Continua la crisi dei Mets, nonostante Mike Piazza…
Non si può certo dire che questa sia una stagione positiva per i New York Mets,sotto tutti i punti di vista.
Se guardiamo ai risultati, la classifica della squadra del Queens è sconfortante:ultimo posto nella East Division della National League a ben 26 partite di distanza dagli Atlanta Braves, team con il quale,secondo le aspettative di inizio stagione, i Mets avrebbero dovuto lottare per il titolo di Division.
Considerando poi che uno degli acquisti fondamenali del mercato di New York, il lanciatore mancino Tom Glavine, è stato “strappato” proprio ai Braves, il bilancio di questa regular season non può che essere negativo.
Anche perché l'ingaggio del blasonato pitcher non é stato l'unico colpo messo a segno dalla squadra della Grande Mela durante la off-season.
La ricostruzione è partita dal manager, il vincente Art Howe proveniente da Oakland, ed è proseguita con Cliff Floyd, potente battitore ex-Florida Marlins, e con Tony Clark, prima base di ottimo livello proveniente dai Boston Red Sox.
Tutto questo si è andato ad aggiungere ad un roster di primissimo piano già a disposizione dei Mets, che però hanno profondamente deluso i loro tifosi sin dalle prime partite della stagione.
Infatti i grandi nomi presenti in squadra o non si sono integrati, vedi Tony Clark, oppure non hanno trovato le motivazioni giuste per esprimersi al meglio anche allo Shea Stadium. Se si aggiunge che neppure l'età gioca a favore di queste super-star, i lanciatori Glavine e Leiter hanno 37 anni, Mo Vaughn e Mike Piazza 35, il prossimo futuro di New York sponda “non-Yankees” non si prospetta dei più rosei.
Le difficoltà incontrate quest'anno dai Mets possono trovare una spiegazione, e se si vuole una giustificazione, negli infortuni più o meno gravi che durante tutta la stagione hanno flagellato la squadra.
Piccoli guai per Al Leiter, lanciatore veterano e già protagonista delle world series contro gli Yankees, e per Pedro Astacio, altro pitcher partente e nei piani della dirigenza punto fermo della rotazione.
Guai più grossi invece per Mo Vaughn, ormai lontano dalla forma migliore e per il capitano e bandiera della franchigia newyorkese Mike Piazza, in crisi anche tecnica ed in procinto di cambiare ruolo (da ricevitore a prima base).
Dicevamo il futuro.Il General Manager (ad interim) Jim Duquette già a stagione in corso ha cercato di ritoccare la squadra ringiovanendola e liberandola di contratti onerosi forse troppo frettolasamente offerti a giocatori in parabola discendente.
Il mese più caldo, e non solo per ovvie ragioni metereologiche, è stato proprio Luglio. Inizialmente i Mets hanno scambiato con i Chicago White Sox Roberto Alomar, plurivincitore del guanto d'oro (premio assegnato ai migliori difensori della lega), ottenendo in cambio tre giocatori di Minor League.
Poi hanno “spedito” il deludente esterno Jeromy Burnitz al sole della California, ai Los Angeles Dodgers, in cambio di altri tre giovani giocatori delle leghe minori.
Infine, trade forse più sorprendente, hanno concluso con i “cugini” Yankees lo scambio che ha portato nel Bronx l'incostante ma sempre valido lanciatore Armando Benitez e nel Queens i lanciatori Jason Anderson, Ryan Bicondoa e Anderson Garcia.
A conclusione di tutti questi movimenti di mercato cosa resta ai Mets:sicuramente un monte salari alleggerito, ma anche parecchio talento in meno.Talento che però, vedi i casi Alomar e Burnitz, non si era (quasi) mai visto.
E allora perché non puntare sui giovani, su quel mondo di giocatori “sommersi” nelle leghe minori che con motivazioni e voglia di emegere potrebbero ridare smalto ai Mets per un finale di stagione orgoglioso, e per un 2004 molto più ambizioso.
L'importante e tornare a crederci, perché New York non debba più vedere una squadra che non sa più vincere.