Una squadra di lavoratori

Luis Scola contro Joel Przybilla nella recente sfida contro Portland

I risultati

Houston @ Atlanta 103-105 (Landry 18, Scola 10 reb)
Houston vs Sacramento 113-106 (Scola 22, 12 reb)
Houston vs Dallas 99-130 (Landry 24)
Houston vs San Antonio 84-92 (Scola 18, 12 reb)
Houston @ Oklahoma City 100-91 (Brooks 21, Landry 21, 10 reb)
Houston @ L.A. Clippers 102-85 (Brooks 22, 5 ast)
Houston @ Golden State 111-109 (Brooks 25, 7 ast)
Houston @ Portland 89-90 (Landry 23, 9 reb)
Houston vs Cleveland 95-85 (Brooks 27, 6 ast)

Record: 12-9
Classifica: secondo posto della Southwest Division

Southwestern Slump

Il dato è molto significativo, ed è indicative della mancanza di progressi fatta in questi ultimi tempi: ad oggi il record combinato contro San Antonio e Dallas, ovvero le squadre che si dovrebbe superare per farne terminare la duplice egemonia nella Southwest, è 0-3. Allarmante.

Persino quando T-Mac e Yao erano all'apice della loro forma, la squadra aveva sofferto di questi problemi, non riuscendo mai a combattere con continuità  per provare a tenere testa alle due forze appartenenti alle terre dei cowboys, e contro i Mavericks è ancora fervido il ricordo di quella sonora batosta ottenuta nei playoffs di qualche anno fa, quando Houston era sopra per 2-0 nella serie, e perse gara 7 con un divario che è meglio non ricordare.

L'esito di quella serie è stato in parte vissuto di nuovo nella seconda partita stagionale tra le due squadre, che Dallas ha vinto con ben 31 punti di scarto, grazie alla mano caldissima di quasi ogni componente del roster, e ad un Jason Terry che sommando i due scontri sinora avvenuti ha sinora accumulato 51 punti sbagliando due soli tiri dal campo rimanendo perfetto da oltre l'arco.
Molte delle motivazioni della sconfitta sono pervenute da una prestazione difensiva non all'altezza, che ha permesso agli avversari di porre a referto cinque uomini in doppia cifra, tra i quali il medesimo Terry a quota 27 e Tim Thomas a chiudere con 23, ambedue in provenienza dalla panchina.

Offensivamente Houston si è bloccata nel momento stesso in cui i Mavs le hanno impedito di correre, rallentando i ritmi ed imponendo di difendere un attacco a metà  campo che non è di sicuro la specialità  di casa, bloccando i tentativi di penetrazione dei piccoli, ed impedendo di fatto tiri comodi per i lunghi fronte a canestro.
In aggiunta, per una squadra che vive sostanzialmente di tiro da tre, è stato impossibile sopravvivere in una sfida dove le percentuali da oltre l'arco sono scemate al 25%, che correlato alla mano caldissima di Dallas ha portato ben 68 punti al passivo nel solo primo tempo. Da salvare, solamente il 9/11 per 24 punti di Carl Landry, in 29 minuti di permanenza sul parquet.

Di diversa natura, invece, la sconfitta patita sempre in casa, stavolta contro San Antonio, maturata a causa di un terzo quarto davvero sciagurato, dove i Rockets non sono stati capaci di segnare in alcun modo per ben otto minuti consecutivi.
Il tentativo di rimonta del quarto periodo, per quanto apprezzabile, non è servito a ricucire uno strappo troppo largo per essere aggiustato, pur dovendo lodare l'impegno di Kyle Lowry, il cui ingresso nell'ultima frazione ha dato il via ad un parziale positivo, fatto di canestri in penetrazione con tiro libero aggiuntivo e di tante giocate che spostano, ma che non vanno a referto in via ufficiale, come quei preziosi sfondamenti nei quali sta diventando uno specialista in tutto e per tutto, arrivando addirittura a comandare la Nba intera con 18 falli offensivi causati agli avversari di turno.

Fondamentale la battaglia a rimbalzo, che ha visto gli Spurs ed i loro big men prevalere per 38-29, mentre vani sono risultati gli sforzi di Landry, Hayes e Scola, che hanno contribuito alla maggior parte dei 17 rimbalzi offensivi catturati di squadra (solo 8 quelli di San Antonio), seconde opportunità  mai convertite in canestri dagli uomini di Adelman.
La doppia doppia ottenuta da Trevor Ariza, 17 punti ed 11 rimbalzi, è stata conseguita con un 6/21 al tiro, non la prima occasione in cui l'ex Lakers tirava con quelle cattive percentuali, rispettando, da un certo punto di vista, le indicazioni di un coach che lo ha spesso esortato a prendersi maggiori responsabilità  in un attacco che ha bisogno soprattutto della sua precisione al tiro.

