I festeggiamenti dei nuovi campioni dell'NBA
E così arriva il giorno del trionfo, un trionfo colorato di giallo e di viola, per un gruppo di persone che ottengono una meritata rivincita dopo i tanti dubbi e le perplessità che li hanno accompagnati, anche in modo esagerato.
Una squadra tecnica ed offensiva difficilmente riesce ad essere anche cattiva, dura e solida in difesa, nemmeno i Lakers dello Showtime, la squadra di Magic e Jabbar, lo era, eppure nelle partite importanti quei Lakers si trasformavano, riuscendo anche a trovare le giuste contromisure alla forza offensiva degli avversari.
Allo stesso modo questi Lakers, certo non al livello dei loro celebri predecessori, hanno anche stretto le maglie difensive, disinnescando il pick and roll fra Deron Williams e Carlos Boozer, limitando Chauncey Billups e Carmelo Anthony, infine resistendo anche alla carica di Superman, al secolo Dwight Howard, il lungo più potente ed atletico dell'intera lega, accompagnato da tiratori micidiali come Turkoglu e Lewis.
Intendiamoci, non che Kobe e soci si siano trasformati in una squadra difensiva capace di tenere gli avversari a 70 punti o meno, come i Celtics dei play off dello scorso anno, ma hanno limitato gli avversari quel tanto che bastava per poter vincere la partita in attacco, e sono riusciti soprattutto a chiudere bene nei momenti decisivi.
Occorre tornare indietro per analizzare questa vittoria, perchè dall'ultima partita della serie poco si può dire.
Dimentichiamoci le combattutissime finali che abbiamo visto in altre occasioni, ad esempio quella fra Spurs e Pistons, ma dimentichiamoci anche le bellissime partite cui abbiamo già assistito in questa stessa finale, come gara 2 e gara 4, entrambe vinte dai Lakers nei supplementari, o come gara 3, vinta dai Magic sul filo di lana, partite spettacolari con finali rocamboleschi, che fra errori clamorosi e grandi giocate sono sembrati sceneggiati da Ponson du Terrail.
I Magic hanno creduto di poter cambiare la storia di queste finali, nella seconda, nella terza e nella quarta partita di questa serie hanno davvero lottato con quanto ardore avevano in corpo, fra l'altro giocando molto bene, ma la loro convinzione si è sciolta su quei tiri liberi sbagliati dal loro leader, Dwight Howard, esattamente come nella loro finale precedente, quella del 1995 contro i Rockets, si era sciolta a seguito di quei famosi tiri liberi sbagliati da Nick Anderson, da allora per tutti "The Brick", che è intervenuto regolarmente ad Orlando, a testimonianza che in quel di Disney World non c'è spazio per la scaramanzia.
In gara 5 sono scesi in campo apparentemente decisi e convinti, hanno giocato un buon primo quarto, ma al primo allungo dei Lakers, nel secondo quarto, si sono definitivamente arresi.
Il secondo tempo è iniziato con i Lakers in vantaggio di 10 punti, uno scarto recuperabile, ma i Magic non sembravano crederci più e la partita ha iniziato a scorrere fluida verso l'inevitabile conclusione, con i Lakers che hanno prevalso per 99 ad 86, 13 punti di distacco che non rendono bene l'idea del divario che c'è stato in campo nel secondo tempo, potremmo quasi dire che i Lakers, certi della vittoria e memori di quanto scottante sia essere umiliati nell'ultima gara, non hanno voluto infierire.
Per comprendere le reali possibilità future occorre prescindere da questa gara 5, in cui i Magic non hanno avuto la forza di credere di poter ribaltare il risultato, esattamente come lo scorso anno occorreva prescindere da quella gara 6 in cui i Lakers sono stati umiliati dai Celtics.
E così nel momento del trionfo i Lakers possono togliersi dalle spalle l'esercito di scimmie che vi albergava. Kobe Bryant era considerato egoista ed inallenabile, uomo che fatalmente prima o poi rovina lo spogliatoio, invece ha vinto come leader di una squadra vera, che fa della circolazione di palla e della paziente ricerca dei limiti avversari la sua forza.
