi di Lamarvelous, tanto spazio anche per Artest, che lo ha sfruttato meno ma si è fatto sentire in fase difensiva. come ha ammesso anche Alvin Gentry: “Hanno giocato forse la migliore partita di play off di questa stagione, e Kobe ha sempre avuto tutto sotto controllo. Noi abbiamo provato a limitarlo, ma quando il suo tiro in sospensione funziona come stasera c'è poco che puoi fare.”
“Bisogna essere molto aggressivi ai play off” ha aggiunto Kobe. “Se questi giorni di riposo potevano rovinarmi la forma? Non vedo come, lavoro tantissimo durante la stagione, lavoro tantissimo fuori della stagione, non vedo come qualche giorno di riposo possa fermarmi”.
In effetti…
Le preoccupazioni sullo stato del ginocchio di Kobe sono state subito fugate, il Mamba ha dimostrato una ottima condizione fisica attaccando spesso il canestro e mettendo in difficoltà la difesa avversaria, un gioco che non avrebbe potuto fare se davvero limitato dai guai fisici.
“Sapevo che Kobe avrebbe giocato bene in attacco stasera, si è caricato la squadra sulle spalle. Per tutta la settimana è stato ottimista e si è allenato nel modo giusto” ha chiosato Phil Jackson.
Ed ora? Prima partita dominata dai Lakers, serie finita?
Direi che è presto per dirlo. Certo, sarà così se i Suns insisteranno su questa linea come hanno fatto i Jazz nel secondo turno, ma i Suns hanno la possibilità di cambiare qualcosa, possibilità che i Jazz non avevano.
In primo luogo dovranno sfruttare la loro panchina lunga, sia in attacco che in difesa, facendo sudare di più gli uomini chiave dei Lakers. Infatti abbiamo visto un Bynum ancora timido e fuori condizione, Walton addirittura in campo per soli tre minuti, Farmar e Brown tutto sommato positivi, ma la differenza fra loro, Fisher e, soprattutto, Kobe, è piuttosto netta.
Fra i lunghi le rotazioni sono ancora più difficili, in quanto come esce uno fra Odom e Gasol si sente il contraccolpo. Qui Gentry può lavorare molto, sperando di trovarsi di fronte nei minuti decisivi Bynum e che questi non riesca a trovare in fretta la forma migliore. Altro aspetto dove Gentry deve lavorare è il tiro da 3.
I Lakers non sono una squadra che pressa bene sugli esterni, come i Celtics o i Cavaliers, Phil Jackson cerca sempre di affollare l'area ed impedire le penetrazioni, i raddoppi arrivano solo nei pressi del canestro, la sua difesa si muove per impedire tiri troppo semplici, ma così facendo diventa difficile difendere molto bene i tiri dalla lunga distanza.
Gente come Frye, Richardson e, soprattutto, Nash, possono dar molto fastidio agli avversari, aprire il campo e permettere ai propri lunghi di ricevere palla e subire qualche fallo, magari proprio dagli spauracchi Odom e Gasol, che in questa prima partita ne hanno commessi solamente 3 e 2.
Nash dovrà effettuare un salto di qualità in questo, lui è stato ottimo come al solito nel condurre il gioco e far girare la palla, ora dovrà effettuare un ulteriore passo avanti realizzando qualche punto in più.
Cose facili da fare? Assolutamente no, facile individuare il difetto, difficile apporvi rimedio, ma Gentry quest'anno spesso ha sorpreso positivamente, dimostrando di essere un buon allenatore, queste serie sono l'esame da superare per entrare nel club ristretto degli allenatori davvero bravi, che possono pensare di vincere qualcosa.
A livello difensivo i Suns dovranno giocare meglio, ma qui c'è qualche dubbio che riescano, sono sembrati molto vicini al massimo delle loro possibilità . L'impressione è che debbano sperare soprattutto che le giornate del Lakers non siano tutte buone come questa.