Gerald Wallace indica la strada, i Bobcats lo seguono…
Sylacauga, Alabama è famosa negli states per due motivi.
Il primo è il meteorite di 4 kg che nel lontano 1954 sfondò il tetto della signora Elizabeth Hodges, rimbalzando sulla radio e colpendo la malcapitata, fortunatamente senza conseguenza gravi.
Il secondo motivo si chiama Gerald Jermaine Wallace, ala piccola classe 1982.
Il ragazzo dell'Alabama è entrato nella lega pro USA nel 2001, scelto con la 25° chiamata dai Sacramento Kings. Nonostante gli sprazzi di atletismo, culminati in una chiamata alla gara delle schiacciate all'All Star Game del 2002, Gerald non trovò mai spazio in quei Kings.
Erano tempi diversi in California, e la squadra dei fratelli Maloof e di Rick Adelman lottava alla pari con i Lakers per il primato nella lega. Troppo era il talento in squadra perché un rookie come Wallace potesse giocare con continuità .
La vera Chance arrivò nel 2004 grazie alla neonata franchigia dei Bobcats.
Charlotte, città da sempre amante del basket in uno stato che respira pallacanestro come il North Carolina, persi gli Hornets ritornava nel posto che le competeva con una nuova squadra, i Bobcats appunto. L'expansion draft che ne conseguì e la firma di Gerald Wallace sono il punto di partenza della storia.
L'ala dell'Alabama trovò fin da subito un ambiente favorevole, senza le pressioni di Sacramento, e soprattutto ebbe la possibilità di giocare titolare fin da subito, triplicando i suoi minuti in campo.
Pronti via ed ecco servita una stagione da 11 punti, 5,5 rimbalzi e quasi due palloni rubati di media a partita. Il vero steal della neonata franchigia fu proprio Wallace, ancor più della seconda scelta di quell'anno Emeka Okafor.
Ed a Charlotte se ne accorsero ben presto; nella seconda stagione in North Carolina aumentarono punti (15,2), rimbalzi (7,5), stoppate (2,1) e steals (2,5). I punti continuarono a salire anche nella terza (18,1) e nella quarta stagione (19,4) coi Bobcats.
Lo scorso anno la svolta, con l'approdo in panchina di Larry Brown, coach umorale e dotato come pochi, chiamato alla corte di Micheal Jordan per far fare il salto di qualità ad un team giovane ma mai esploso.
La difesa di coach Brown è un marchio di fabbrica che Wallace ha subito compreso. Nonostante qualche piccola incomprensione, il rapporto con Brown ha definitivamente fatto esplodere Wallace consacrandolo come uno dei giocatori più polivalenti del panorama NBA.
Sul campo Crash sa fare praticamente tutto, difende indistintamente su guardie ed ali avversarie, cattura rimbalzi, tuba palloni ed ha una naturale propensione alla stoppata. In difesa è inserito in uno dei migliori contesti della lega, e la sua presenza è la classica ciliegina sulla torta che permette ai Bobcats di avere la miglior difesa dell'NBA al momento.
Nonostante gli apprezzamenti però Wallace non è il classico go to guy NBA.
Eccelle in vari aspetti del gioco, è uno dei giocatori più completi della lega, ma non è tipo da oltre 20 punti di media. La mancanza di un giocatore di questo tipo ai Bobcats ha portato non poche critiche a Wallace, al quale si è chiesto di calarsi in un ruolo che non era proprio il suo.
Gerald è un giocatore solido, terribilmente atletico e forse uno dei più sottovalutati della lega, ma non è una primo violino. Nel tentativo di migliorare i Bobcats avevano tentato in passato la carta Jason Richardson, salvo poi cederlo a Phoenix per Diaw e Bell.
Fallito l'esperimento i Bobcats hanno deciso di fare quadrato intorno alla vecchia guardia, di cui Wallace era indubbiamente il leader. Tuttavia il suo apporto fine a se stesso non ha reso possibile l'upgrade di Charlotte.
La soluzione si è cercata con una trade, conclusasi con l'arrivo di Stephen Jackson, giocatore, e carattere, diametralmente opposto a Wallace. Pian piano i pezzi del mosaico si sono incastrati, e la presenza di Jackson ha migliorato ulteriormente il gioco di Wallace.
La ciliegina sulla torta è stata la meritatissima chiamata all'All Star Game, dove Gforce ha gareggiato (senza brillare troppo) nella gara delle schiacciate, ma soprattutto ha giocato nella partita che conta, tra le stelle NBA. Nulla di speciale, 2 punti da raccontare ai nipotini, ad ogni modo un traguardo merito della sua costanza e desiderio di migliorare.
Personalmente credo che la presenza di un giocatore come Jackson tolga molte pressioni a Wallace e gli consenta di giocare con più tranquillità . Gerald è a mio modo di vedere le cose un secondo violino, un giocatore che rende al meglio se non gli viene chiesto di avere troppo al palla tra le mani o di mettere i clutch shots.
I puristi del gioco mi perdonino ma in lui vedo uno Scottie Pippen molto più atletico, ed ovviamente senza Micheal Jordan. Utilizzato come seconda opzione offensiva, e con il suo apporto difensivo, Wallace fa la differenza, ed è uno dei motivi della sorprendente stagione di Charlotte (12 W – 4 L a gennaio!!).
Sarà l'aria del sud degli states ma il ragazzo a gennaio viaggia a 21 di media con un massimo di 38 (contro i Kings guarda caso), ed alternandosi di volta in volta a Jackson (23.8 di media a gennaio) come miglior marcatore della squadra.
Gerald Wallace è ad oggi un giocatore completo, versatile (forse il più versatile della lega) che sta entrando nel pieno della sua maturità agonistica, non più fatta solo di schiacciate e gioco fisico, ma anche di una tecnica migliorata e di un affiatamento con il gioco di coach Brown che gli ha fatto fare un bel salto di qualità .
Potrebbe migliorare ulteriormente se lavorasse sul tiro da fuori, non sempre preciso, tuttavia in questa stagione ha aumentato la sua produzione in post (punti e soprattutto rimbalzi), complici la partenza di Okafor e gli infortuni di Chandler.
A 28 anni e con 8 stagioni Gerald Wallace è oramai un veterano che farebbe comodo a molti top team. Al di la delle statistiche personali sarà determinante per la corsa ai play off dei Bobcats.