Una delle prime immagini di Turkoglu mentre si allena con la sua nuova squadra…
La franchigia più internazionale della NBA è sempre più multietnica.
A pochi mesi di distanza dal termine di una stagione che definire deludente sembra riduttivo, i Toronto Raptors si presentano al proscenio di questa fondamentale annata (anche in previsione della free agency 2010) con un roster rinnovato e sempre più eterogeneo, con tante speranze e con altrettanti punti interrogativi.
Nel 2008/09 il record dei canadesi ha parlato di un bilancio complessivo di 33 vittorie e di 49 sconfitte totali, che hanno portato alla penultima posizione nella Atlantic division della Eastern Conference, al netto cambio nella direzione tecnica della squadra coinciso con l'addio a Sam Mitchell e alla promozione di Jay Triano al ruolo di head coach, ai segnali positivi visti nel maxi garbage time della seconda parte di stagione e alla rinuncia ai servigi di Shawn Marion,
L'estate è stata piuttosto effervescente nell'Ontario: il mercato ha infatti, regalato nomi importanti al nuovo roster, tanto dal punto di vista tecnico (Turkoglu), quanto dal punto di vista della politica di merchandising (Belinelli), ma forse è mancato il vero colpo di prestigio, quello che avrebbe portato sulla panchina dei Raptors il primo coach italiano della storia NBA, quell'Ettore Messina che invece si è lasciato convincere dalle sirene e dagli Euro madrileni.
Conference: Eastern Conference
Division: Atlantic
Arrivi: Reggie Evans (Philadelphia 76ers), Hedu Turkoglu (Orlando Magic), Antoine Wright (Dallas Mavericks), Marco Belinelli (Golden State Warriors), Rasho Nesterovic, Jarrett Jack (Indiana Pacers)
Partenze: Jason Kapono (Philadelphia 76ers), Shawn Marion, Kris Humphries, Nathan Jawai (Dallas Mavericks)
Scelte al draft: DeMar DeRozan (USC)
Probabile quintetto base
Playmaker: José Calderon
Shooting Guard: Marco Belinelli
Small Forward: Hedo Turkoglu
Power Forward: Chris Bosh
Center: Andrea Bargnani
ROSTER
Guardie: Marcus Banks; Jose Calderon; Marco Belinelli; Jarrett Jack, Antoine Wright; Quincy Douby, Sonny Weems
Ali: Hedo Turkoglu; Chris Bosh; Reggie Evans; Amir Johnson; Demar deRozan; Andrea Bargnani
Centri: Rasho Nesterovic; Patrick O'Bryant
HEAD COACH: Jay Triano
Commento
Tante incognite quindi nell'immediato futuro di questa franchigia, ma con qualche sicurezza che può già aprire spiragli di speranza ai tifosi canadesi.
Prima di tutto, questa non sarà forse una squadra intensa o particolarmente solida, ma si tratta certamente di una squadra talentuosa che può divertire e quindi portare tanti e tanti tifosi sugli spalti dell'Air Canada Center. Il quintetto base potrebbe addirittura essere in alcune occasioni il primo interamente internazionale nella storia della NBA. Certo, perché se si eccettua il franchise man, Chris Bosh, tutti i restanti quattro quinti dello starting five più il centro di riserva Nesterovic, vengono dall'ormai famigerata area FIBA.
Ma senza avventurarsi troppo in previsioni di possibile o probabile, è proprio dal già citato Bosh che deve partire un'analisi sulla squadra canadese.
Il suo nome quest'anno è stato legato tante, troppe volte, a possibili scambi, soprattutto se si pensa che si tratta del capitano e go to guy della squadra e che nella prossima stagione guadagnerà 15,779,912 di dollari.
Eppure la sua posizione sembra più in bilico che mai. Il più enigmatico prodotto del fantastico draft 2003 non è ancora riuscito a sganciarsi dall'etichetta di incompiuto che sembra restargli addosso come la melassa, o lo sciroppo d'acero se volete. Le sue cifre sono senza dubbio notevoli: si tratta di un ala grande da 22.7 punti e 10 rimbalzi a partita, ma non si tratta ancora di un giocatore, meglio di un All-Star, capace di incidere veramente nell'economia dell'intera conference.
