Spurs, è crisi?

Tim Duncan circondato dalla difesa dei Nuggets…

Davvero un periodo grigio quest'ultimo per gli Spurs, che hanno rimediato un preoccupante filotto di tre sconfitte consecutive, culminato con il tonfo al cospetto dei Mavericks. Le successive vittorie riportate contro Memphis, Portland e Denver mitigano soltanto la cocente delusione.

RISULTATI
San Antonio Spurs vs Atlanta Hawks 95-81 W
San Antonio Spurs @ Cleveland Cavaliers 78-82 L
San Antonio Spurs @ Minnesota T-Wolves 101-103 L
San Antonio Spurs vs Dallas Mavericks 85-90 L
San Antonio Spurs @ Memphis Grizzlies 110-96 W
San Antonio Spurs vs Portland T-Blazers 98-84 W
San Antonio Spurs @ Denver Nuggets 92-83 W

Attualità 

Non fatevi ingannare dagli ultimi tre risultati. Quello che nello scorso report avevamo definito "il periodo più brutto dall'inizio della stagione per gli Spurs" ha acquisito, se possibile, tinte ancora più fosche. Le vittorie di questi giorni non devono far dimenticare, infatti, i sonori campanelli d'allarme suonati nell'ultima settimana, quando, tutti i problemi tecnici di questa squadra, che per altro noi vi avevamo già  fatto notare, sono esplosi. Esplosi sonoramente.

Ben felici nel calarsi nella parte del detonatore sono state, nell'ordine, Cleveland, Minnesota e Dallas. Quattro giorni, tre partite, tre sconfitte. Roba che a Charlotte, Philadelphia o New Orleans (non me ne vogliano i tifosi di queste franchigie) sarebbe quanto di più normale trovare, ma che a San Antonio, in casa Spurs, non sono abituati a vedere. Tanto che era dalla primavera del 2005 che per i nero argento non arrivavano tre stop di fila. Quasi due anni, dunque. Un'infinità .

Sconfitte che tuttavia, in una stagione dove si scende in campo per sei mesi una sera sì e una no, ci possono stare; anche se la tua maglia è bianca e arreca la scritta "Spurs". Incidenti di percorso si dice in questi casi. E invece no; non sono tanto le tre cadute che preoccupano lo staff tecnico quanto il modo in cui esse sono maturate, insieme alle altre brutte prestazioni che gli hanno fatto da cornice.

La partita di venerdì, con i Mavs, non ha fatto altro, semmai ce ne fosse ulteriore bisogno, di ribadire quali siano, allo status quo, i rapporti di forza nella SouthWest Division.

"Era una gara che avevamo maledettamente bisogno di vincere"-dice Manu Ginobili, comunque il migliore dei suoi con 25 punti- "E per questo perdere è duro. Ma credo che bisogna guardare la realtà  in faccia, e prendere atto che loro stanno giocando meglio di noi"

I Mavs, e qui non occorre certo un mago della pallacanestro, come dice Ginobili, appaiono superiori in tutto ai cugini dell'Alamo: sono più atletici, hanno una panchina infinitamente più profonda, sono più giovani, sono più atletici, segnano di più"

Senza contare la bravura con cui Avery Johnson sta pilotando questa corazzata. Nonostante la sua giovane età  sembra già  avere acquisito un'esperienza da coach navigato, tanto da permettersi addirittura finezze di sagacia, come i falsi raddoppi chiamati su Duncan, in verità  soltanto un trucco per confondere le idee al suo ex compagno di squadra.

Per tutti questi aspetti, quindi, davvero poco importa il fatto che sarebbe stato sufficiente che Bruce Bowen avesse infilato quella tripla a pochi secondi dalla sirena finale, per mandare le squadre all'overtime. Magari alla fine i nero-argento avrebbero avuto la meglio, avrebbero vinto; ma le sensazioni avute durante quei 48 minuti di basket sarebbero restate.

Come sarebbero restati i 36 punti con 10 rimbalzi di uno strepitoso Dirk Nowitzki, il quale negli ultimi minuti ha anche fatto sfoggio di una notevole, quanto insospettabile, difesa individuale su Duncan, costretto a soli 5 punti nella seconda metà  di partita.

