Coach McMillan da tre anni continua a predicare
Non è il tormentone televisivo di questi giorni circa le reti digitali, qui il riferimento è alle parole con cui McMillan comunica ai suoi ragazzi che il traguardo è raggiunto.
We are there! We are there!
Negli spogliatoi di Houston, prima di quella che sarà l'unica sconfitta del 4-game-road-trip, il coach dei Blazers non può tenere per sé la notizia della sconfitta dei Suns (a Dallas) che sancisce il ritorno di Portland ai playoff.
L'ultima apparizione in post season risale alla primavera del 2003 ed a seguire ci fu il baratro. Ecco allora che il cinque aprile è una data speciale per alcuni giocatori, come Webster e Outlaw, che sono entrati nella Lega nell'epoca dei Jail Blazers ed hanno vissuto la stagione (05-06) da 21 vittorie, quando cioè Portland era la peggior squadra dell'intera NBA.
Speciale anche per il GM Kevin Pritchard, subentrato a Patterson (cui si deve il risanamento economico) con il compito di rifondare la franchigia seguendo la direttiva dell'owner Paul Allen: nella scelta dei giocatori dare all'aspetto umano la stessa importanza che si attribuisce al talento di cui dispongono.
Impossibile non vedere nell'attuale squadra questa tratto specifico, il periodo Jail d'altra parte aveva lasciato il segno. Naturalmente non è stato facile, in pochi anni, tornare in superficie dopo essere stati ancorati ad una certa profondità ed il General Manager dei Blazers non è riuscito a celare la commozione evidente nella propria voce durante una recente intervista telefonica. E per qualche tempo tutta la squadra ha traballato per l'euforia di aver centrato i playoff con ancora sette partite di regular season da disputare.
Rappresenta qualcosa di nuovo per noi, stiamo ancora cercando di trovare un modo per continuare a giocare e restare motivati. C'è voluta l'intera gara contro Houston e metà di quella di stasera per riprenderci dallo shock e tornare determinati. Abbiamo passato l'estate, la preseason e tutto il campionato ad allenarci per centrare i playoff e una volta che ce l'abbiamo fatta, è come .. come se ora dovessimo ritrovare noi stessi.
Brandon Roy offre dunque una prima spiegazione dei black-out che colpiscono Portland, specie nelle prime frazioni di gioco. In Texas Yao Ming ha messo in ginocchio gli uomini d'aria a disposizione di McMillan (primo face-a-face tra il cinesone e Greg Oden) e neppure la mossa del coach di provare a mettere Aldridge in marcatura sul gigante asiatico ha pagato dividendi. Con Battier e Artest a spartirsi il compito di marcare Roy, Houston ha dominato a lungo la partita; ciò nonostante i Blazers sono riusciti a riportarsi sotto di quattro lunghezze a dieci minuti dalla sirena finale.
Nella successiva partita a Memphis altro primo tempo imbarazzante per i Blazers che vanno sotto anche di diciotto punti. Il parziale di dieci a zero con cui si apre la ripresa riporta sotto gli oregoniani che ancora una volta trovano le giocate decisive di Outlaw e Roy per raggiungere la vittoria negli ultimi secondi. We got lucky, è l'onesto ed accurato pensiero di McMillan dopo che O.J. Mayo ha fallito la tripla che avrebbe mandato all'overtime la sfida.
Non tutte le squadre ti permettono di recuperare un forte svantaggio e probabilmente il Tennessee è uno di quei posti dove, di questi tempi, ci puoi sperare. Non si direbbe lo stesso dell'AT & T Center di San Antonio.
Ecco perché con gli Spurs sopra di 18 nel primo quarto, non si può fare affidamento alla fortuna per la rimonta. Né si può aspettare l'intervallo per ridurre il pesante gap.
Immediata e sorprendente la reazione dei Blazers,: Roy guida i suoi alla rimonta con una serie di canestri ed un perfetto 7/7 ai liberi, mentre Blake allo scadere trova un'improbabile tripla con un tiro lanciato dal cerchio di metà campo. Meno due.
