Il nuovo arrivato James Posey rafforza tremendamente la panchina dei Celtics
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Nel corso dell'ultimo mese il general manager Danny Ainge ha provato a portare a Boston Reggie Miller, ormai 42enne, che ha trascorso tutta la carriera negli Indiana Pacers. Dopo un'attenta valutazione, fatta sia di allenamenti duri che di valutazioni tecniche, il giocatore ha declinato più per motivi mentali (ovvero scarsi motivazioni di tornare a giocare e lottare sul parquet) che per motivi fisici. "Ho parlato con Reggie" ha detto Ainge "pensa che il suo corpo possa farcela, ma non era sicuro che la sua mente fosse pronta". Due allenamenti positivi al giorno e la possibilità di lottare realmente per il titolo non sono quindi sufficienti per riportarlo in campo. Un vero peccato.
Nonostante questo rifiuto, Ainge ha comunque assestato un altro colpo portando a Boston James Posey, un giocatore che riesce a giocare in tre ruoli diversi e che copre degnamente le spalle a Pierce ed Allen, il giocatore giusto nel ruolo più scoperto per quanto riguarda la panchina. Un colpo che definire fantastico è un po' riduttivo, visto la forza, l'esperienza e le capacità di Posey a giocare bene anche quando la palla scotta.
Dopo aver vinto un titolo a Miami, Posey gioca le sue carte a Beantown e si accontenta di uno stipendio tutto sommato modesto in relazione al suo valore, ma ha in mano l'opzione del secondo anno del contratto, quindi si riserva il diritto di cambiare squadra. L'inizio però non è promettente, perché la sua guida spericolata gli ha già provocato una sospensione da una partita pochi giorni dopo la firma, poi commutata in multa ed obbligo di prestarsi a dei servizi sociali. Speriamo che sia solo un episodio isolato, altrimenti sarà una lunga stagione per lui nel New England.
Niente da fare invece per Troy Hudson, in pole position per un suo approdo a Boston per vari motivi: mancanza di un back-up di esperienza sottoforma di un play vero, amico di Garnett, in sintonia con Doc Rivers (erano insieme ad Orlando anni fa) e limitato esborso salariale (si sarebbe accontentato del minimo, visto che i soldi li ha già fatti col buy-out ricevuto da Minnesota).
Invece Ainge ha detto di no: per il G.M. il ruolo è già ampiamente coperto da Rondo e da giocatori che, all'occorrenza, possono ricoprire il ruolo numero 1: Ray Allen, Tony Allen e Gabe Pruitt. "Credo molto nelle loro capacità " ha sentenziato Ainge. Ray Allen gli ha assicurato che può giocare da play, Tony Allen gli ha fatto bella impressione due anni fa quando lo ha visto giocare qualche gara in quel ruolo. Nessun problema quindi se a Rondo gli viene un raffreddore qualsiasi e deve saltare qualche gara, ma sarà vero?
Non siamo mai stati timorosi di esaltare le mosse di Ainge, spesso lo abbiamo lodato a dispetto del pensiero prevalente, ma in questo caso non concordiamo con la sua decisione, un play con esperienza sarebbe stato utile alla causa, ed inoltre siamo un po' restii ad avere le stesse certezze di Ainge sui tre nomi che dovrebbero dare una mano a Rondo in cabina di regia perché siamo convinti che un giocatore debba fare le cose che sa fare bene: Ray tira divinamente? Allora facciamolo tirare! Tony esegue dei contropiedi fantastici e difende bene sulle guardie? Bene, facciamoglielo fare! Pruitt è un rookie, e neanche tra i più quotati dell'ultimo draft, quindi non è da tenere in considerazione se non per "far numero". Quanto detto però potrebbe cadere se ci fosse qualche motivazione valida che noi però attualmente non sappiamo.
The Big Three
Ci scusino i puristi dei Big Three originali (Bird, McHale, Parish), ma sinceramente non sappiamo come chiamarli se non i Tre Grandi; quando gli verrà affibiato un altro appellativo (e non dubitate che questo succederà presto) allora useremo quello, nel frattempo scusateci.