Lamar Odom era considerato uomo buono per perdere con onore, completo nella sua mediocrità , invece si è esaltato nella sua duttilità , riuscendo a vincere i confronti sia con avversari interni come Boozer, sia con grandi atleti com Martin, sia con tiratori perimetrali come Lewis.
Ottimo in fase difensiva, ottimo passatore, giocatore completo. Non sarà colui che gestisce l'ultimo possesso, però è un giocatore prezioso per puntare ad obiettivi ambiziosi.
Pau Gasol era considerato il classico mozzarellone bianco incapace di giocar bene quando il confronto si fa fisico, in più era considerato un giocatore molle che sentiva troppo la pressione. Ha ben figurato nel confronto con il fisico più possente dell'NBA, Dwight Howard, risultando decisivo nei finali convulsi ed addirittura nei tempi supplementari, mettendo a segno giocate risolutive sia in difesa, come l'interferenza su Lee in gara 2, che in attacco, come i punti che hanno sigillato la vittoria nei supplementari di gara 4.
Trevor Ariza è partito da New York con la fama di capra salterina, ad Orlando non si è mai imposto davvero, a Los Angeles ha dimostrato di saper giocare davvero ed è diventato una pedina imprescindibile dai due lati del campo.
Derek Fisher sembrava il punto debole dei Lakers, prima di ogni serie si pensava che i vari Deron Williams, Chauncey Billups e, se vogliamo, Rafer Alston e Jameer Nelson, avrebbero maramaldeggiato, mettendo in serio imbarazzo la difesa gialloviola, invece lui non solo ha retto decorosamente, seppur con l'aiuto di un buon sistema difensivo, attendista e poco aggressivo, ma funzionale, ma ha anche messo diverse triple, come quelle decisive di gara 4.
Walton pochi mesi fa era considerato finito, invece è tornato l'ideale interprete della triangolo che era un paio di anni fa.
Anche le dolenti note, quei Farmar, Vujacic, Brown e, soprattutto Bynum, lasciano comunque spiragli per una possibile buona crescita futura. Farmar in alcuni momenti, in progressione, mai contro i Jazz, raramente con i Rockets, più spesso contri i Nuggets ed ancora di più contro i Magic, ha fatto vedere di poter essere un decoroso difensore, di poter sfoderare un buon tiro come quello di Fisher e di avere un suo posto nella triangolo.
Brown è forse un Ariza in fieri, grande potenza fisica, buona disposizione a giocare di squadra, accettabile in difesa, ancora non è un giocatore da finali, nemmeno vissute in panca, ma potrebbe diventarlo, le doti ci sono. Vujacic dopo l'ottima stagione scorsa, atteso al definitivo salto di qualità , contrariamente ad Ariza si è seduto e non si è ripetuto. Solo a tratti ha mostrato quel suo tiro e la buona abilità a disporsi nella triangolo, ma la stessa cosa si diceva di Walton lo scorso anno e qualcosa di buono l'ha a volte mostrato.
Bynum nei play off non ha mai inciso davvero, specie nelle finali spesso ha commesso più falli di quanti punti ha realizzato o rimbalzi catturati, però a tratti anche lui ha contenuto decorosamente Dwight Howard, mostrando dei buoni progressi difensivi ed una buona attitudine.
Certo, dei play off da gregario, ed un gregario da 14 milioni non se lo può permettere una squadra vincente, ma spazi di crescita sembrano esserci ed i miglioramenti, seppur lenti ci sono. Non dimentichiamoci che anche quest'anno il bimbo viene da un infortunio al ginocchio che lo ha limitato parecchio.
Soprattutto ora però voglio commentare le gesta ed i meriti di un grande protagonista, su cui a volte si favoleggia in modo veramente eccessivo dandogli meriti che non sempre ha, ma a volte viene sottovalutato in modo eccessivo.
