Ariza difende su Artest, un duello che si ripeterà a maglie invertite.
In condizioni di normalità , la prospettiva di una nuova stagione è la ricarica più importante per ogni squadra sportiva, ci si lascia indietro il passato, bello o brutto che sia stato, e piano si comincia ad immagazzinare l'energia che sta per arrivare al solo pensiero della stagione successiva, dove, quando ancora i giochi non sono ufficialmente cominciati, si possono fantasticare traguardi migliori rispetto all'annata precedente.
Gli Houston Rockets, loro malgrado, non rispondono a tali condizioni, perché di normale, nelle vicende che li hanno coinvolti negli ultimi anni, c'è stato ben poco. Difatti, come noto da tempo, è definitiva l'assenza per tutta la stagione di Yao Ming per una frattura da stress al piede, infortunio rimediato negli ultimi playoffs contro i Lakers, ennesimo problema fisico di un giocatore che non riesce a finire una stagione integro da troppo tempo, e che si somma a tutte le grane fisiche avute dall'altra star di squadra, Tracy McGrady.
Questa era infatti una squadra pensata e costruita per vincere un titolo, o comunque per presenziare in maniera fissa nella parte alta delle classifiche della Western Conference, ma l'abbinamento di stars scelto per tentare la scalata, a posteriori, non ha mai funzionato a dovere.
Se difatti il futuro di Yao è quantomeno incerto, si conosce molto meglio l'esito che potrebbe avere quello a breve termine di Tracy McGrady, destinato, con un contratto molto appetibile per qualsiasi franchigia voglia liberare un'ingente porzione di salary cap per l'estate del 2010, a vestire presto un'altra maglia.
Tra infortuni e promesse mai mantenute, a Houston sembra arrivata l'era della ricostruzione, che avverrà facendo di tutto per restare a livelli che non siano da lottery pick. Ed ecco perché, quella sensazione di freschezza che si prova ad ogni inizio campionato, in Texas non si riesce a percepire come si dovrebbe.
Conference: Western Conference
Division: Southwest
Arrivi: Trevor Ariza (Los Angeles Lakers), Pops Mensah-Bonsu (Toronto Raptors), David Andersen (F.C. Barcelona)
Partenze: Ron Artest (Los Angeles Lakers), Von Wafer (Olympiakos)
Scelte al draft: Jermaine Taylor (Central Florida), Chase Budinger (Arizona)
Probabile quintetto base
Playmaker: Aaron Brooks
Shooting Guard: Tracy McGrady
Small Forward: Trevor Ariza
Power Forward: Luis Scola
Center: David Andersen
ROSTER:
Guardie: Aaron Brooks, Tracy McGrady, Brent Barry, Kyle Lowry, Jermaine Taylor
Ali: Luis Scola, David Andersen, Trevor Ariza, Shane Battier, Chase Budinger, Brian Cook, Joey Dorsey, Chuck Hayes, Carl Landry
Centri Yao Ming, Pops Mensah-Bonsu
HEAD COACH: Rick Adelman
Commento
Avevamo lasciato i Rockets ad affrontare i futuri campioni Nba contro ogni pronostico, con l'orgoglio di essere riusciti, seppur notevolmente rimaneggiati nei ranghi, di sopravvivere fino a gara 7, dopo aver dimostrato un cuore grande come lo stato del Texas.
Houston e L.A. si sono incrociate anche in offseason, quando, involontariamente, si sono "scambiati" due protagonisti giunti alle rispettive destinazioni attraverso la free agency: dopo aver fatto il muso duro a Kobe ed aver fatto intravedere nuovi sprazzi di pazzia, Ron Artest ha deciso di vestire il giallo-viola ponendo istantaneamente i Lakers come squadra da battere, percorso esattamente contrario quello eseguito da Trevor Ariza, ala dotata di grandi qualità difensive, che nello sviluppo della propria carriera è riuscito a costruirsi un tiro da tre oramai costante, chiedere agli Orlando Magic per maggiori informazioni.
La guida della squadra, intesa come regia, sarà affidata nuovamente ad Aaron Brooks, che aveva ricevuto i gradi di titolare in seguito alla partenza di Rafer Alston, e che ha dimostrato di poter dare minuti di affidabilità e produzione offensiva, anche se il suo ruolo più idoneo, probabilmente, era quello che vestiva in precedenza, quando, grazie all'estrema velocità , all'abilità in penetrazione, ed alla capacità di gestire il contropiede, garantiva un impatto positivo a partita in corso.
Suo backup sarà ancora Kyle Lowry, arrivato da Memphis proprio nello medesimo giro di scambi coinvolgente Alston, e che dividerà i compiti di gestione fornendo anch'egli un più che adeguato apporto in fase di attacco del canestro.
A conti fatti, valutando le caratteristiche dei due, non c'è ancora quel regista puro che il gioco a metà campo avrebbe richiesto, ma vista l'assenza di Yao, e la conseguente decisione di Adelman di proporre un quintetto piccolo e veloce, il problema non sussiste, anche se la presenza di Lowry, di tanto in tanto, può essere limitante a livello di opzioni offensive per il solo fatto delle sue percentuali da oltre l'arco (27.6%).
Le quali non rappresentano senz'altro un problema per Brent Barry, altro cambio del settore guardie, in quanto ancora capace di infilare serie molto positive di tiri dalla distanza nel giro di pochi minuti.
I movimenti di mercato e le novità principali arrivano nel settore ali, dove il già citato Ariza dovrebbe prendere il posto in quintetto che era di Shane Battier, per il quale verrà studiato un ruolo da sesto uomo.
