Indiana mantiene il 50%

Danny Granger, già  tre volte sopra i 30 punti e sempre più leader di questi Pacers

Avevamo lasciato i Pacers a quota 50% di vittorie e a distanza di quattro partite la percentuale è rimasta intatta anche se ad un certo punto si poteva pensare che la squadra di O'Brien potesse cambiare marcia e fare qualcosa in più.

La scintilla era avvenuta in una grande prova di forza nel New Jersey, dove ancora senza Dunleavy e nell'occasione senza Granger e Murphy i Pacers vincevano 98-87 giocando una partita di squadra.

Era la continuazione della striscia di partite fenomenali da parte di T.J. Ford, ancora una volta ad un passo dalla tripla doppia con 18 punti, 9 rimbalzi e 9 assists, "Ne riuscirà  a fare una un giorno di questi" diceva coach O'Brien sul suo playmaker.

Ma era anche la partita di quei giocatori di cui non sempre si parla tanto. “Tutte le squadre hanno dei giocatori infortunati e nessuno di loro parla mai di quelli che non hanno giocato” – diceva O'Brien – “Parlare degli assenti è un insulto verso quei ragazzi che lavorano sempre per essere pronti. Quando si perde nessuno parla degli assenti e noi non ci siamo preoccupati di questo, abbiamo giocato con quelle che sono le nostre capacità “.

Addirittura c'erano sei giocatori in doppia cifra, con Foster e Daniels a fare da trascinatori e Jack a dare un serio contributo nell'ultimo quarto. In quel momento i Pacers avevano superato quota 50%, non succedeva dal dicembre 2007.

Indiana aveva la possibilità  di incrementare la serie positiva pochi giorni dopo, contro i Sixers. Sembrava potesse essere una di quelle serata di grazia, dove tutto riesce per bene e dopo un primo quarto chiuso sul +25 in pochi avrebbero immaginato che i Pacers sarebbero passati alla storia per aver perso la partita.

Un primato negativo che Indiana condivide con gli Hornets, che il 10 novembre 2006 si trovarono anch'essi in vantaggio di 25 lunghezze sui Blazers alla fine del primo quarto ma persero incredibilmente la partita. Addirittura per trovare nuovamente un episodio simile bisogna andare al 1967 quando il vantaggio dei Lakers sui Knicks era però di 27 punti.

Non abbiamo finito il lavoro” – diceva O'Brien – “Abbiamo accumulato un grande vantaggio su una buona squadra e non abbiamo continuato a giocare per mantenerlo“.

Appagamento, rilassamento o semplicemente credere di aver già  vinto la partita, è difficile trovare una motivazione a questo tipo di sconfitte. “Non so se sia una cosa normale, ma ci si tende a rilassare quando hai un vantaggio e c'è ancora molto da giocare” – diceva Foster – “Non so se siamo stati noi ad abbassare la guardia, ma loro sono diventati più aggressivi“.

Era una doccia fredda in tutti i sensi per Indiana che a fine gara soffriva di un problema all'impianto idrico della Conseco Fieldhouse ma soffriva principalmente il quintetto piccolo dei Sixers, i rimbalzi offensivi (ben 20) e i viaggi in lunetta.

Nel back-to-back a Chicago il contraccolpo psicologico si faceva forse sentire più del dovuto (soprattutto all'inizio della gara) per una squadra rinnovata e ringiovanita, alla fine 104-91 era il punteggio finale a favore dei Bulls.

I Pacers si dimostravano ancora una volta schiavi delle palle perse, non a caso nelle uniche cinque volte in cui hanno vinto questo dettaglio statistico alla fine sono riusciti a vincere anche la partita. “Nove palle perse di differenza rispetto all'avversario è stata la chiave della nostra sconfitta” – diceva O'Brien – “Se riusciremo a migliorare questo aspetto, vinceremo più gare“.

La serata era storta, si tirava col 37% dal campo in una partita in cui solamente Murphy (5-11) e Nesterovic (6-13) riuscivano a tirare a ridosso del 50%.

A volte giocando i back-to-back si arriva un pò stanchi, ma siamo in NBA e dobbiamo essere in grado di superare questo“. Dichiarava Granger, anche lui vittima delle percentuali (4-15) e schiavo delle palle perse a quota 4.

Il riscatto contro Atlanta per 113-96 in una partita mai in discussione ma contro una squadra piva di alcuni elementi, in calo ma che aveva cominciato la stagione con sei vittorie consecutive.

Danny Granger e Rasho Nesterovic erano i mattatori della partita. “Danny e Rasho sono stati fantastici” – diceva O'Brien – “Non solo per i punti messi a segno, entrambi ci hanno dato un contributo importante, una bella vittoria“.

Granger finiva con 35 punti (terza volta in stagione in cui supera quota 30) tirando 13-18 dal campo, ma altrettanto fondamentale era Nesterovic che finiva con 21 punti, 7 rimbalzi, 5 assists, 2 rubate e 3 stoppate, si parla troppo poco di lui. “La nostra squadra non dipende da una persona, tutti possono emergere, le statistiche non mi interessano, contano poco". Il commento umile del centro sloveno.

Coach O'Brien, partita dopo partita, è sempre più entusiasta della leadership che Granger mostra in campo. Alla fine di un timeout l'urlo verso i compagni "Andiamo a vincere la partita" in un momento in cui Atlanta aveva recuperato dei punti è la dimostrazione.

Inoltre, in fase difensiva, Granger sta usufruendo del contributo dei suoi compagni, in particolare Marquis Daniels e Brandon Rush. Negli ultimi anni il miglior attaccante della squadra avversaria era affidato sempre nelle mani (e nei piedi) di Granger, adesso O'Brien ha trovato questa soluzione e l'ex New Mexico ha così la possibilità  di essere più fresco negli istanti finali della partita.

L'ennesima grande prova di Troy Murphy a rimbalzo (19 carambole contro Chicago, il massimo per lui dalla stagione 2002/2003) sono la dimostrazione del buon inizio di stagione per l'ex Warrior. Insieme a Nesterovic formano una buona coppia lunghi, i due si cercano e si capiscono e sembrano essere un tandem ben affiatato. “Con la presenza dentro di Jermaine O'Neal negli anni passati ho dovuto adattare la mia posizione spesso sul perimetro” – ha detto Murphy – “Ora corriamo di più e ho più opportunità  di giocare in post e avere dei vantaggi da questa situazione“.

O'Brien però vuole da Murphy un contributo più consistente in attacco. “Stiamo provando a “multidimensionare” Murphy” – ha detto il coach – “Sta facendo grandi cose a rimbalzo, ma voglio utilizzare le sue qualità  in attacco“.

Nel frattempo si è parlato di buyout per quanto riguarda la questione Jamaal Tinsley, anche se Bird è ancora convito di poter trovare una squadra che lo acquisisca via trade per la serie "la speranza è l'ultima a morire".

Orlando alla Conseco Fieldhouse, in seguito tre trasferte impegnative, a Miami, a Dallas dall'ex Carlisle e a Houston dell'ex Artest.

Sarà  ancora 50%?

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