Aldridge, impalbabile nei primi due quarti, è il go-to-guy della terza frazione, mette in fila una serie di jumper e lay up (7/9) che lo portano in un amen a ridosso dei 20 punti. Przybilla domina i tabelloni dall'alto dei suoi 17 rimbalzi, mentre Oden, Outlaw e Fernandez dalla panchina offrono quella spinta extra su cui non può contare Popovic quando si gira a guardare i suoi subs. Nel quarto quarto ancora Roy e le triple di Blake mettono definitivamente in ginocchio gli Spurs che crollano a -15.
È la vittoria numero 50 per Portland, ottenuta with authority come direbbero oltreoceano. È una vittoria importante per molte ragioni, in primis quella che spiega coach McMillan.
Ne abbiamo parlato appena prima di entrare in campo, di come una squadra come la nostra, che vuole dimostrare di essere sulla via del successo, ha bisogno di vincere partite come quella di questa notte. Una di quelle sfide in cui possiamo davvero fare un passo in avanti. E ci siamo riusciti.
È stata una fatica e così saranno anche i playoff. Bisogna giocare, e giocare duro, e giocare con intelligenza, e giocare insieme e questa sera abbiamo visto tutto questo in campo dai nostri ragazzi. Abbiamo battuto una squadra davvvero forte.
San Antonio è il modello di riferimento per Portland, sia dal punto di vista manageriale (Pritchard esce dalla scuola-Buford) che dal punto di vista dello stile di gioco: un basket lento, ragionato, con ottima circolazione di palla e grande difesa. Su quest'ultimo punto, a dire il vero, c'è ancora tantissimo da lavorare.
La speranza in Oregon è che la vittoria di ieri segni una sorta di passaggio di consegne tra le due franchigie, visto che non solo Portland ha raggiunto in classifica i texani, ma può anche vantare un eventuale tie-breaker a proprio favore grazie al 3-1 negli scontri diretti. Portland che a San Antonio non vincevano da oltre sei anni.
Difficile pensare che Portland non vinca almeno una delle restanti sfide in programma, quindi per il terzo anno di fila McMillan avrà mantenuto l'incremento medio di dieci vittorie nel bilancio dei successi in regular season: 21-32-41..
Playoff (we got momentuum!)
Dove inseriamo Portland nella griglia dei playoff? In quale seed del tabellone della Western Conference? La risposta a questa domanda non è tanto importante per capire quale sarà l'avversario del First Round, quanto per sapere se i Blazers disporranno del vantaggio del fattore campo.
Attualmente Blazers, Spurs e Rockets sono ex-aequo al terzo posto con identico record, con almeno due lunghezze di vantaggio sulla sesta, New Orleans. Denver, seconda, è pressoché irraggiungibile. A questo punto appare sempre più probabile che due di queste tre si scontreranno al primo turno, mentre la migliore delle tre pescherà una tra Hornets, Jazz e Mavs.
Presentarsi ai playoff con meno di dieci sconfitte in casa (attualmente il record è 31-7) sarà un biglietto da visita poco rassicurante per la futura avversaria di Portland. Il finale di stagione, in particolare, è stato un crescendo impressionante. Nel mese di marzo al Rose Garden tra le illustri vittime di Portland ci sono: San Antonio, superata di 18 punti, i Lakers di 17, Phoenix di 20 e infine Utah di 20. In tutte queste partite Roy e compagni hanno raggiunto almeno 29 punti di massimo vantaggio.
Fuori casa il record finale sarà negativo, perché anche espugnando il parquet dei Clippers, al massimo Portland finirà con un sufficiente 20-21. Ma il trend delle ultime trasferte è decisamente confortante: 6-3 nell'ultimo mese.
Portland in casa non ha mai perso quando si è trovata davanti a metà gara e contemporaneamente può vantare il maggior numero di vittorie in rimonta. Nessuno ha vinto così tante partite dovendo ricucire un deficit di almeno dieci punti di ritardo: ai Blazers l'impresa è riuscita 17 volte!
