Houston, una prova di forza

Bisogna fare i conti con QUESTO Yao Ming.

Houston espugna lo Staples Center nel match d'apertura e, riproponendo il vecchio adagio secondo cui una serie inizia davvero solo dopo la prima vittoria esterna, la sfida tra Lakers e Rockets si è già  infuocata.

Come annunciato alla vigilia, alla palla a due Andrew Bynum è in campo per fronteggiare Yao Ming. Confronto che parte subito male, con due falli fischiati al giovane centro dei Lakers in appena due minuti. Ed è subito Odom.

Anche Yao accumula due falli prima che termini la prima frazione, ma a fine gara avrà  giocato quaranta minuti, contro i quindici della creatura di Kareem. La prima frazione di gioco introduce da subito alcuni leit-motiv ricorrenti nel resto della gara.

Il primo. Ron Artest è in giornata sì, vale a dire difende alla grande e trova il canestro con continuità , soprattutto dal perimetro. Scopriamo anche che Adelman ha deciso di affidare principalmente a Battier il compito di marcare Bryant, con l'ex Kings a badare Ariza.

Il secondo. L'approccio alla gara dei texani pone l'enfasi prima sulla fase difensiva che su quella offensiva. Nei primi dieci minuti i Lakers sono contenuti ad un misero 28% dal campo.

Il terzo. Houston gioca con personalità , con lucidità , senza paura. Una grande dimostrazione di sicurezza che si evince da ogni primo piano sul leader “mohicano” Ron Artest, ma che è proprio anche di un giovane gregario quale il play titolare Aaron Brooks. Per il prodotto di Oregon State una partita degna di un veterano, capace anche di sfruttare tutto il cronometro nel finale di gara. In fase offensiva non teme le responsabilità  e da subito fa vedere che può trovare il canestro sia con rapide accelerazioni verso il canestro che con tiri in sospensione dal perimetro.

Tuttavia il primo quarto finisce con un paio di buone giocate di Vujacic e le prime castronerie di Wafer (unico neo sponda Houston), così i Lakers sono solo sotto di tre. Un dato, quest'ultimo, che si ripete con puntuale regolarità  per tre quarti di gioco.

Houston gioca benissimo, costringe Bryant ad appena quattro canestri su dodici tiri in tutto il primo tempo e sembra tenere fuori dalla partita anche Gasol. Sembra stia dominando il campo, ma ad ogni frazione non ha che un tiro di vantaggio sui padroni di casa. Un brutto segno.

La ripresa ha due protagonisti, uno per lato.
Aaron Brooks attacca Derek Fisher e lo batte sfruttando la sua arma migliore: la rapidità . Il vero guaio per la difesa lacustre è che quando non batte il proprio marcatore e taglia la difesa concludendo con un appoggio al tabellone, è capace di infilare un paio di jumper dalla media distanza come da oltre l'arco dei tre punti.

Tra i gialloviola scatta l'ora di Kobe Bryant. Nel solo terzo quarto tredici punti con nove tiri, una media realizzativa ben diversa da quella della prima metà  gara. La sua selezione di tiri è ancora un susseguirsi di jumper dalla media e lunga distanza, ma inizia anche ad attaccare il canestro e fornire assist ai compagni liberi in angolo. È in questo modo che Jordan Farmar infila la tripla che chiude la terza frazione sul -3 Lakers. Sarà  l'ultima tripla dei californiani, che finiranno con un imbarazzante 2/18 nelle conclusioni da tre punti.

Nella quarta frazione Houston cerca quasi con eccessiva frequenza Yao e la difesa Lakers per alcuni minuti riesce a chiudersi benissimo sul cinese e recuperando alcuni palloni. Ad otto minuti dal termine i Lakers rimettono la testa avanti di un punto a seguito di una palla rubata e due tiri liberi di Shannon Brown. In quel momento confesso di aver pensato che i Rockets avrebbero perso la gara e che i Lakers avrebbero dimostrato il carattere distintivo di una grande squadra: saper vincere anche giocando molto al di sotto delle proprie possibilità .

Non è andata così perché Houston è una squadra eccezionalmente solida. Forte mentalmente, l'esatto contrario di quel che abbiamo sempre pensato dei Rockets dell'ultimo decennio.

Ogni volta che i Lakers si sono portati sotto, Houston li ha sempre ricacciati indietro di qualche canestro. L'unica volta in cui sono andati sotto (Lakers non hanno mai avuto due punti di vantaggio in tutta la partita) I Rockets hanno reagito subito con un controparziale. Canestro e fallo per Artest, pick'n'pop a liberare Yao dai sei metri, blocco del cinese per Brooks che sfrutta lo spazio per un jumper senza mani in faccia.

Tre canestri in fila, tre autori diversi. I Rockets hanno continuamente gettato acqua sul pubblico dello Staples Center ogni volta che sembrava sul punti di infiammarsi.

