Paul Pierce esulta, MVP delle Finals e campione NBA 2008.
Ciao 2008,
sei stato l'anno delle elezioni Presidenziali americane che per la prima volta hanno portato un nero alla Casa Bianca, Yes we can yes we can, mentre qui da noi hai riportato inaspettatamente a Palazzo Chigi un meno inaspettato Cavaliere sua maestà il padrone d'Italia Silvio Berlusconi. Grazie Mastella, grazie tarantella solita all'italiana.
Sei stato l'anno degli Europei dopo il nostro trionfo ai Mondiali, nessuna grande delusione, l'appuntamento è con il Lippi bis, sei stato l'anno dei Giochi Olimpici cinesi, tra i più belli di sempre. Michael Phelps ha vinto 8 medaglie d'oro frantumando ogni possibile record, Usain Bolt ha sconvolto il mondo correndo i 100 metri in 9.69 passeggiando nel finale e i 200 in 19.30. Entrambi record del mondo, il secondo dei quali si sovrappone a quello del leggendario Michael Johnson di Atlanta '96. Vedendolo correre così non mi sembrava vero, è stato veramente qualcosa di paurosamente sconvolgente.
La Cina, che dire, ha vinto tutto, magari non sempre legalmente, ma gli USA hanno tenuto botta e non c'è stato il crollo aspettato. L'Italia ? Bella edizione, ci manteniamo al terzo posto del medagliere assoluto (giochi estivi e invernali), con 8 ori, 10 argenti e 10 bronzi (nono posto). Forse si poteva fare di più, ma in un contesto di Cina piglia tutto fa sempre bene arrivare prima dei rivali francesi e dei tanto decantati spagnoli.
Onore a Matteo Tagliarol (spada), Giulia Quintavalle (judo), Valentina Vezzali (fioretto), Federica Pellegrini (200m stile libero), Chiara Cainero (tiro a volo), Andrea Minguzzi (lotta greco-romana), Alex Schwazer (marcia 50 km) Roberto Cammarelle (pesi supermassimi) e tutti gli altri sul podio, tra i quali i ragazzi e le ragazze della scherma, Josefa Idem, Davide Rebellin e Alessia Filippi.
Sei stato l'anno di una crisi economica spaventosa, forse addirittura solo all'inizio, del dilagare di Facebook, dei fannulloni di Brunetta e dei rifiuti che hanno letteralmente sommerso Napoli.
Anche negli sport USA sei stato l'anno di grandi eventi. Non ci resta che andare a vedere la nostra consueta top 10, al vostro servizio dall'ormai lontano 2002.
10. MANNY BEING MANNY
La favola di Manny Ramirez con i Boston Red Sox finisce in una maniera indecorosa. I tifosi lo fischiano, lo slugger una volta eroico si rende ridicolo in esterno sinistro e alla battuta. A Los Angeles con i Dodgers la sua rivincita. Media battuta di .396, playoff con Joe Torre prima suo acerrimo rivale e tanti sorrisi su quel viso da guascone. Manny being manny, mai come quest'anno.
9. DIMMI LA VERITA' !
Roger Clemens è stato uno dei pitcher più forti della sua generazione, oggi entra ed esce dalle aule dei tribunali per difendersi dall'accusa di doping. Siccome il baseball è sport nazionale ma ancora di più, in questo paese si può perdonare ad un Presidente si aver ricevuto un lavoretto di bocca (ma non un bacetto") però non si transige sull'aver mentito, allora Clemens è sprofondato in un mare di guai.
Il suo ex compagno di rotazione Andy Pettitte, ha dichiratato di sapere che Clemens facesse uso di steroidi, l'interessato smentisce. Entrambi hanno parlato sotto giuramento davanti al Congresso. Su queste cose al di là dell'oceano non scherzano, mica è la Camera dei deputati o qualche nostro tribunale. Uno dei due, per forza di cose, pregherà in ginocchio per la clemenza. Già , in ginocchio. Bill era e resterà sempre in piedi.
8. LA CORSA DI KOBE, IL 24 NOTTURNO
La corsa di Kobe è come un autobus notturno. Va veloce, se ne frega dei segnali stradali, l'autista è quasi sempre solitario, passa di rado. Kobe ha imparato a passarla più spesso, la palla, ma questo non vuol dire che abbia premuto sul freno. Anzi, i Lakers ritornano alle Finals e Kobe finalmente si mette in testa la corona di re. E' lui l'MVP, dopo una gara avvincente contro Lebron James e il sorprendente Chris Paul.
Kobe si è tolto una bella soddisfazione. Questa gli mancava, ma alla fine è giunta inesorabile. Il miglior giocatore della NBA di oggi, checché se ne dica, è il ragazzo che parla italiano meglio della metà dei miei connazionali.
