Jamal Crawford è un giocatore mai banale, nel bene e nel male…
Jamal Crawford è la più diretta derivazione di Isiah Thomas. L'ex Bulls, pur avendo ben poco in comune con il Thomas che giocava a pallacanestro, è legato a doppio filo con il suo allenatore: l'esterno è la proiezione dei pensieri cestistici dell'ex Bad Boy, e come tale, il simbolo del suo progetto da massimo dirigente dei Knicks.
Dal momento in cui l'attuale allenatore della squadra della grande mela è approdato nella "capitale del mondo", ha cercato una sola cosa: talento fisico e atletico. Per il talento Thomas ha messo in secondo piano il resto: la chimica di squadra, la gestione sostenibile del monte salari. L'uomo che l'aveva preceduto nel suo ruolo aveva commesso, agli occhi della grande maggioranza dei tifosi, il peccato di "disfarsi" di Patrick Ewing e Latrell Sprewell senza che per essi arrivassero giocatori utili o, perlomeno, accattivanti.
In questa rubrica Crawford è già stato definito un "casinista che fa succedere cose"; ci sono sere in cui le cose succedono per davvero. Per vendicare l'orribile sconfitta di Miami Jamal ha scelto la maniera più roboante: 52 punti, 20 su 30 al tiro e 16 canestri consecutivi. "Durante la partita - ha spiegato il giocatore durante la conferenza stampa del dopo gara - il canestro mi sembrava enorme; devo ringraziare i miei compagni perché hanno continuato a darmi la palla. Ad ogni bersaglio sapevo che stavo segnando da un po' però non sapevo di preciso da quanti tiri."
In serate del genere la luce in fondo al tunnel sembra più vicina; ci sono però altre notti in cui Crawford fa soprattutto casino come nella successiva sconfitta 107-105 al Bradley Center di Milwakee. Immaginiamo già le obiezioni dei lettori all'espressione un po' colorita che riassume bene il 9 su 24 al tiro dell'esterno. Ma in questi due estremi in fondo sta la contraddizione d'una squadra che nell'ultima settimana non ha fatto passi avanti sensibili nell'"Operazione playoffs".
Dal momento della grande rissa la stagione dei Knicks è cambiata: il record (10-9, al momento di scrivere) lo indica meno d'alcune vittorie importanti ottenute contro i Pistons, i Bulls e i Cavs. E' quindi possibile affermare che, a tre anni dal suo insediamento, la scommessa dell'allenatore/dirigente stia dando i primi segnali positivi.
Lo ha recentemente fatto notare, nella sua rubrica sul New York Post, Peter Vecsey, il grande fustigatore di Thomas, di Marbury, e di tutto quel che non va ai Knicks: "Come si può non apprezzare - ha scritto il principale commentatore dell'Nba - la durezza mentale che (la squadra) sta mostrando? Come si può non notare che la squadra specie in trasferta, non si lascia andare alle difficoltà contro le squadre forti?"
E ancora: "Per quanto sia difficile interpretare i pensieri di James Dolan, se qualcuno mi chiedesse se Thomas si sta meritando la riconferma, per quanto visto in questa metà di stagione, direi di si."
Parole importanti e sorprendenti: l'apertura del Vecsey nei confronti di Isiah equivale all'apertura di Berlusconi ad un eventuale "Governo D'Alema". Per altro il giornalista non fa altro che inquadrare una sensazione sempre più diffusa. Il problema reale, semmai è approdare ad una "Fase B" in cui il talento viene limato ed asservito alla squadra.
Perché questa è la chiave per passare da una squadra promettente ma che ottiene sostanzialmente meno di quanto il talento le permetterebbe ad una protagonista fatta e finita della lega. Ne abbiamo già parlato a lungo, lo sappiamo.
C'è un altro paradosso che può indicare la via di crescita prossima ventura e della squadra. Come dicevamo quando Thomas è andato sul mercato ha cercato principalmente talento senza preoccuparsi del mix che ne sarebbe venuto fuori.
Fra i tanti giocatori sono arrivati Stephon Marbury, Eddy Curry, Crawford e Quentin Richardson; questi giocatori appaiono necessari, per proseguire con continuità e, tutto sommato, si sono guadagnati il diritto d'esser considerati le pietre angolare del progetto e del futuro prossimo. Dal draft sono arrivati "pezzi" come David Lee, il Reinaldo Balkman che con la sua energia sta dando quello che Jared Jeffries, molto deludente per ora, non riesce a fornire. Era arrivato anche Trevor Ariza, prima che venisse assurdamente sacrificato per Steve Francis.
Quando Thomas sceglie, difficilmente sbaglia un colpo. La corretta gestione e la naturale crescita di Lee e Balkman può portare ai Knicks quei giocatori di ruolo che faranno da tessuto connettivo del talento.
Chissà se Thomas è l'allenatore giusto per prendersi cura di ciò che ha assemblato? Rispondere a questa domanda al momento non è possibile.