In più quest'anno è arrivato da Orlando il magnifico ed indolente Brother Hedo, quell Turkoglu che lo scorso anno ha fatto vedere quanto può essere freddo nei momenti decisivi di una semifinale di conference, il sangue di un giocatore turco, anche e soprattutto al cospetto di Lebron “King” James.
Nella squadra di coach Triano, che ha acquisito anche i servigi di due assistenti come Alex English e Mark Iavaroni, il capitano della nazionale turca troverà una situazione tecnica differente da quella dei Magic: non più un centro dominante come Howard, ma una squadra con un centro atipico, Bargnani, un'ala grande che nei momenti decisivi tira molto (troppo) spesso fronte a canestro piuttosto che cercare il post, Bosh, e un play classico e di personalità come Calderon.
Ciò che verrà chiesto probabilmente al vice campione NBA, sarà di lasciare i grandi numeri a Bosh, magari anche a Bargnani, ma di prendere la squadra per mano, portando anche palla, nei momenti decisivi e di alimentare dei giochi a due, dei pick and roll con lo stesso capitano, in una front line che potrebbe avere, pur nella diversità , le stesse doti di atipicità e di capacità di sorprendere che hanno fatto le fortune di Orlando.
A portare concretezza al reparto lunghi, dovrebbero pensarci Reggie Evans, arrivato da Philadelphia in cambio di Jason Kapono ed il ritorno di Rasho Nesterovic, che alternato al “troppo brutto per essere vero” Patrick O'Bryant dovrebbero garantire qualche kilo e qualche gomito in più rispetto ai titolari sotto le plance.
Andrea Bargnani rappresenta il capitolo che gioco forza interessa di più il popolo degli appassionati made in Italy.
Il protetto di Maurizio Gherardini è chiamato quest'anno alla vera stagione verità della sua carriera da professionista. I segnali ed i numeri della seconda parte dello scorso anno non dovranno essere sprecati: il rinnovo a quota 6 milioni di dollari concesso, l'allontanamento di coach Mitchell e la più o meno forzata intenzione della dirigenza di farne un uomo squadra (Bosh non sembra poter essere un progetto oltre il 2010) lo hanno messo davanti ad un bivio: pur nella mediocrità dell'annata le cifre e l'attitudine di Andrea nel 2008/09 sono cresciute arrivando a quota 15.4 punti, 5.3 rimbalzi e 1.24 stoppate a partita, adesso la svolta dei 20 + 6 a partita deve arrivare senza mezze misure, altrimenti gli estimatori di oggi potrebbero trasformarsi nei giudici implacabili di domani.
Ad aiutarlo anche in chiave azzurra, ci sarà Marco Belinelli, reduce da due anni di forche caudine by Don Nelson.
Il nostro secondo alfiere in terra canadese ha anch'egli tanto da dimostrare. Le prime settimane però saranno decisive anche per lui: in questo periodo di tempo l'ex fortitudino, potrà essere la prima scelta nello spot numero 2 dello staff, in attesa che DeMar deRozan dimostri di essere una guardia o un'ala e soprattutto dimostri di essere più o meno pronto per la NBA.
Il talento di Belinelli e la sua capacità di fare canestro non si possono discutere. Da verificare quale piano tecnico vorrà provare Triano, se vorrà sperimentare una soluzione a doppio playmaker ed in questo caso la concorrenza di Jarrett Jack sembra forte, oppure se vorrà strizzare l'occhio agli estimatori del not american, ed allora Marco avrà tante e tante occasioni per migliorare le statistiche che ad oggi parlano di quasi 9 punti e due assist in 21 minuti di gioco (con il 39.7 % da tre) ma in un sistema come quello dell'ex coach di Dallas.
In ogni caso il sogno play-off per questa squadra è davvero possibile (da ricordare che statisticamente Calderon è stato il miglior play del 2009) ed in quel caso le possibilità di una ribalta ancora più importante per il basket azzurro salirebbe a livelli da febbre, sempre in attesa del primo coach italiano nella storia della NBA?