7. MARIO RIPORTA KANSAS AL VERTICE
Una tripla a due secondi dalla fine di Mario Chalmers porta la finale NCAA all'overtime. Kansas sconfiggerà Memphis in una delle gare di finale più belle degli ultimi anni. Mario, oggi a Miami, è solo uno dei rookie di un'annata che promette bene, con il suo compagno di squadra Michael Beasley ma soprattutto con la sfida fino all'ultimo canestro tra Derrick Rose e O.J. Mayo.
6. TUTTI PAZZI PER BRETT
O meglio, è pazzo lui. Brett Favre, non si fa così. Se anche dovesse vincere con i New York Jets non risolleverebbe niente, perché un'uscita di scena così traumatica dai suoi Packers non gli fa onore, qualsiasi cosa vada a suo favore nell'intenzione di andarsene.
E' stata una telenevola lunga e straziante, alla fine New York si ritrova due grandi squadre e il sogno di un Super Bowl targato Big Apple. Vedremo, intanto Favre ci stupirà ancora, questo è sicuro.
5. "THE HOUSE THAT RUTH BUILT"
Ci hanno serenamente frantumato gli attributi per tutto l'anno, ma per un popolo che in pratica non ha storia (per lo meno rispetto alle nostre città ) ogni capitolo che si chiude va celebrato con ogni magniloquenza. Questa è stata l'ultima stagione dello Yankee Stadium, quello in pratica che Babe Ruth ha costruito perché fu qui che meravigliò l'antico mondo del baseball.
La magniloquenza la riponiamo nel cassetto se pensiamo che è già pronto un nuovo stadio, che sorgerà dall'altra parte della strada e che si chiamerà lo stesso Yankee Stadium. Oh, a New York ci sarebbe anche un'altra squadra, come fatico a pensare che a Roma ci sia anche la Lazio.
Eh, sì, anche i Mets hanno giocato la loro ultima stagione allo Shea Stadium ma non se li è filati nessuno. Allo Yankee Stadium arrivò pure il Papa ma qui hanno suonato i Beatles, non è proprio la parrocchia delle suore scalze. Ma gli Yankees, si sa, oscurano tutto con la loro mole. Sarà forse il vestito a strisce che ingrassa.
4. "DRIM TIM"
Non sarà più il Dream Team ma si pronuncia uguale. Stesso livello di star, stesso dominio in campo. Di Dream Team la storia riconosce solo quello di Barcellona, ma quest'anno a Pechino siamo tornati ad asfaltare gli avversari.
Forse ci voleva Kobe, forse ci voleva l'atmosfera da guerra aperta della Cina sul loro inquinato suolo, comunque sia Lebron, Carmelo, Dwyane e compagni riportano a casa l'oro e spediscono in ospizio loro.
Chi troppo in anticipo aveva pontificato che l'impero era oramai finito. No ragazzi, gli USA continueranno a dominare ogni volta che lo vorranno, l'oceano si sarà pure ristretto ma è ancora un bel laghetto. Due papere non vogliono dire la fine.
3. UNDER MY UMBRELLA
Per la prima nella storia è stata sospesa una partita delle World Series. Su Philadelphia si abbatté il diluvio mentre Phillies e Rays giocavano gara 5. Attimi di paura, perché c'era la reale possibilità di far vincere Phila a tavolino. Soluzione trovata grazie alle provvidenziali mazze di Tampa. Si rimanda tutto a tempi migliori.
Alla ripresa c'è solo la gloria di una città che non gioiva dal 1983 di Moses Malone e Doctor J. Sono stati nel complesso degli altri bei playoff MLB, con i Rays che hanno confuso il Green Monster per una recinzione qualunque di un playground dove sparare home-run a piacimento. Alla fine la favola è rimasta priva del suo ultimo capitolo. Niente "from last to first", viviamo in tempi difficili.
2. FINALMENTE !
Oh, che bello ! Sono tornate le Finals tra Boston e Lakers, speriamo in una rivincita a giugno prossimo. Paul Pierce, Ray Allen e Kevin Garnett hanno riportato i biancoverdi lassù in alto ma lo stesso hanno fatto Kobe e Lamar Odom con i Lakers.
Emozioni ritrovate, rimonte impossibili, abbiano rivissuto, io in realtà nascevo in quegli anni, una sfida epica. La sfida, per eccellenza, di tutta la NBA. L'ultima immagine sulla quale ho spento la televisione all'alba di Posillipo mi ha commosso. Paul Pierce raggiante di gioia con il cappellino di campione del mondo. Se lo meritava, e con lui "He got game" e KG che ha gridato al mondo, ancora più commosso : "Anything is possible !".
1. LA PERFEZIONE NON ESISTE
Mancava solo il Super Bowl. Mancava una sola vittoria. I Patriots hanno vinto tutto e poi non hanno vinto niente. Sconfitta amarissima. I Giants ci ricordano che la perfezione non esiste. Soffrire e poi gioire, sempre questa è stata la via.
Quando si ribalta, Tom Brady lo sa, è proprio un brutto colpo.
Non mi resta che augurare a tutti voi buon anno. Continuate a leggere Playitusa, il vostro migliore compagno americano.
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