I Mavs hanno assolutamente bisogno che Dirk mostri un po' i muscoli…
La questione gira attorno a una soggettiva visione del primo mese di regular season NBA: dopo 14 partite, il tifoso Mavs deve vedere il bicchiere mezzo pieno o il bicchiere mezzo vuoto?
Ma soprattutto, il signor Cuban come lo vede il suo bicchiere?
Intendiamoci, la partenza 7-7 è sicuramente molto al di sotto delle attese e lontana dagli standard degli ultimi anni. Questo sicuramente non depone a favore di Rick Carlisle e della sua truppa.
Chi vuole vedere il bicchiere mezzo vuoto potrebbe anche sottolineare che tra le 7 avversarie sconfitte solo 2 sono di livello medio alto: Houston, incontrata senza Yao (e per essere precisi Dallas era senza Josh Howard) e San Antonio, incontrata senza Ginobili.
I pessimisti possono anche precisare che una partenza con 4 sconfitte casalinghe non è sicuramente da squadra da titolo e ad ovest è un ritmo che non porta certamente ai playoff.
Chi invece vuole vedere il bicchiere mezzo pieno si concentra su altre statistiche; per esempio Dallas è in striscia vincente da 5 partite, segno che forse siamo sulla strada giusta.
Inoltre ci sono giocatori che hanno cominciato a produrre al loro livello e sembra che un minimo di chimica di squadra si sia trovata. Jason Kidd è sempre più leader, Nowitzki è tornato una costante dopo aver avuto qualche passaggio a vuoto di troppo prima di questa striscia vincente e Jason Terry è un fattore determinante uscendo dalla panchina.
Ultimo fattore a favore degli ottimisti è che nonostante la pessima partenza e addirittura una striscia perdente di 5 partite, i playoff sono solo a mezza partita di distanza. E la stagione è lunga.
Certamente il sig. Cuban il suo bicchiere lo vuole sempre pieno, non vuole nemmeno sentir parlare di raggiungimento dei playoff come di un obbiettivo.
Una squadra che gli costa oltre 90 milioni di dollari di salari e circa una ventina di luxury tax deve avere un solo obbiettivo: l’anello. Quindi si può essere sicuri che non sia molto soddisfatto. Considerando il tipo di proprietario che è starà sicuramente prendendo in considerazione tutte le possibilità di migliorare il proprio roster.
Proviamo a fare un analisi delle possibilità dei Mavs quest’anno e i potenziali cambiamenti sul mercato per mantenere competitiva Dallas anche nei prossimi anni.
Dopo nemmeno un mese di regular season lo standing dice che ci sono 9 squadre che si sono staccate dal gruppo e sembra si contenderanno gli 8 posti della post season. Dando per scontati i Lakers, gli Hornets e anche i Rockets, cioè le squadre che hanno dimostrato più affidabilità , gli altri 5 posti se li giocano i Jazz, i Suns, i Nuggets, gli Spurs, i Blazers e appunto i Mavs.
Come si può vedere la concorrenza è tutt’altro che disposta a lasciare passare la banda Cuban.
Utah, quando sarà al completo potrebbe continuare a tenere questo ritmo e dovrebbe tranquillamente trovare un posto tra le 8. Anche Phoenix sembra attrezzata per mantener queste media vittorie, anche se gli scontri con le grandi dell’ovest fino ad ora li ha visti soccombere (esclusa la sfida con i soliti Spurs privi del talento di Bahia Blanca).
Proprio San Antonio è da considerare una quasi certezza per la post season considerando esperienza, talento e guida tecnica di livello superiore. Si aspetta il ritorno del duo Manu-Tony per rimettere in sesto il record.
Dallas può sperare in un calo dei Blazers, giovani e pieni di entusiasmo, ma anche inesperti e con un Greg Oden sempre troppo vicino alla voce infortunio. A onor del vero senza il centro prima scelta lo scorso anno Portland ha comunque battuto Houston al completo, Orlando con Dwight Howard e San Antonio, quindi non è un gruppo da buttare, anzi.
