Paul sembra guardare con sicurezza al futuro…
"In questa lega, tutto è possibile. Posso essere ceduto. E' possibile. E' possibile."
17 Luglio 2009, parole di Chris Paul. Un fulmine a ciel sereno per i tifosi Hornets.
La dichiarazione di Chris Paul è stata immediatamente smentita e negata sia dal presidente Weber sia dal GM Bower.
"Non ho cominciato e non comincerò una discussione che coinvolge Chris" ha dichiarato quest'ultimo. " Non c'è nessuna possibilità che venga ceduto" ha rincarato la dose il presidente.
Effettivamente, non c'è stato nessun indizio che possa far pensare che Paul abbia intenzione di lasciare la Louisiana. Anzi, il giocatore ha sempre avuto parole d'amore per la città ed è sempre risultato molto impegnato nel sociale, inoltre ha un buonissimo rapporto con Coach Scott.
Durante la stagione c'è stato qualche rumors riguardante una possibile cessione di CP3, ma niente di concreto. La prima squadra a mostrare interessamento è stata Dallas, distrutta ed ammaliata dalla bravura di Paul nel primo turno dei Playoffs 2008.
I Mavs, nell'eventuale pacchetto, erano disposti anche ad accollarsi il contratto di Stojakovic. Ma tutto è rimasto solo ad un livello puramente ipotetico, così come un paventato interesse dei Knicks ed in particolare del loro allenatore D'Antoni, che vedeva in Paul il playmaker ideale per il suo gioco veloce. Ma cosa ha portato Paul ad effettuare quella dichiarazione?
Dopo una bruciante eliminazione al primo turno contro Denver, la situazione degli Hornets non era delle più rosee.
A fine stagione si ritrovavano ad avere il monte stipendi più alto di tutta l'Nba, con circa 74 milioni di dollari, soprattutto a causa di due contratti che pesavano sia per il loro valore economico sia per le relative questioni tecniche.
Il primo è quello di Peja Stojakvoic, 14 milioni quest'anno, 15 il prossimo. Il secondo era quello di Tyson Chandler, che quest'anno chiama quasi 12 milioni di dollari, cifra che due anni fa pareva onesta data la tendenza della lega a strapagare i lunghi, ma dopo i problemi fisici che lo hanno tormentato nell'ultima stagione ha fatto storcere il naso a molti addetti ai lavori.
Oltre quindi ai suddetti problemi economici, visto anche il rinomato braccino corto del proprietario, che ha chiaramente espresso il desiderio di incorrere il meno possibile nella luxury tax, gli Hornets hanno condotto una prima parte di mercato all'insegna dell'immobilità assoluta, a parte le due scelte al draft, Darren Collison e Marcus Thornton.
Qualche rumors, soprattutto riguardante Tyson Chandler, che è stato accostato più volte ai Suns in cambio di Ben Wallace, ma alla fine non è andato in porto. A questo punto, probabilmente la dichiarazione di Chris Paul è servita per dare una scossa alla dirigenza, che è riuscita finalmente a cedere Tyson Chandler, spedito a Charlotte in cambio di Emeka Okafor. Superate le visite mediche, cosa non scontata dati i precedenti, lo scambio è diventato ufficiale.
Dal punto di vista tecnico, semplificando il discorso si potrebbe dire che è stato fatto un passo indietro difensivamente ed un passo avanti offensivamente, ma a deporre a favore di Okafor sono il numero di partite giocate nel corso delle ultime due stagioni: 164, ovvero 82×2, ovvero due intere stagioni senza saltare neppure una partita, segno di una solidità fisica che Chandler sembrava non poter più garantire.
Dal punto di vista economico, il contratto di Okafor è molto più pesante, 10 milioni quest'anno a salire fino ai 14.5 milioni del 2013\2014, mentre quello di Chandler scade quest'anno con una player option per il prossimo.
L'acquisizione di Okafor da parte degli Hornets è però più sensata di quello che sembri a prima vista, perché alla fine di questa stagione scadrà il contratto di Antonio Daniels (oltre 6 milioni) ed alla fine della prossima scadono i contratti di Stojakovic e Peterson, liberando più di 22 milioni di dollari.
Quindi gli Hornets nel giro di un paio di anni si ritroveranno con un monte salari molto basso, avendo sotto contratto praticamente solo i suoi uomini di maggior valore (Paul, West, Okafor, Posey), e la possibilità di operare sul mercato partendo da una base molto solida.
Oltre allo scambio Okafor - Chandler, gli Hornets hanno firmato dal mercato dei free agent Ike Diogu, ala ex Warriors, Pacers, Kings e Blazers, che ha avuto spesso delle statistiche impressionanti se rapportate sui 48 minuti, ma che non ha mai avuto una vera occasione di dimostrare il suo valore. Quest'anno dovrebbe operare come cambio di David West, quindi non sa titolare, ma gli Hornets non hanno così tanti big men e quindi essendo il primo cambio dovrebbe trovare minuti consistenti.
C'è da registrare anche un opzione in uscita: Rasual Butler è stato ceduto ai Clippers in cambio di una 2° scelta nel draft 2016. Un'operazione che dal punto di vista tecnico non sta né in cielo né in terra: Butler è stato certamente la sorpresa migliore della scorsa stagione, guadagnandosi il posto da titolare nello spot di guardia tiratrice viaggiando ad oltre 11 punti di media a partita, prestazioni che gli erano valse anche un voto per il Most Improved Player. Gli Hornets avevano effettivamente un sovraffollamento nel ruolo (Butler appunto, Peterson, Posey e il rookie Thornton), ma niente lasciava presagire che sarebbe stato proprio Butler a partire.
Le motivazioni di questa cessione sono quindi da ricercare nella volontà della dirigenza Hornets di ridurre il monte salari, ed in questo caso sicuramente quello di Butler era il più appetibile, considerando il rapporto qualità /prezzo del giocatore.
Molti non hanno preso bene questa rinuncia, Butler era un ragazzo benvoluto da tutti, con la testa sulle spalle e che dava sempre il massimo, infatti ha praticamente cominciato da ultimo uomo della rotazione fino a diventare titolare nella scorsa stagione.
In particolare, è stato proprio Chris Paul ad essere il più dispiaciuto da questa cessione "Ad essere sinceri, questa cessione mi ha ferito. Rasual era mio amico, qualcuno a cui ero molto vicino. Lui e David West erano gli unici ad essere stati nella mia squadra tutti gli anni da quando sono un rookie.".
Il leader degli Hornets ha però anche espresso il suo apprezzamento per il mercato effettuato finora e per le scelte effettuate al draft dalla dirigenza. L'impressione generale è che la dirigenza Hornets cederebbe Paul solamente se fosse costretta, e quindi solamente se fosse il giocatore stesso ad esprimere la volontà di cambiare aria.
Per ora sembrerebbe che gli Hornets abbiano un progetto in testa, che li porti a compiere piccoli miglioramenti anno per anno, o quanto meno a tentare di farlo, e Paul pare adattarsi bene a questo progetto ed abbracciarlo pienamente.
Per questo ritengo che sia difficile che cambi squadra prima della fine del suo contratto, nel 2012 (Paul ha una Player Option anche per l'anno successivo). Dopo, si vedrà .
La sua permanenza nella Big Easy (sempre che non sia tutta la franchigia a trasferirsi") dipenderà sicuramente dai risultati che la squadra sarà riuscita ad ottenere in questi anni. E se nel 2013 vedessimo Paul a fianco di Lebron a New York?