Nonostante Brooks continui a torturare la difesa gialloviola, ci potrebbe essere un'ultima possibile svolta della partita quando una penetrazione di Bryant finisce in uno scontro tra ginocchia in cui ha la peggio il cinese. Yao resta dolorante a terra, poi si avvia verso gli spogliatoi zoppicante. Le telecamere lo seguono dentro al tunnel, dove si ferma, fa un po' di stretching e convince il preparatore atletico che può tornare in campo subito.

Tanta paura ma alla fine è stata solo una botta ed al suo pronto rientro in campo i Rockets erano ancora in vantaggio di sei. Nel finale Odom trova importanti rimbalzi offensivi e canestri che tengono per un po' a galla i Lakers. Ma dall'altra parte Artest e Yao non sbagliano un colpo. Per tre volte Kobe trova Ariza e Fisher smarcati oltre l'arco dei tre punti, ma i suoi assist non vengono sfruttati dai compagni. Dall'altra parte palla a Yao per i liberi che portano in doppia cifra il vantaggio e sigillano la vittoria dei texani in gara-1.

Durante un timeout mi ha colpito una frase con cui coach Adelman ha spronato i suoi. Non sono loro che devono perdere, ma noi che dobbiamo vincere.

Consapevole probabilmente che i suoi ragazzi non possono contenere per quarantotto minuti a gara e per tutta la serie l'immenso talento offensivo dei Lakers. Questa sera il ritmo della gara era quello più consono a Houston (43-40 all'intervallo), ma nella ripresa Artest e compagni sono riusciti a totalizzare ben 57 punti. Solo un attacco efficace può valorizzare il grande sforzo difensivo e consentire ai texani di ambire al passaggio del turno.

Se devo essere onesto, non so se possiamo giocare peggio di così.
È il lapidario commento di Phil Jackson a fine gara. Chissà  se il coach dai nove titoli ha già  in mente cosa cambiare in vista della prossima sfida.

Nel giorno della proclamazione di LeBron James quale nuovo MVP, di certo non abbiamo visto il miglior Bryant. Kobe alla fine i suoi 32 punti li ha messi, ma con 31 tiri e con la miseria di cinque tiri liberi guadagnati. Dovrà  essere molto più aggressivo nel resto della serie.

Dovrà  anche essere aiuto dai compagni. Ariza ha giocato un buon primo tempo e le sue penetrazioni sono state produttive ed hanno costretto al fallo Yao. Ma nella ripresa si fa ricordare solo per le triple sbagliate (0-4). Gasol è stato di gran lunga il peggiore in campo, meno presente di quanto le statistiche suggeriscano. Senza alcuni facili canestri a gara compromessa non sarebbe arrivato in doppia cifra per punti.

Da notare come Adelman abbia concluso la gara con un quintetto piccolo in campo, con la presenza contemporanea di Lowry e Brooks nel backcourt ed Artest-Battier in ala. Ciò nonostante i Lakers hanno insisto nel cercare le conclusioni dal perimetro.

Alla poca grinta dei Lakers si contrappone la grande energia dei Rockets in difesa e la maggiore voglia di fare propria la partita. Un timido Gasol è l'immagine che fa da ideale contraltare a quella di Yao che stringe i denti e torna in campo nonostante il dolore, o all'istantanea su Shane Battier che gronda sangue dal sopracciglio sinistro dopo una involontaria gomitata di Vujacic. Shane tornerà  in campo e continuerà  a difendere con la stessa calma e compostezza per il resto della partita.

Nei titoli della stampa oltreoceano compare quasi ovunque la stessa formula: The Lakers have been outmuscled.

La maggiore fisicità  dei texani evoca spiacevoli ricordi a Bill Plaschke ed il reporter del L.A.Times suona subito il campanello d'allarme:

Ai Lakers Fisher e Bryant hanno perso il match di apertura di una serie già  undici volte, ma di queste solo due volte sono riusciti a vincere la serie. Questa la possono ancora vincere, per fortuna sono migliori dei Rockets in quasi ogni posizione, ma devo riuscire a fare quello che non sono stati capaci di compiere la scorsa estate contro i Boston Celtics, quella cosa che stanno cercando di fare da tutta la stagione.
Giocare duro (muscle up).

Quattro vittorie a zero in regular season, con uno scarto medio di tredici punti. Ogni frazione conclusiva era sempre stata nettamente a favore dei campioni in carica della Western Conference. Ma quanto successo durante la regular season non conta nulla, come può commentare soddisfatto a fine gara Rick Adelman.

Per fortuna dei tifosi Lakers, anche vincere la prima partita non vale il superamento del turno.

Appuntamento a gara-2 mercoledì notte, con copertura televisiva da parte di Sportitalia.

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