Phil Jackson, definito "Coach Zen", per ovvi motivi, ma anche "Svengali" per come riuscirebbe a plasmare la psiche dei suoi giocatori, i suoi "mind games" con giocatori e stampa sono leggendari, si parla di lui come di uno degli psicologi migliori nel campo sportivo, come di un motivatore geniale.
Questi meriti sono stati probabilmente ingigantiti dalle vittorie ottenute, come tutti gli allenatori per svolgere un buon lavoro, anche psicologico, ha bisogno dell'aiuto del giocatore e della sua buona volontà . Ad esempio non mi pare che Kwame Brown abbia cambiato molto la sua attitudine anche se allenato da Phil Jackson.
D'altra parte spesso è considerato quasi un incapace dal punto di vista tecnico e tattico, si diceva spesso che avesse vinto grazie a Jordan prima e Shaq poi, che sia stato salvato da un Tex Winter grande nel disegnare attacchi ed architettare sistemi difensivi, oppure da staff tecnici preparatissimi quanto messi in secondo piano dalla sua personalità travolgente.
Ora Tex Winter, comunque un grandissimo tattico ed il vero padre della triple post offence, o triangolo, un sistema offensivo che non ha inventato, ma che ha perfezionato e portato ad alto livello, ha passato da parecchio gli 80 anni ed è purtroppo alle prese con la riabilitazione dopo un ictus, lo staff dei Lakers è composto dalla bandiera Kurt Rambis, che anche lui non è celebre architetto di complessi sistemi, Shaw è stato portato in staff dallo stesso Jackson.
Eppure la squadra è stata tatticamente perfetta, e proprio nella tattica e nell'armonia è nata questa vittoria. Molti analisti dopo la faticosissima vittoria con i Rockets prevedevano problemi contro i Nuggets, e facendo un paragone uomo per uomo ad essi sembrava che i giocatori della franchigia del Colorado fossero più forti. Vero o no che sia, la differenza dell'insieme è sembrata notevole a favore dei Lakers.
Lo stesso nelle previsioni della finale, io per primo immaginavo un grande equilibrio, in molti pensavano ad un dominio sotto le plance di Howard ed ad un Fisher impossibilitato a limitare le point guard avversarie. Invece gli attenti accorgimenti tattici e l'ottimo sistema sia difensivo che offensivo hanno permesso ai Lakers di reggere laddove sembravano più deboli ed affondare il colpo dove sono stati più forti.
Un capolavoro di tattica, a fronte di una squadra molto valida allenata da un tecnico capace, va ricordato, non certo un gruppo di ignoranti cestistici, che porta la firma di Phil Jackson e che fa scomparire come neve al sole tante leggende che circolavano sul suo conto.
Ed ora viene la parte più difficile, i Lakers sono già sopra la soglia della luxury tax, con un montesalari di 75 milioni, devono rinnovare i fondamentali Ariza ed Odom, cui il contratto è scaduto e quindi sono liberi di concludere gli accordi che più gli aggradano, circolano voci, fra cui quella eminente di Barkley, che Phil Jackson non abbia più voglia di allenare.
Vista l'età media dei Lakers e dei loro principali rivali, ad esempio Celtics e Spurs, gli stessi Nuggets hanno parecchi ultratrentenni, visto che i Cavaliers hanno palesato qualche limite, visto che i Magic hanno dimostrato di dover effettuare l'ultimo salto di qualità , i Lakers potrebbero anche dare inizio ad una nuova dinastia, il solo Fisher è vecchiotto, fra gli altri solo Kobe è del 1978 ed Odom del 1979, in più ci sono molti giovani, Ariza può crescere ancora e Bynum attorno Natale ha dato segni di un deciso miglioramento, ha ancora notevoli margini di crescita, ma con questa estate potrebbero anche finire i sogni di gloria.
Nonostante la grande vittoria la partita per i Lakers non è ancora finita.