Anche Denver è al di sopra delle aspettative; senza Camby non ci si aspettava una partenza così buona. Ma l’impatto di Nene Hilario e l’inserimento di Billups hanno regalato a coach Karl equilibri inaspettati. L’ago della bilancia sembra essere Kenyon Martin; se il fisico regge potrebbe produrre una stagione di poco inferiore ai tempi di New Jersey. Un risultato inaspettato per un giocatore che sembrava in calo e troppo frenato dagli infortuni recenti.
Da questa disanima si capisce che Dallas si deve dare una mossa e cominciare a essere competitiva anche con le squadre più forti per guadagnarsi un record che impensierisca chi adesso le sta sopra in classifica.
Carlisle è ancora in mezzo agli esperimenti.
Nelle ultime gare è mancato Howard per infortunio e il posto in quintetto è stato preso dall’ex milanese James Singleton, oggettivamente impalpabile e non all’altezza. Ma evidentemente regala equilibri al coach che lo ha proposto in quintetto per ben 2 volte.
Anche il ruolo di guardia non ha ancora un padrone certo.
Si è partiti con Antoine Wright, si è passati a proporre Jason Terry in quintetto e poi si è data la chance al talento di Gerald Green di emergere. L’ultima gara ha visto la riproposizione di Wright in quintetto con Green DNP per un dolore alla schiena (ma rumors dicono che è stata una scelta tecnica).
Chiaramente il meglio del gruppo è Terry, ma Carlisle, come anche il suo predecessore Avery Johnson non si vuol privare di una fonte di punti dalla panchina. Quindi il discorso è ancora aperto; sembra ormai certo invece che Stackhouse non farà parte del progetto Mavs ancora per molto. Cuban, che non vuole pagare per il buy out dell’ex North Carolina, sta cercando di inserirlo in ogni trattativa.
E le trattative di Cuban non sono poche.
Si è parlato molto di un interessamento per Randolph, per Kaman e per molti altri.
Il problema è che, a parte il contratto di Stack che dura solo 2 anni, gli altri hanno contratti lunghi e pesanti. Jason Kidd è in scadenza ma una trade per un contratto di oltre 21 milioni non è semplice e probabilmente non è nemmeno volontà del proprietario dei Mavs di mettere il play sul mercato.
I contratti di Howard, Dampier e Terry bloccano il salary cap per i prossimi 3 anni, visto che sommano 30 milioni circa all’anno. DeSagana Diop ne prende altri 6 per i prossimi 5 anni. Se ci aggiungiamo quello di Nowitzki si arriva già ad un livello tale per cui non si può competere per firmare i free agent migliori.
La sensazione è che smantellare per ricostruire sarà un compito arduo perché bisognerebbe trovare qualche squadra che si accolli tali contratti mandando a Dallas o giocatori buoni o buoni contratti.
Guardando l’aspetto squisitamente tecnico Howard un po’ di mercato potrebbe anche averlo soprattutto perché il terzo anno di contratto è un team option; certo è che le uscite di fine della scorsa stagione (dichiarazione di fare saltuariamente uso di marijuana, no comment) e i problemi estivi (gare clandestine in macchina e gli insulti all’inno americano, no comment parte seconda e terza) hanno ridotto l’appeal dei vari GM della NBA. Però, tecnicamente non si discute, e quindi potrebbe avere richieste.
Dampier e Diop a quei salari si fa fatica a convincere qualcuno. Terry potrebbe avere mercato, però ha un contratto fino al 2012 e questo allontana i pretendenti.
Tutto questo senza contare che Nowitzki ha la possibilità di uscire dal contratto nel luglio 2010 se non vedesse una situazione che lo possa portare al titolo. Possibilità di firmare qualcuno dei tanti fenomeni che diverranno free agent quell’estate è fuori questione, stante questo roster.
Cuban rischia di trovarsi senza il suo leader e con una situazione salariale pesante, anche se il legame tra lui e Dirk sembra molto saldo. Però la voglia di mettersi un anello potrebbe convincere il tedesco a valutare le opzioni.
La situazione è quindi abbastanza complessa.
Le potenzialità per fare strada nei playoff ci sono, ma presentarsi con una posizione sulla griglia della post season troppo bassa vuol dire essere obbligati ad andare a violare troppi campi.
Ora come ora i primi 4 posti sono lontani, ma manca veramente tanto e tutto può cambiare.