Kobe e Deron si salutano a fine gara, solo il primo continua la sua strada nei playoffs
I Lakers vanno meritatamente in Finale di Conference (per la prima volta dal 2004), al termine di una serie non semplice e di una partita che, dopo tre quarti quasi a senso unico, ha riservato molte emozioni negli ultimi dodici minuti, dove i Jazz per poco non recuperavano una situazione per lunghi momenti apparsa quasi irreparabile. Questa vittoria è tanto più importante in quanto conseguita in trasferta, cosa a dir poco rara in questo turno di playoffs (è solo la seconda, oltre a quella con la quale i Pistons hanno chiuso la serie contro i Magic); inoltre, permetterà ai Lakers di avere cinque giorni di riposo in vista della prossima gara, che sarà comunque a Los Angeles.
Come al solito, dentro ad una buona prestazione di squadra, è sempre lui a spiccare tra tutti, Kobe Bryant: se guardiamo il tabellino finale, recita 34 punti, otto rimbalzi e sei assist ma, quello che più conta, è il fatto che sia riuscito ad indirizzare la gara nel primo quarto (segnando 10 punti) e chiuderla, o quantomeno dare alcune spallate decisive, nel quarto periodo (nel quale, invece, di punti ne ha segnati 12). Ma, nonostante questo e a parte qualche momento nell'ultimo quarto, ha lasciato completamente spazio ai suoi compagni, delegando e prendendo l'iniziativa solo quando la situazione iniziava a farsi decisamente complicata, avendo insomma l'atteggiamento giusto.
Alla fine sottolinea l'importanza di questa partita per lui e i suoi compagni: "E' un passo molto importante per noi; perché quello che conta per noi è essere arrivati qui, in trasferta, e aver vinto in questo impianto. Dimostra che abbiamo tanto carattere".
Ma andiamo con ordine e partiamo dai primi tre quarti di gara, nei quali i Lakers sono sembrati essere in assoluto controllo della situazione, partendo fortissimo e lasciando di stucco i loro avversari, che ci hanno messo non poco a riprendersi dalla botta iniziale. I Jazz non riuscivano a trovare le loro iniziative abituali, non riuscivano ad alzare il ritmo, e neanche a segnare con facilità , mentre invece ai loro avversari in attacco sembrava tutto molto semplice.
Così i Lakers, sin dall'inizio, hanno iniziato ad aumentare sempre più il loro vantaggio arrivando fino al +19, in un momento in cui sembrava funzionare proprio tutto, con ognuno dei membri del quintetto (Bryant, Gasol, Odom, Radmanovic e Fisher), insieme a Vujacic, che avevano segnato almeno dieci punti.
Nell'ultimo periodo, la partita è cambiata anche grazie al grande lavoro della second unit dei Jazz che, soprattutto con Paul Millsap (sono stati suoi i primi otto punti dei Jazz, e dieci dei primi dodici), è riuscita a mettere un po' di pepe sulla partita, dando per la prima volta l'impressione di poterla davvero giocare.
Phil Jackson analizza così il calo dei suoi: "Nel secondo tempo abbiamo finito il carburante, mentre loro giocavano con grande intensità . Ma io avevo fiducia nei miei, e nel fatto che avrebbero preso le giuste decisioni e giocato bene alla fine della gara".
In realtà non è proprio andata così, visto che negli ultimi due minuti i Jazz si sono avvicinati tantissimo, sulle ali di un Deron Williams quasi perfetto, efficace sia nel cercare gli altri che nel condurre in proprio. Utah è anche arrivata a meno due nell'ultimo giro di lancette (grazie a due triple dell'insospettabile Kirilenko), forse però troppo tardi, visto che i Lakers hanno gestito la situazione con precisione dalla lunetta,una volta che i Jazz avevano iniziato a fare falli sistematici.
La gara si è poi conclusa con una vittoria per Los Angeles 108-105 che comunque se l'è vista brutta nell'ultimo possesso del match, con Okur e Williams che hanno avuto due buoni tiri dalla lunga distanza (a cinque e meno di un secondo dalla sirena) per mandare la partita ai supplementari dove, nel caso, l'inerzia sarebbe stata tutta dallaloro parte.
Al termine della gara in tanti, a Salt Lake City, si chiedono per quale motivo Kyle Korver, che era arrivato a febbraio proprio per prendere i tiri dalla lunga nei momenti delicati, non l'abbia fatto in questa occasione, prima della conclusione di Okur, quando sembrava averne la possibilità . A fine gara anche lui sembra non darsi una spiegazione per ciò che era successo: "Non lo so, probabilmente avrei dovuto tirare ma, come sapete, non l'ho fatto. Avevo visto Vujacic recuperare su di me, forse avrei potuto fare una finta, lui avrebbe saltato e fatto fallo, oppure dopo la finta mi sarei potuto costruire un tiro. Ma ho visto Okur che arrivava, e gli ho passato la palla".
Comunque i Jazz salutano questa stagione a testa alta, non senza rimpianti per una serie forse non gestita al meglio e, sicuramente, per il primo quarto di questa gara 6, nel quale hanno giocato al di sotto dei loro standard permettendo ai Lakers di prendere quel vantaggio decisivo in vista del risultato finale. A quel punto, infatti, Utah è stata costretta ad una gara di rincorsa, che poi non è riuscita a completare, riuscendo a riaprirla quando ormai era troppo tardi.
La stagione si chiude, in un certo senso, come è iniziata, e cioè con qualche polemica che riguarda Kirilenko, questa volta sotto accusa per il viaggio a San Farcisco il giorno prima della gara per ottenere i visti per lui e la sua famiglia in vista delle vacanze estive. Scelta, questa, non apprezzata dai tifosi (uno all'intervallo ha anche preso il microfono e chiesto al proprietario Larry Miller di cederlo). Comunque, Deron Williams ridimensiona l'importanza della questione: "Non credo che la nostra cattiva partenza abbia niente a che fare con questo, in ogni caso nell'allentamento non abbiamo fatto molto, non ci alleniamo davvero da tre settimane, ha solo perso qualche tiro, che comunque poi in partita ha segnato. Delle due, abbiamo risentito di più della sconfitta in gara 5, per una vittoria che era così vicina e ci è sfuggita".
Arrivederci, dunque, alla prossima stagione per quanto riguarda i Jazz. Abbiamo, ora, la prima finalista ad Ovest: dobbiamo solo attendere lunedì notte per sapere contro chi se la dovranno vedere questi Lakers.