Le caratteristiche dei due giocatori sono simili e paragonabili: ambedue sono conosciuti per le grandi doti difensive e per il tiro da tre, anche se l'arrivo dell'ex prodotto di Ucla abbassa ulteriormente l'età media del reparto, e fornisce il roster di un elemento che ha inciso sull'esito delle scorse finali, finalmente sbocciato da protagonista, autore di molte giocate determinanti, da un lato e dall'altro del campo.
Si conta molto su una maturazione tecnica che lo ha portato, a 24 anni, dall'essere un giocatore limitato nel raggio di tiro al rappresentare un importante ricevitore di scarichi, in grado di colpire dalla distanza senza per questo dimenticarsi di saper chiudere un contropiede con una schiacciata.
Quando sarà Battier ad entrare in campo, l'avversario più pericoloso gli sarà automaticamente assegnato, e si conterà ancora una volta sulla sua capacità di far male dal perimetro, in special modo ai due lati del canestro, in tutte quelle situazioni di contropiede e non che potranno vedere il pallone ritornare verso gli esterni.
Capitolo T-Mac: quello che fino a pochi anni fa era uno dei primi tre giocatori Nba per talento puro, oggi è diventato l'ennesimo contratto pesante da scambiare. Il suo tempo ai Rockets sembra inevitabilmente giunto al termine e la cosa migliore sarebbe una sua trade entro febbraio, anche se le dichiarazioni di facciata del bravo GM Daryl Morey sostengono il contrario, ed è fin troppo chiaro che una superstar in tale calo fisico, peraltro in perenne difficoltà caratteriale nei playoffs, non possa far parte dei programmi di successo di una franchigia che debba puntare tutto su di lui. McGrady, non appena sarà pronto per giocare, darà ciò che ha sempre dato, ovvero canestri a volontà , percentuali al tiro talvolta rivedibili alternate a serate dove gli entra di tutto, con la differenza che l'attacco non dovrà essere costruito appositamente sulla sua figura, pena il ristagno della circolazione del pallone, fattore che in passato è stato penalizzante per le statistiche offensive di squadra.
Sotto canestro la profondità di uomini a roster è molto buona, ma mancano i centimetri per poter seriamente dare battaglia ad avversari del calibro di Tim Duncan. Titolare del ruolo di ala forte sarà l'ottimo Luis Scola, la cui grinta ha fortemente contribuito al cambio di rotta psicologico della franchigia, e che darà difesa, palloni rubati, affidabilità a rimbalzo ed in fase realizzativa, grazie anche ad un tiro dalla media distanza che è andato dentro spesso, anche nei playoffs.
Il centro, anche se non sarebbe proprio quello il suo ruolo, sarà il neo-arrivato David Andersen (i cui diritti sono stati acquisiti dagli Hawks), che Adelman potrebbe utilizzare alla Brad Miller, viste le doti di tiratore perimetrale del giocatore australiano, il quale è un sette piedi che porta centimetri richiesti (vista la penuria), anche se la sua tenuta fisica in un'area Nba, visto il fisico magrolino, è tutta da verificare.
Dalla panchina, arriveranno quindi i preziosi minuti di Chuck Hayes, buonissimo rimbalzista soprattutto offensivo e generoso combattente, nonché quelli di Carl Landry, altro elemento sottodimensionato riuscito a far arrivare il cuore dove non arriva la statura e dotato di un buon tiro frontale dalla lunetta, mentre il jolly da giocarsi potrebbe essere (finalmente) rappresentato da Joey Dorsey, autentico dominatore in summer league, ma finora non ritenuto all'altezza di presenziare in campionato. Il settore lunghi, è infine completato da Pops Mensah-Bonsu, stoppatore/rimbalzista privo di movimenti offensivi, e da Brian Cook, scarsamente utilizzato nonostante il suo buon tiro da tre, entrato in campo sempre a partita già decisa.
Infine i due rookies, per ottenere i quali Morey è stato attaccato per diverse ore al telefono, al fine di accumulare delle scelte che in origine i Rockets non possedevano.
Sono arrivati due ragazzi interessanti per il sistema di Adelman, Jermaine Taylor, top scorer di Central Florida, e Chase Budinger, tiratore di Arizona.
Il primo è una guardia tiratrice di grande atletismo, che sa gestire l'uno contro uno ed esplodere a canestro, segna in più modi e fisicamente è già pronto per questi livelli; il secondo è invece un tiratore perimetrale, che può far male da oltre l'arco, prediligendo il tiro piedi per terra in uscita dal blocco.
Budinger potrà cambiare le posizioni 2 e 3 per via della statura, 6'7, e, come Taylor, per restare a lungo sul parquet è chiamato a migliorare molto il lato difensivo del suo gioco. Ambedue, seppure con un tipo di gioco completamente diverso, centrano il canestro spesso e volentieri, dote indispensabile per aumentare la limitata produzione offensiva di squadra di questi ultimi anni.
I Rockets, quando si sono trovati in difficoltà , hanno sempre giocato meglio del previsto, hanno giocato contro tutto e tutti, sempre con le spalle al muro. Quest'anno dovrà essere ancora così, perchè le difficoltà provengono addirittura dalla stagione precedente a quella che sta per iniziare, e si sa già che il roster non si avrà a disposizione al completo nemmeno stavolta.
In attesa di capire che fine farà McGrady e quanto in forma sarà , se Ariza potrà essere qualcosa di più di uno specialista, e se il fiero e combattivo settore lunghi saprà ancora sopperire ai centimetri con un cuore immenso, le prospettive non possono che essere ridimensionate.
Ma un campionato dignitoso, dove una qualificazione ai playoffs sarebbe un ottimo risultato, sembra essere nelle possibilità di questa squadra.