Hill è in grande forma, purtroppo per i Suns le sue prestazioni potrebbero non bastare.
Nella partita contro i Jazz c'è tutta la stagione dei Phoenix Suns condensata in 48 minuti. Quando, tra una decina di giorni, finita la stagione regolare, Steve Kerr, Robert Saver e compagnia guarderanno indietro per capire dove hanno sbagliato basterà che si riguardino questa partita.
"È stata la sconfitta più dura della stagione", affermava Matt Barnes.
La partita è stato dominata a lungo dagli uomini di Sloan, coi Suns ancora una volta incapaci di tener testa a una squadra della taglia di Utah, una costante in questa stagione piena di sconfitte contro le "big" della lega. I Jazz sono arrivati a godere di un vantaggio di addirittura 21 punti, dando l'impressione che la partita sarebbe stata una passeggiata per la squadra di Salt Lake City e una gran batosta, forse fatale, per le speranze di post-season dei Suns.
Ma gli imperfetti Suns di quest'anno, almeno a partire dall'arrivo di Gentry, hanno dimostrato di avere un grande cuore. Così hanno stretto i denti e con Nash e Hill al comando della nave e col protagonismo inaspettato dei panchinari (Dudley su tutti) hanno rimontato e si sono portati sul risultato di 88-81 con soltanto 2:11 da giocare. Da quel momento in poi, i Soli sono implosi e grazie a una serie di errori (il peggiore dei quali, senza dubbio, la palla persa da Grant Hill a poco più di 20 secondi dalla fine coi Suns +2 e palla in mano) si sono fatti a loro volta rimontare e pareggiare la partita da un tiro di Deron Williams a 13.9 secondi dalla fine del tempo regolare. Il resto, come si suol dire, è storia. Ai supplementari la squadra in rimonta ha cavalcato l'onda dell'entusiasmo, galvanizzata dai tifosi locali e si è portata a casa la vittoria.
"Essere sopra di 7 e finire per perdere la partita è stato terribile - continuava Barnes, pieno di rimorsi (è stato lui a passare la palla indietro a Hill quando non se l'aspettava, provocando il fatale turnover ed è lui che ha sbagliato la tripla della vittoria nei tempi regolari) - ci siamo auto-distrutti".
Grant Hill protagonista agrodolce della partita (19 punti, 8 rimbalzi, 5 assist e 3 palle rubate), si mostrava addolorato quanto il suo compagno: "Avevamo la partita sotto controllo e ce la siamo fatta scivolare via dalle mani - poi si prendeva la responsabilità della sconfitta - se avessi fatto meglio in due o tre giocate avremmo vinto".
Per prendersi la responsabilità c'era la fila nello spogliatoio dei Suns. Anche Shaq, autore di una partita tutt'altro che indimenticabile, soprattutto nei primi tre quarti (2 su 8 al tiro), si è fatto avanti: "Ho fatto davvero schifo nel primo tempo. Devo prendermi la colpa dell'insuccesso di stasera".
La sconfitta a Salt Lake City, unita al collasso contro i Kings e la batosta (129-109) contro i Blazers, rendono quella che era già una grossa impresa, entrare ai playoff come ottavi in classifica, una missione quasi impossibile. I Mavericks hanno inciampato in queste ultime due settimane, dando svariate chance ai Suns di avvicinarsi, ma queste tre sconfitte hanno lasciato la situazione praticamente invariata: quattro partite di distacco. Con l'aggravante che adesso ne rimangono solo sette ancora da giocare.
Gentry, dopo l'inaspettata sconfitta a Sacramento era sconcertato: "Non c'è molto da dire su questa partita". Nash invece dichiarava che quella contro i Kings era "una partita che dovevamo vincere". La condanna dei Suns è stata, come al solito, la difesa e l'età . La difesa è sempre stata il punto debole di questa squadra ma contro i Kings i giocatori di Gentry hanno difeso così male che a un certo punto il coach gli ha urlato, esasperato: "Marcate quello che vi marca a voi, come alle elementari!".
L'età ha pesato perché solo la notte prima avevano giocato contro i Jazz, ma a questo punto della stagione le scuse non servono. "Sicuramente abbiamo patito la dura sconfitta contro i Jazz - dichiarava Nash - certamente eravamo stanchi, ma bisogna comunque trovare un modo di vincere. Se vogliamo andare ai playoff queste sono partite che non possiamo perdere".
A questo punto è veramente difficile immaginare che i Mavericks perdano quattro delle prossime sette partite (inclusa quella contro i Suns), anche se il loro calendario non è facilissimo: fuori casa contro i Grizzlies e gli Hornets; in casa contro Suns, Jazz, Hornets, Wolves e Rockets. Ovviamente, i Suns devono vincerle tutte soltanto per sperare nel miracolo.