Paul Pierce è stato visto ingrassato nelle sue ultime uscite? Niente paura, sentite qui: "L'ultimo paio d'anni ho giocato tra i 109 ed i 111 chili ma penso che tornerò al peso avevo al college a 104 chili. Ora sono a 108 chili. Giocare a 109-111 chili non è così male, ma voglio essere più leggero e veloce". Giusta decisione, visto che ora sotto canestro c'è una presenza che dà a Pierce meno incombenze dalle parti dell'area.
Paul è anche intenzionato a difendere su tre ruoli, guardia e le due ali. La difesa sui piccoli è il suo tallone d'Achille, infatti finora Pierce ha dato il meglio di sé come ala piccola a causa delle sue difficoltà a difendere sulle guardie, troppo veloci per lui. Ora che ha intenzione di dimagrire molto potrà dire la sua anche con i piccoli avversari.
Un'altra variazione alla sua solita estate è quella di tornare a Boston prima del solito. Generalmente lo faceva al Labor Day, lo scorso lunedì, invece ora ha deciso di farlo prima e spera che anche le altre due stelle lo facciano "così inizieremo a conoscerci su un campo da basket".
I nuovi arrivi
L'arrivo più intrigante tra quelli "minori" è quello di Scot Pollard, giocatore anticonformista se ce n'è uno. Le sue stravaganze sono rinomate, ma ai Celtics serve soprattutto sostanza, e su questo Ainge ha ben chiari gli aspetti postivi del giocatore: "è uno dei migliori rimbalzisti offensivi dell'NBA ed è ottimo nel difendere chi gioca in post". Se nel secondo caso la cosa potrebbe essere opinabile a seconda dei differenti giudizi, nel primo caso c'è una statistica che viene in aiuto ad Ainge: negli ultimi 10 anni di carriera Pollard ha preso il 40% dei suoi rimbalzi in attacco. Se poi ci aggiungiamo che Ainge ha candidamente confessato che "mi è sempre piaciuto Scot Pollard, fin da quando giocava con Sacramento, ne ero un gran tifoso, ho apprezzato tutte le piccole cose che fa per aiutare la sua squadra a vincere".
Pollard si è sempre lamentato che nelle squadre dove ha militato i suoi allenatori volevano un gioco molto controllato, tra cui Rick Carlisle era un amante delle X e delle O, mentre Mike Brown teneva le briglie a tutti. Pollard invece ama un altro tipo di gioco, e possiamo riassumerlo così: "lascia che il gioco scorra". Scot ritiene che Doc incarni bene questo suo approccio alle partite.
Eddie House si è lamentato per la scarsa memoria degli osservatori NBA facendo notare come abbia giocato playmaker a Phoenix, a Sacramento a Los Angeles sponda Clippers ed a Miami. Solo a New Jersey non ha giocato in quel ruolo. "La gente pensa sempre che tutto quello che posso fare è tirare, questa è una buona motivazione per me per mostrare ancora che posso giocare da play, in ogni caso farò quello che Doc vorrà ". Un altro giocatore da aggiungere alla lista di quelli che possono aiutare Rondo in cabina di regia.
I giovani rimasti
Dire che Rajon Rondo è stato sconvolto dai cambiamenti è dire poco. Se ne stava tranquillamente ad allenarsi al tiro nella sua casa nel Kentucky quando ha saputo dello scambio che ha portato i Celtics alla ribalta mondiale, e da allora la sua esistenza ne è stata sconvolta. Ormai con i compagni di squadra andati via si era creata un'amicizia che andava oltre il campo di gioco, soprattutto con Jefferson, e molti abitavano anche con lui nello stesso stabile a Waltham, vicino a Boston. "È stata un po' dura vederli andar via".
Ora però è rimasto senza molti amici, ma ha grandi responsabilità . Il suo tiro da novembre non sarà così importante come sarebbe stato senza questi cambiamenti, il suo più importante compito invece sarà quello di consegnare assist per i tre talentuosi compagni di squadra, ma Rondo non se ne preoccupa: "non credo che questo sia un problema, mi piace passare".
