Tempo di bilanci per i Rockets

Il futuro dei Razzi passerà  ancora per le loro mani…

Quali possano essere i mille inconvenienti che una stagione logorante da 82 partite possa riservare è difficile, quasi impossibile da prevedere, è impensabile presumere quali tegole ti possano cadere in testa durante un così lungo lasso di tempo.

Tuttavia il passato dovrebbe assumere una sorta di ruolo-guida nella costruzione di un roster NBA, per evitare di far commettere alle dirigenze delle squadre gli stessi identici errori ogni anno, andando a sbattere sempre contro lo stesso muro.

Evidentemente a Houston ciò non accade, forse perché si ritiene di essere superiori a certi avvenimenti, si pensa che non possano accadere due stagioni quasi del tutto identiche in due anni consecutivi, si considera sia frutto di una pura coincidenza il fatto che il tuo centro titolare, nonché top scorer e miglior rimbalzista, abbia collezionato nella stagione 2006/2007 solo 48 presenze in campo e durante tutta la sua pur breve carriera sia stato vittima di qualsivoglia patologia muscolare, con l'aggravante che negli ultimi 3 anni non abbia mai calcato il parquet per più di 57 partite in regular season.

Non che la seconda opzione offensiva della squadra sia riuscita a fare di meglio, visto che nella sua ormai decennale carriera NBA non ha mai disputato tutte le 82 partite che la stagione regolare impone.

Peccato, perché questa annata era parsa a tutti come la "volta buona", la stagione del riscatto per questi due giocatori, accomunati dal fatidico destino di non esser mai riusciti a superare il primo turno dei Play-off.

Durante la scorsa post season si è cercato di rinforzare il settore lunghi solo con due prese al draft, due lunghi sottodimensionati per gli standard NBA, l'uno dal caldo cuore argentino, vero artista della palla a spicchi e dotato di notevoli movimenti sia fronte sia spalle a canestro, in possesso di un IQ cestistico di gran lunga superiore alla media dei pariruolo che gli ha permesso di adattare al meglio il suo gioco a quello della lega, di arricchire il proprio arsenale possesso dopo possesso, ma di certo non un big man da 20 punti e 10 rimbalzi a sera; l'altro, un giovane e promettente undersize, che si danna l'anima in campo come pochi e combatte su ogni singolo pallone, non dando mai per scontato assolutamente nulla, ma ancora troppo inesperto per ricoprire il ruolo di lungo titolare in una squadra che non ha ambizioni minori di vincere il titolo e indossare il tanto sospirato anello.

La fiducia verso questi due giocatori non è mai mancata sino al loro arrivo al Toyota Centre, tanto da lasciar andar via senza troppe cerimonie il veterano Jwan Howard, che punti e rimbalzi a referto ne garantiva eccome.

Ci si è presentati così al grande ballo di fine stagione in completa emergenza sotto le plance visto il pesante infortunio occorso a Yao, pur non contrapponendo l'avversario un pacchetto di lunghi con molti centimetri. Piangere sul latte versato però ora risulta davvero sciocco, più sensato pare invece buttarsi alle spalle l'ennesima delusione post-stagionale (anche alla luce dell'ottima regular season) e cercare di programmare un futuro ancor più roseo, provando a non cascare nuovamente negli stessi errori di sempre.

A questo punto rivoluzionare completamente il roster avrebbe davvero poco senso, nonostante le voci che si sono susseguite in questi giorni (T-Mac a Chicago per Gordon e mercanzia varia), perché significherebbe svendere i propri giocatori franchigia per arrivare ad altri ben più modesti e che non possono certo farti raggiungere l'obbiettivo prefissato.

Si tratta invece di risolvere i contratti con atleti che non hanno portato nulla alla causa (Francis, Sura, Green), ormai sprofondati in fondo ad un'ottima panchina di giovani emergenti ed affidare a loro il futuro della franchigia, e salutando i grandi veterani, come Dikembe Mutombo, che hanno ricoperto un ruolo sin troppo importante per la loro età  anagrafica.