Road Trippin'

Concluso a quota 3-1 parte del secondo giro californiano della comitiva texana, che ha raccolto tre vittorie consecutive sui campi di Thunder, Clippers e Warriors prima di arrendersi all'ennesimo miracolo sulla sirena di Brandon Roy, che con Houston deve avercela, e parecchio.

La mini-trasferta è stata utile per comprendere un aspetto fondamentale riguardo le tendenze di squadra, che potrebbe aiutare ad identificare il probabile prosieguo del campionato, ipotizzandone anche l'esito.

Se è vero, difatti, che la squadra sta giocando in maniera superiore rispetto alle attese solamente grazie ad un'unità  ed una compattezza forse senza eguali nella Nba, è vero anche che i Rockets hanno ottenuto diversi successi contro franchigie dal record negativo, che, come sottolineava Scola tempo fa, aiutano il record a mantenersi in positivo ma che, come sottolineiamo noi, aiutano a capire che forse Houston riesce a fare la voce grossa quasi solamente con le piccole, stabilizzandosi quindi come outsider in fase di playoffs e mina vagante per chiunque, ma presumibilmente non in grado di fare tanta strada così com'era stata fatta un anno fa, proprio per la mancanza di alcune caratteristiche fondamentali che le grandi hanno, una su tutte l'abbondanza di centimetri in area.

Contro Oklahoma City la prestazione di Landry, 21 punti con 10 rimbalzi, è servita più del solito, dato che dopo appena qualche istante di gioco Etan Thomas aveva vilmente lacerato il viso di Luis Scola causandone l'uscita definitiva dal parquet, lasciando i Rockets senza il suo miglior rimbalzista.
Due le chiavi per la vittoria, la prima la serrata difesa contro Kevin Durant, che da fuoriclasse qual è ha terminato con ottime statistiche (25 punti, 6 assist, 9 rimbalzi) e con 10/19 al tiro, ma non è riuscito a prendere la qualità  di conclusioni che avrebbe desiderato, e che normalmente lo portano a sforare ben oltre i 30 punti; la seconda l'ottimo ratio di Aaron Brooks tra palloni persi e recuperati, un solo turnover a fronte di 4 assistenze e 5 palloni recuperati, in aggiunta a 21 punti con un perfetto 3/3 da oltre l'arco.

Brooks ha giocato da prolifico scorer anche nella gara successiva contro i Clippers, perdendo molti più possessi (6) ma segnando 22 punti con un eloquente 9/11 dal campo, ivi compreso un 3/4 da tre, in una partita che ha confermato la tendenza positiva dei Rockets in circostanze dove le percentuali di tiro si assestano sopra il 50%, evento in coincidenza del quale non è mai arrivata una sconfitta nella presente stagione.
A Los Angeles il contributo delle seconde linee è stato capitale in una serata dove Scola, rientrato con 7 punti di sutura dalla conoscenza di Thomas, e Landry hanno combinato per soli 18 punti, con il rookie Chase Budinger a fornire ancora una volta quei punti istantanei che ha dimostrato di poter mettere, concludendo con 19 e 3/4 da tre punti.

Altra vittoria, altra prestazione maiuscola di Brooks, che ha deciso la seconda sfida si stagione contro Golden State con due tiri liberi ad un secondo dalla fine, concludendo a quota 25 punti e 7 assist il suo terzetto di gare più che positive.
Contro i Warriors, la squadra ha sofferto di nuovo della sindrome offensiva che l'aveva colpita contro le rivali texane, andando sotto nel punteggio dopo aver comandato a lungo a causa della mancanza di una precisa organizzazione in fase d'attacco, con troppi tiri lasciati ad un destino casuale. Houston ha comunque recuperato uno svantaggio di 10 lunghezze iniziando la rimonta a 9 minuti dal termine, coronando l'impresa con i già  menzionati liberi di Brooks, frutto di ben 7 elementi in doppia cifra, tra i quali un sempre encomiabile Landry capace di 22 punti in 26 minuti.

Nella notte in cui Portland ha perso Oden per la seconda volta, infine, Brandon Roy, come già  detto in apertura di trafiletto, ha punito Houston ancora una volta, aggiungendo al jumper disperato a tempo scaduto del 2008 un layup fuori equilibrio a tre secondi dal termine, concludendo nel peggiore dei modi (per i Rockets) una gara equilibrata nel punteggio, ma giocata male sia da Ariza (3/12), che da Brooks (3/9), i quali hanno affrettato troppi tiri e mancato diverse conclusioni comode dalla distanza, a conferma che contro le squadre di un certo livello, c'è qualcosa che non va, come aveva già  confermato la sconfitta sul filo di lana contro gli Hawks, arrivata con un layup di Josh Smith derivato da un rimbalzo difensivo non preso dai Rockets.