Eppure, nonostante tutto, il suo tiro potrebbe essere importante soprattutto quando una o più delle tre bocche da fuoco abbiano le polveri bagnate, ed una percentuale inferiore al 42% dal campo e poco sopra al 20% da tre punti non è accettabile. Ecco che quindi trascorre la sua estate pensando solo a due cose: fiducia nei suoi mezzi e ripetizioni, ovvero almeno 250-280 tiri segnati al giorno.
Per studiare i nuovi compagni di squadra recentemente Rondo è tornato a Boston per guardare dei loro filmati e capire dove e quando preferiscono ricevere la palla.
Viene considerato l'anello debole del quintetto dei Celtics, ma Kendrick Perkins non ci sta e vuole arrivare al training camp con la sua migliore forma fisica della carriera. Ogni giorno un allenatore lo tormenta con esercizi fisici, ma per il giocatore va bene così "questo è quello che voglio". La sua volontà lo ha anche portato a dimagrire di ben 9 chili, e gliene mancano ancora 4 per arrivare al suo peso forma di 120 chili.
"So che se non ne approfitto di questo vantaggio (di avere spazio con i Big Three) la gente dirà - hanno bisogno di un altro centro -, voglio evitare che dicano questo".
Perkins e Jefferson erano molto amici, ora che non c'è più BigAl, per Kendrick potranno esserci dei problemi? "Dopo che abbiamo preso The Ticket, non ho pensato un minuto a cosa è successo, ho pensato solo al basket". Nessun problema quindi, speriamo di vederlo al suo meglio da novembre.
Il lato gentile dei Celtics
Se i Celtics quest'anno saranno duri e cattivi (e si spera vincenti) non possiamo tralasciare il lato più gentile dei Celtics, ovviamente rappresentato dalle Dancers, di cui possiamo notare una degna rappresentante qui a lato.
Le ragazze hanno già definito il "roster" e per loro è già iniziata la pre-season. Un tour con sette delle loro rappresentanti è in questi giorni a Londra per promuovere il viaggio che faranno i giocatori nella capitale inglese. Rimaniamo quindi in attesa che i Celtics sbarchino in Italia per la loro partita amichevole il 6 ottobre a Roma, così potremo ammirare non solo i nostri beniamini, ma anche le nostre beniamine al meglio della loro forma.
Curiosità
È noto che Ainge tiene in molta considerazione il lavoro di Jon Niednagel, il dottore che ha elaborato un metodo per capire il tipo di cervello delle persone, ed Ainge lo applica al basket per verificare se un giocatore ha le "stimmate del campione". Niednagel ha classificato Garnett come ENFP (estroverso, intuitivo, sensibile, percettivo). In sostanza per il dottore Garnett è energico, entusiasta, amante dell'improvvisazione, vede le possibilità e spontaneo. In questo tipo di cervello ci sono anche Yao Ming, David Robinson, Marcus Camby, Jerry Stackhouse e Chris Webber. Pierce invece viene classificato come ISFP (introverso, giudizioso, sensibile, percettivo), ovvero artistico, atletico, impulsivo ed amante della libertà . Come lui c'è un certo Tim Duncan, che ha vinto un titolo assieme a Robinson, con un cervello pari a quello di Garnett. Coincidenza o premonizione per un prossimo titolo a Boston?
Pochi sanno che ci sono solo 5 giocatori nella storia dell'NBA che hanno conseguito almeno 19mila punti, 10mila rimbalzi e 4mila assist, i loro nomi sono Wilt Chamberlain, Kareem Abdul-Jabbar, Karl Malone, Charles Barkley ed il quarto è proprio Kevin Garnett.
La maglia numero 5 dei Celtics dello stesso Kevin è attualmente la più venduta nel sito dell'NBA. Sinceramente se non fosse stato così ne saremmo stati molto delusi. I biglietti della prossima stagione nel frattempo stanno andando a ruba, sponsor in precedenza poco interessati ai Celtics fanno capolino negli uffici della franchigia ed il prezzo dei biglietti ha avuto uno scontato ritocco verso l'alto. "Prevediamo di vendere la maggior parte, se non tutti, i biglietti della prossima stagione" ha detto il responsabile Rich Gotham.
Il prossimo report sarà on-line all'inizio di ottobre, subito dopo inizieranno su ICP gli articoli preparatori per la prossima stagione.