Tuttavia è comprensibile che si cominci a guardare alla prossima stagione, anche ai piani alti dello US Airways Center. Il futuro dell'allenatore Gentry sembra deciso. "Alvin si è guadagnato il rispetto non solo dei giocatori ma di molta altra gente nella franchigia", affermava Steve Kerr che poi in uno slancio di ottimismo affermava che la squadra è "piena di talenti e soltanto le circostanze ci hanno impedito di funzionare al massimo rendimento". Non è chiaro se Sarver permetterà di mantenere tutto questo talento. L'anno prossimo i Suns, infatti, partono con 62 milioni di dollari in contratti garantiti per 10 giocatori, una cifra che probabilmente il proprietario vorrebbe vedere ridotta. Steve Kerr, quando gli viene chiesto se saranno costretti a ridurre il monte salari, non si sbilancia e si limita a dire: "forse".
Nash rimane? Amaré se ne va? E Shaq? A tutte queste domande Kerr risponderebbe con un "forse", probabilmente perché nemmeno lui lo sa o perché per ora non vuole nemmeno pensarci. Stoudemire ha già dichiarato che vuole restare, ma dipende tutto da Sarver e Kerr. Grant Hill, che sembra essere ringiovanito, afferma fiducioso che ha ancora "molto da dare" e che vorrebbe rimanere ma non dipende da lui, dipende da "cosa farà la società ".
In un mare di "forse" una cosa è certa, se siete tifosi dei Suns, guardatevi e godetevi queste ultime partite perché potrebbero essere le ultime di un'era che, nel bene e nel male, passerà alla storia di una delle franchigie più prestigiose della lega.
Around The Valley
A quanto pare Shaquille O'Neal ha deciso di monopolizzare di nuovo questa rubrica. Stavolta non c'è nessuna polemica di mezzo, per fortuna (o dovremmo dire purtroppo?).
La prima notizia è che Shaq, dal 21 Marzo, è nel "Top 5" dei realizzatori storici della NBA. Infatti, con quasi 27'500 punti ha superato Moses Malone. Difficilmente potrà scalare altre posizioni visto che Chamberlain, il quarto in classifica, è a quota 31'000 punti. "Il prossimo è mio padre illegittimo: Wilt Chamberlain - affermava scherzoso Shaq – Spero che come in Star Wars, possa raggiungere e superare mio padre". Per farlo avrebbe bisogno di altri quattro anni mantenendo la sua media punti della sua carriera. O'Neal, comunque, non esclude nessuna possibilità : "Grazie ad Aaron Nelson (il fisioterapista dei Suns) posso continuare con una media di 20-10 fino a 41, 42 anni, senza difficoltà ". Ottimismo esagerato a parte, congratulazioni a Shaq, non è cosa da tutti diventare uno dei cinque migliori realizzatori della lega.
Quando non è indaffarato a raggiungere Chamberlain, O'Neal ha anche il tempo di sfidare LeBron James. Stavolta però la sfida non si tratta di chi segna più punti ma di chi è capace di inventarsi un rituale pre-partita più ingegnoso e divertente. La moda l'ha lanciata James che, prima do ogni partita, quando viene presentata la squadra, fa finta di fotografare i suoi compagni nelle pose più disparate, stile studenti del liceo in gita, insomma.
Shaq ha lanciato la sfida definendo "debole" la "intro" di James e ha risposto con la sua propria coreografia. Alcuni giocatori dei Suns, tra cui Robin Lopez, Dragic o Jared Dudley si dispongono sul campo come dei birilli e Shaq fa finta di lanciare una palla da bowling che finisce, come non poteva essere altrimenti, con uno "strike". Non perdetevi il video delle prove e della coreografia fatta sul campo.
Non pago, O'Neal ha anche affermato che se LeBron cambiala la sua "intro" lui ne avrebbe già pronte “almeno un altro centinaio".
L'altra moda del momento è Twitter, il "social network" che sta spopolando in tutto il mondo, grazie anche alla partecipazione di star come Lance Armstrong, Snoop Dogg o il gruppo rock Coldplay. Twitter si è insinuato nel mondo NBA dopo che Charlie Villanueva ha scritto un messaggio ("twit" in gergo) durante l'intervallo della partita Bucks-Celtics. Il "post" ha fatto notizia perché all'allenatore dei Bucks, Scott Skiles, non è piaciuta per niente la cosa e la squadra ha multato il giocatore.
O'Neal, che possiede a sua volta un account Twitter attraverso il quale, tra l'altro, regala biglietti ai fan, ha colto la palla al balzo e ha annunciato su Twitter che aveva intenzione di imitare Villanueva: "Attenzione a tutti i 'twitters', posterò un 'twit' a fine primo tempo e non mi farò multare come 'vil a new wave' o come diavolo si chiami".
Qualche giorno dopo Shaq ha pubblicato questa divertentissima immagine attraverso il suo account ("THE-REAL-SHAQ", per gli interessati), con la frase: "Come molti carnivori generalizzati, il Shaquille O'Neal comune del deserto - Aristotele Twittulina - è un sorprendentemente adattabile predatore, anche se è piuttosto conservatore nella scelta della dieta e dell'habitat".
Anche per stavolta è tutto, l'appuntamento è per la fine della stagione regolare.