Hi, LeBron!

Richard Justice, noto giornalista dello Houston Chronicle che segue i Rockets in ogni dove, ha avuto un'idea davvero carina"sapendo che LeBron James ed i Cleveland Cavs avrebbero fatto visita al Toyota Center l'indomani, ha scritto una sorta di lettera al campionissimo da Akron, elencandogli tutti i validi motivi per cui dovrebbe perlomeno rivolgere un pensiero nel vestire la casacca bianca e rossa l'anno prossimo, quando sarà  free agent e libero di fare ciò che vuole della sua carriera.

I presupposti, dice Justice, ci sarebbero tutti: un'organizzazione con i fiocchi, un proprietario disposto a spendere ed intenzionato a vincere ancora, un general manager che sa scovare buoni giocatori al secondo round laddove altri colleghi non riescono a ricavare risultati similari nemmeno al primo giro, una bella città , con un bel clima, e soprattutto una squadra di lavoratori pronta a sacrificarsi per chiunque, cosa che sta già  accadendo ora peraltro, ed una superstar con cui fare coppia d'assi in procinto di rientrare, per coincidenza, proprio l'anno venturo.
Justice punta sul fatto che a Cleveland LeBron ha già  provato a vincere senza riuscirvi, e che a New York e New Jersey, le altre destinazioni di cui s'è sempre parlato, non vincerà  né l'anno prossimo, e né quello dopo ancora, perché quelle due squadre sono completamente da risanare e riavviare. Houston no, ha bisogno solamente di un campione che prenda per mano il già  ottimo nucleo esistente, portandolo ad un altro livello come solo lui saprebbe fare, e l'attacco al titolo potrebbe già  arrivare nel 2010 medesimo.

Tutto vero e tutto molto entusiasmante, non fosse che: 1) LeBron a Cleveland non è detto che non vinca, perché bisogna comunque vedere come andrà  a finire quest'anno; 2) Yao Ming rientrerà  l'anno prossimo e sarà  di nuovo il giocatore franchigia dei Rockets, ma non si sa in quali condizioni tornerà , e non si sa se si infortunerà  nuovamente, visto il numero di campionati conclusi giocando 82 partite; 3) Houston non è il miglior mercato mediatico del mondo, e per quanto questo non faccia la differenza per noi comuni mortali, potrebbe senz'altro farla per chi conduce un tipo di vita completamente diverso dalla nostra. Anche se per vincere, si dovrebbe fare questo ed altro, comunque"

Al di là  della letterina, che visto il periodo poteva essere spedita per conoscenza pure a Babbo Natale, a LeBron converrebbe venire a Houston perché comincerebbe a vincervi"per l'ennesima volta, difatti, i Cavs sono usciti sconfitti dal Toyota Center, dove hanno perso 6 delle ultime 7 gare, e King James è stato contenuto quasi come un anno fa, quando per la prima volta in carriera terminò a quota 0 assist serviti.
Di passaggi smarcanti ai compagni questa volta ne ha dispensati, ma è stato tenuto ad 8/21 al tiro e francobollato a dovere dal fido Shane Battier, che dall'altra parte del campo si è pure preso il tempo per siglare 14 punti con 4/7 da tre.
La gara è stata tra le migliori della stagione per Ariza, che è tornato a segnare con buone percentuali mettendo 26 punti a referto sbagliando solamente 8 delle 19 conclusioni sferrate a canestro, mentre il top scorer è stato nuovamente Brooks, 27 punti, ed i Rockets hanno messo 18 punti in contropiede contro i soli 2 dei Cavs.

Basterà  per convincere LeBron?

What's Next

Il calendario da qui a fine anno sarà  molto fitto ed impegnativo, con date molto ravvicinate tra loro e sfide mediamente difficoltose.

La squadra è in partenza per una breve partenza ad est dove affronterà  due squadre con record perdente, Philadelphia e Toronto, sarà  quindi il turno di Detroit in casa, e poi via di nuovo, per andare a trovare la pericolosa e forte Denver, per poi tentare di avere ragione dei Mavericks per la prima volta in questo campionato, pena un ulteriore distacco dalla vetta della division.

Seguiranno Oklahoma City e Clippers al Toyota Center, e quindi via di nuovo nell'altra conference, con trasferte a Orlando, New Jersey, e Cleveland.

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