Dallas nel 2006 è stata l'ultima squadra a vincere un back-to-back dopo essersi trovata sotto di almeno 18 punti in entrambe le sfide, episodio replica ora da Portland con questa doppia affermazione on the road contro Grizzlies e Spurs.
Quello che trovo più impressionante di questi numeri, in realtà , è che a farli sono dei giocatori che non hanno mai partecipato ai playoff. Portland è ancora la squadra più giovane della Lega, se nella media non si tiene conto di quel LaFrentz che non vedrà mai il campo quest'anno. Rimontare e vincere due partite in due sere è indubbiamente più facile per dei giocatori fisicamente integri e che hanno dalla loro l'energia e la freschezza tipiche della gioventù. Ma non basta.
Ci vuole anche determinazione, concentrazione, esperienza!
Per questo motivo è lecito ora, perché no, sognare di poter anche vincere una serie di playoff.
Frammenti
Przy ~ Nel bene e nel male, pare sia il momento di Joel Przybilla.
Il veterano dei Blazers sta disputando la miglior stagione in carriera, by far. La salute è uno dei motivi che gli ha permesso di giocare con continuità e, nonostante qualche infortunio alle dita delle mani, è uno dei cinque centri della Lega a non aver perso una sola partita in tutta la regular season. Cattura rimbalzi, stoppa, subisce sfondamenti, fa tutto il lavoro sporco necessario nel pitturato e qualche volta segna. Diversamente da quanto accaduto in passato, dal quando Oden è rientrato dall'infortunio McMillan non ha ancora spostato fuori dallo starting five Red Ass. Neppure i tifosi lo vogliono rivedere partire dalla panchina, come testimonia un recente sondaggio su oregonlive.com: l'ottantasei percento dei votanti lo ha preferito a Oden come starter.
Tra i privilegi di essere ormai un idolo dei tifosi Blazers pare che ci sia anche quello di salvarsi da una multa per schiamazzi notturni quando incrocia per strada un poliziotto. Meno tollerante la Lega che invece lo multa, come da prassi, per l'espulsione rimediata contro i Grizzlies. Alla moglie non piace vederlo bisticciare con gli avversari. Tutte le volte che fa così lo chiamo e gli dico ' Quanti soldi hai perso stavolta?'..
Have fun ~ Oltre al già citato discorso pre-gara di McMillan, molti giocatori hanno sottolineato che il coach ha anche ripetuto più volte che dovevano entrare in campo per giocare e divertirsi. Coerentemente Aldridge, che si autodefinisce un tipo riservato, ha notato questa stessa timidezza nel giovanissimo Batum e lo ha spronato a lasciarsi un po' andare. Nell'ultimo match al Rose Garden LaMarcus ha convinto il francesino a inscenare qualche passo di danza nel momento in cui sono stati annunciati i quintetti. Jason Quick ha descritto la scena come il momento di maggior personalità di Batum da quella volta in cui Nic ha fatto notare a Pau Gasol le volte in cui gli ha schiacciato in faccia in questa stagione.
50 ~ È la decima volta che la franchigia dell'Oregon raggiunge quota cinquanta vittorie in una regular season, l'ultima volta fu nel 2003 con Pippen e Sabonis prossimi a concludere le rispettive carriere agonistiche. Quell'anno i Blazers furono eliminati a gara7 dai Mavericks e l'anello finì a San Antonio.
Per trovare l'ultima serie playoff vinta da Portland bisogna risalire al 2000, anno in cui i Lakers di Kobe & Shaq fermarono la corsa al titolo dei Blazers in una memorabile gara7 delle finali di Conference.
Scores & standings
Tue 31/03 vs Utah W 125-104
Fri 03/04 @ Oklahoma City W 107-72
Sun 05/04 @ Houston L 88-102
Tue 07/04 @ Memphis W 96-93
Wed 08/04 @ San Antonio W 95-83
Ultime partite di regulars season:
Fri 10/04 vs LA Lakers
Sun 11/04 @ LA Clippers
Mon 13/04 vs Oklahoma City
Wed 15/04 vs Denver
Record: 50-28 (64,1%)
3rd (tied) Western Conference
2nd NorthWest Division