Tempi cupi in casa Bulls

Lo scontro tra Noah e LeBron è continuato anche fuori dal campo di gioco…

Si dice che quando i tori vedono rosso, vengano come assaliti da un furor divino e si imbestialiscano, attaccando a testa bassa tutto ciò che gli si para davanti. A fare la parte della vittima designata in questo inizio di stagione NBA, ironia del caso sembrano proprio i Tori di Chicago, probabilmente a causa delle loro divise rosse-bianche-nere, contro le quali si avventano tutte le altre 29 squadre della Lega, non lasciando scampo a nessuno dei giocatori in campo.

Il record nelle ultime 10 partite recita uno sconfortante 1 W - 9 L nel momento in cui scrivo, collezionato con alcune squadre di alto lignaggio (Lakers, Denver, Cleveland), ma con altre molto più alla portata degli uomini di Vinny Del Negro ( Raptors, Nets, Bucks). In questo momento sono undicesimi nella Eastern Conference, hanno lo stesso numero di W dei Knicks (7), avendo giocato due sole partite in meno. Se non si è ancora schiacciato il "bottone del Panico" a Chicago, manca veramente poco perché ciò avvenga.

Ancor più preoccupante del record in sé, è l'atteggiamento della squadra: pur essendo formata da un ottimo mix di giovani talenti e veterani utili alla causa, sembra che nessuno all'interno del roster abbia la forza morale, la grinta necessaria per trainare i compagni verso quello step up che ci si aspettava ad inizio stagione nei confronti di coloro che aveva portato a Gara -7 gli ex-campioni NBA dei Boston Celtics.

Il leader carismatico o quantomeno il trascinatore, vista la dose di talento che si porta dietro, dovrebbe essere la prima scelta assoluta dello scorso draft, Derrick Rose, autore di una stagione da favola l'anno passato, con medie da 16,8 ppg, 6,3 apg e 3,9 rpg, innalzando ancora di più il suo livello di gioco durante i Play-Off con un fatturato per serata di più di 19 punti, 6,4 assist e 6,3 rimbalzi nelle 7 partite disputate. In questa annata le sue cifre sono tutte in lieve ribasso e ciò è totalmente inammissibile per l'uomo a cui sono state affidate le chiavi dello spogliatoio.

Vero è che lo stile di gioco strutturato dal Del Negro, sempre che strutturato sia il termine più appropriato, non esalta le doti atletiche dell'ex Memphis, ma dopo un anno di gavetta nella Lega, passato ad apprendere lo scarno play-book del suo capo allenatore ed a capire come affrontare una difesa schierata, ci si attendeva un salto di qualità  ben più evidente, per non dire una vera e propria consacrazione.

Inoltre nessuno degli uomini sulle cui spalle è stato distribuito l'attacco sta rispondendo presente con prestazioni convincenti: Kirk Hinrich è reduce da un pesante infortunio alla mano destra che non gli ha permesso di giocare le ultime 6 gare di regular season. Il rientro contro gli Hawks è stato a dir poco disastroso ed il suo apporto di punti fino ad ora decisamente inferiore a quello che ci si attendeva (8,3 ppg) dopo la dipartita di un realizzatore puro come Ben Gordon.

John Salmons, che nelle ultime 26 partite della scorsa stagione aveva tenuto una media di ben 18 ppg, nonostante non fosse l'opzione offensiva principale, è crollato drasticamente in tutte le medie statistiche, collezionando la pochezza di 14,4 ppg, 2,2 apg e 3,4 rpg (rispetto ai 4,3 della scorsa stagione).

Unica nota positiva di questo primo scorcio di stagione sembra essere il rientrante Luol Deng, motivato sia perché è stato assente tutta la seconda metà  della scorsa stagione sia perché deve onorare un contratto molto (sin troppo) oneroso, firmato due stagioni or sono. In questo momento è il top scorer della squadra, con 17,3 punti segnati di media ed un massimo in carriera di 8,1 rimbalzi catturati per notte, dovuto al fatto che spesso viene schierato come numero 4 tattico.

Il reparto lunghi è un cantiere in piena costruzione: l'unico certo del proprio posto di titolare è l'ex Florida Joakim Noah, erede di Rodman sia per quanto riguarda la grande propensione a rimbalzo e la capacità  di passaggio dal post, che per quanto riguarda la completa assenza di un movimento offensivo che si possa definire tale, nonostante i notevoli sforzi perorati alla causa. Il suo rilascio è decisamente inguardabile, inoltre molto deve migliorare per quanto riguarda l'ambito caratteriale ed il controllo delle sue emozioni (Rodman chi?).

Nota a tutti la scorribanda occorsa nelle ultime settimane con The King, Sua Maestà  Lebron James, colpevole secondo il Noah di aver deriso la sua squadra con balletti a bordo campo e vari ammiccamenti al pubblico. Dopo aver insultato apertamente James durante l'esecuzione dei tiri liberi (http://www.youtube.com/watch?v=kroxmCZUgQ4), nel susseguirsi della partita Joakim scaglia la palla contro un fotografo con rabbia, meritandosi così il secondo tecnico e l'espulsione immediata.

Interessanti le parole del suo allenatore a fine gara, che dice di non aver visto la danza di Lebron, ma di essere in completo accordo con il comportamento del suo giocatore:

"I thought it was good,” Del Negro said. “I think it was the right thing. Everyone was feeling the same way. But we have to play better and not put ourselves in that situation."

Il resto del settore lunghi è formato dal giovane Taj Gibson, ala ex USC che si sta ritagliando un discreto spazio, entrato di forza in quintetto base. Ha costanza di rendimento, è probabilmente il miglior difensore in post dei Bulls ed in attacco mostra un buon tiro dalla media, che infila con grande affidabilità .

L'altro rookie è l'ex Wake Forrest James Johnson, che aveva mostrato cose egregie in pre-season ma il cui minutaggio è andato via via diminuendo nel corso della stagione. Nelle ultime apparizioni sembra però essere rientrato nelle grazie del Vinny, che in numerose interviste ha fatto intendere che cavalcherà  questa tendenza.

Capitolo a parte per il separato in casa Tyrus Thomas: probabilmente la vera disgrazia di questo giocatore è stata la scelta così alta al draft. Venne infatti selezionato dai Portland Trail Blazers che lo scambiarono immediatamente con LaMarcus Aldrige. Sulle sue doti atletiche non c'è nulla da eccepire, ma dopo 4 anni si è capito che non può essere il leader offensivo di un reparto lunghi già  di per sé poco produttivo.

Si rincorrono ormai da giorni voci riguardanti una sua possibile trade con Al Harrington dei Knicks, che porterebbe quella dose massiccia di punti necessaria ad una squadra come Chicago. Di certo non è questa la soluzione ai problemi offensivi della franchigia dell'Illinois, ma sono entrambi in scadenza di contratto, quindi il salary cap non andrebbe intaccato, ed in questo momento il buon Tyrus è infortunato, così da rendere tale ipotesi meno peregrina.

Se si vuole convincere qualche big a vestire la maglia dei Tori il prossimo anno, bisogna mostrare la bontà  del progetto da cui si intende ripartire, non lasciando che i numerosi giovani in roster siano abbandonati ad alterne fortune ma conquistando già  in questa stagione un posto tra le prime 8 della Eastern Conference e creando appeal nella piazza che ha la seconda maggior affluenza di spettatori di tutta la NBA.

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