Poi concentrarsi sui giocatori in scadenza di contratto, dai quali non si potrà  prescindere in futuro: primo tra tutti Chuck Hayes, che pur essendo un fattore penalizzante in attacco, ha grandi meriti nei record stabiliti quest'anno dalla squadra, perché difensore sopraffino e probabilmente passatore più sottovalutato dell'intera lega. Ma soprattutto la vera nota positiva di questa entusiasmante stagione, Carl Landry, che ha dimostrato a suon di punti e rimbalzi di poter dire la sua su un campo da basket, soprattutto se inserito in un contesto tecnico adeguato.

Riuscire a firmare qualche stella nel prossimo mercato Free Agent si prospetta operazione piuttosto complicata, vista la situazione salariale e i vari ingaggi da ritoccare ai giocatori in scadenza, certo per completare un roster al fine di renderlo al pari delle altri grandi contenders della lega sarà  necessario coprire lo spot di play maker con un organizzatore di gioco più affidabile rispetto a Rafer Alston, sia da un punto di vista difensivo che nella scelte nei momenti topici del match: il mio personalissimo sogno bagnato è lo spagnolo FA di Toronto, ma le possibilità  di arrivare a Calderon sono davvero esigue, per non dire nulle.

Per quanto riguarda la front line, qualche ritocco all'immagine dovrà  essere fatto, visto lo scontato ed imminente ritiro di Dike: la futura coppia di lunghi titolare sarà  formata quasi certamente da Scola e dal cinesone, ormai alle prese con la riabilitazione dopo la delicata operazione subita alla caviglia, in modo da essere pronto per le prossime Olimpiadi giocate in casa.

Vista la fantastica stagione a livello statistico di ambedue i giocatori, si dovrebbe puntare su un cambio di esperienza, che non pretenda grandi spazi e molti minuti vista l'imminente esplosione di Landry, ma che possa essere una valida polizza assicurativa nel caso il Ming venga colpito dall'ennesimo infortunio stagionale.

La panchina è ricca di giocatori giovani e pieni di talento, che hanno mostrato un enorme potenziale ma che dovranno lavorare molto durante il periodo estivo per poter occupare una posizione di rilievo nelle rotazioni. Aaron Brooks, rookie da Oregon, al momento delle scelte si era candidato come vero e proprio furto del draft: dopo un inizio di stagione piuttosto altalenante, in cui ci si è spesso lamentati della sua etica del lavoro, si è inserito nei meccanismi del team, mettendo a referto la bellezza di 5,2 ppg in soli 12 minuti di gioco.

Visto anche il ruolo che dovrà  ricoprire, è necessario che migliori soprattutto nelle scelte di tiro, non sempre selezionate con criterio, e una visione di gioco ben più ampia che gli permetta di servire un maggior numero di assist rispetto agli odierni 1,7.

L'altra riserva che nei pochi minuti concessigli ha mostrato mani morbidissime sia dalla lunga (47,9%) che dalla media distanza ed una capacità  clamorosa di mettere punti a referto in poco tempo è Steve Novak, ala difficile da collocare tatticamente ma con evidenti qualità  perimetrali; la sua completa consacrazione passa da un approccio difensivo completamente diverso dall'odierno, totalmente deficitario.

Proprio da quest'ultimo aspetto, quello difensivo, ripartirà  durante la prossima stagione la squadra di Adelman, capace di mantenere gli avversari a soli 92 punti segnati (quarta difesa della lega), sfruttando magari la grande aggressività  nella propria metà  campo per correre un po' di più in contropiede o cercare maggiormente le fasi di transizione, non lasciando che l'attacco ristagni su un solo lato come spesso è successo ad inizio anno.

Il lavoro di Adelman nella fase a lui più congeniale porterà  sicuramente altri miglioramenti, sperando di riuscire a sfruttare finalmente l'enorme potenziale latente di questa squadra, senza che la sfortuna bussi ancora alla porta del Toyota Center.

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