30 squadre per 50 stati, vi sembra un equa distribuzione?
"Business is business..".
Lo sport negli Stati Uniti risponde oltre che a criteri di spettacolarità soprattutto a ragioni economiche, e la NBA è sicuramente uno dei maggiori business in tali termini.
Ne consegue che anche la divisione territoriale delle franchigie ha una logica ben precisa, determinata maggiormente da interessi economici, piuttosto che dalla radicata cultura sportiva. Quest'articolo vuole essere un'analisi dell'attuale distribuzione delle franchigie NBA, confrontata con le potenzialità del territorio nazionale.
La National Basket Association, si compone di due conference, l'Eastern e la Western a loro volta suddivise in tre divisions: Atlantic, Central, South East, e Northwest, Pacific e Southwest. Un totale complessivo di 30 franchigie, a rappresentanza di 28 città americane ed una canadese.
Dando un'occhiata al territorio a stelle strisce (composto da 50 stati) le 30 franchigie rappresentano poco più della metà dell'intera nazione. E' oltremodo interessante suddividere per stato d'appartenenza la rappresentazione delle divisions di cui sopra:
California: L. A. Lakers; Golden State Warriors; Sacramento Kings; L. A. Clippers.
Texas: Dallas Mavericks; San Antonio Spurs; Houston Rockets.
Florida: Miami Heat; Orlando Magic.
Arizona: Phoenix Suns.
Colorado: Denver Nuggets.
Georgia: Atlanta Haws.
Illinois: Chicago Bulls.
Indiana: Indiana Pacers.
Washington: Seattle Supersonic.
Louisiana\Oklahoma: New Orleans Hornets.
Maryland: Washington Wizard.
Massachusetts: Boston Celtics.
Michigan: Detroit Pistons.
Minnesota: Minnesota Timbervolwes.
New Jersey: New Jersey Nets.
New York: New York Knicks.
North Carolina: Charlotte Bobcats.
Ohio: Cleveland Cavaliers.
Oregon: Portland Trailblazers.
Pennsylvania: Philadelphia Sixers.
Tennessee: Memphis Grizzlies.
Utah: Utah Jazz.
Wisconsin: Milwaukee Bucks.
Canada: Toronto Raptors.
California e Texas, due degli stati maggiori della confederazione rappresentano in termini percentuali il 24% delle squadre della lega. Tra le città invece la fa da padrone L.A. unica metropoli ad avere due franchigie, anche se la distanza tra New York e New Jersey è davvero labile.
La mia considerazione iniziale è rafforzata dal fatto che, le maggiori città americane, hanno quasi tutte un team che le rappresenti. Fanno eccezione Las Vegas (Nevada), sede dell'All Star Game appena trascorso, e per la quale una franchigia NBA sarebbe manna piovuta dal cielo, con il beneplacito dell'avvocato Stern.
Non escludo che ci siano già delle trattative per trasferire o creare una nuova squadra nella Sin City per eccellenza; l'effetto mediatico sarebbe di primo impatto, e l'idea sarebbe oltremodo affascinante, l'effetto che potrebbe avere su alcuni giocatori un po' meno.
Un discorso differente meritano altre metropoli U.S.A. per le quali, la mancanza di una squadra che le rappresenti, deriva più che altro dalla mancanza di appeal per il grande pubblico.Il motivo è riscontrabile nella loro ridotta dimensione; è questo il caso di Richmond (Virginia), Omaha (Nebraska) o Des Moines (Iowa); oppure per la presenza di franchigie rappresentanti altri sport (NFL, MLB e NHL su tutti), che rende pressoché impossibile tale sviluppo; è il caso di città come St. Louis (Missouri) già casa dei Rams, di Kansas City (Kansas) patria dei Chiefs, Cincinnati già rappresentata dai Bengals, o Pittsburgh con i suoi Penguins nell NHL.
Vi sono poi degli stati che per definizione e morfologia non potrebbero ospitare con profitto un palcoscenico NBA, vedi i vari Dakota (North e South), Montana, Idaho, Wyoming, Maine, Vermont, Alaska e Hawaii.
Altra osservazione rilevante è legata al fatto che le squadre NBA rappresentano tutte zone molto affollate, per definizione vicine alle coste o ai maggiori poli economici della confederazione; a diretta dimostrazione della scarsa rappresentanza degli stati centrali, i cui panorami sono ben noti nelle varie produzioni holliwoodiane, ma che non rappresenterebbero un affare né per i proprietari né per la NBA stessa.
La mia personale opinione, alla luce di quanto riportato in precedenza, è che non vi sia molto spazio per la nascita di nuove franchigie nell'NBA attuale, viste anche le esigenze legate ad un calendario sempre più concentrato. Nel caso di un reale interesse ad espandersi in nuove arre territoriali, vedrei come maggiormente fattibile il trasloco di alcune squadre attuali (Seattle?).
L'attuale interesse dei vertici della lega sembra quindi più propenso ad uno sviluppo globale della lega, piuttosto che ad una reale espansione interna [NDR: Per fortuna"]
Eventuali scenari futuri potrebbero essere rappresentati, oltre che dalla già citata Las Vegas, dal vicino Messico visto il crescente interesse centro americano per il pallone a spicchi, mentre l'ipotesi di un gemellaggio con le maggiori leghe europee appare impossibile più che improbabile, date le notevoli distanze sia chilometriche sia di stile e di regole del gioco.