A differenza degli ultimi scontri tra le due squadra, in ogni caso, questa volta gli Spurs non si sono fatti travolgere nel primo quarto, dominando anzi le prime frazioni di gioco. Poi il crollo.

Per quanto coach Popovich provi ad argomentare che "90 punti concessi alla miglior squadra dell'Nba sono un buon risultato", i disagi degli Spurs sono ancora una volta palesi. Troppo, per una franchigia di queste ambizioni. Quello che più fa male ai tifosi è essere testimoni di continui cali di concentrazione da parte dei loro beniamini.

Un su e giù che spesso ha come effetto quello di spaccare letteralmente le partite in due, con una metà  giocata su alti livelli, ed un'altra invece dove puntualmente si molla. Come è avvenuto anche contro Dallas, dove nel terzo e nel quarto quarto Duncan e compagni hanno trovato il modo di dilapidare una dote di ben undici punti, costruita nei precedenti due.

"Queste sono situazioni che possono ricompattare un gruppo o spaccarlo"-riflette amaramente Popovich- "Noi abbiamo sempre usato i momenti duri per testare il nostro carattere, cercando di vedere dove dovevamo lavorare di più e così migliorarci, in modo da essere una squadra più disciplinata, che esegue meglio. Ovviamente in previsione dei Playoff."

"Abbiamo avuto sempre di questi periodi, ma li abbiamo sempre affrontati e ce ne siamo serviti per essere ancora più forti quando contava. Vedremo se anche questo gruppo saprà  fare altrettanto."

Un caso molto simile è stato quello di tre giorni prima, quando a Cleveland, San Antonio è riuscita nell'impresa di segnare soltanto dieci punti in tutto il terzo quarto, di cui appena quattro su canestri dal campo. Al suono della sirena del quarto quarto i punti messi a tabellone sono stati non più di 78; una miseria. Soprattutto considerando la non proprio impenetrabile difesa dei Cavaliers. Con molte analogie, forse troppe, anche il discorso in merito alla sconfitta di Minneapolis.

Gli Spurs in quell'occasione hanno dovuto dare il meglio di sé per recuperare una partita che dopo ventiquattro minuti, sotto di diciassette lunghezze, sembrava già  chiusa. Lo sforzo, per quanto ammirevole, si è rivelato poi però essere stato vano, quando i T-Wolves, guidati da un grande Mark Blount, hanno chiuso la pratica al tempo supplementare. A nulla sono serviti i 26 punti di Tony Parker e i 24 con 13 rimbalzi, 5 assist e 5 stoppate di Tim Duncan.

"Una grande vittoria per loro e una dura sconfitta per noi. – è stato il lapidario commento di Popovich, sempre più frustrato dinanzi a tali "sbalzi d'umore"della sua squadra.

Forse, a questo punto è lecito porsi il dubbio, neanche lui conosce più la cura.

E' vero, negli ultimi giorni si è avuta una sensazione di svolta, quantomeno di ripresa. Tre vittorie di fila che sono una vera boccata d'ossigeno per la squadra. Ma decisamente troppo poco per scacciare le nubi minacciose che avvolgono l'azzurro cielo texano.

Memphis, Portland e Denver non sono banchi di prova troppo attendibili; per avere vere conferme occorre aspettare altri scontri diretti. Soltanto in quel momento sapremo cosa ci dovremo attendere da questa San Antonio. D'altronde quello che i tifosi chiedono ai loro beneamini non è niente altro che tornare a fare quello a cui erano abituati: giocare da Spurs.

Intanto, quel che c'è di buono, Ginobili continua a ingranare la marcia, contribuendo con 34 punti al successo di Memphis, facilitato anche dalle strategie difensive dei Grizzlies, che l'altra sera hanno lasciato parecchia libertà  ai tiratori perimetrali degli Spurs. Il suo formidabile 6/8 dalla grande distanza ne è una conferma. Come ne sono una conferma i 18 punti del redivivo Robert Horry, il quale dimostra ancora di avere parecchie cartucce da sparare. A dispetto di quello che dicono i suoi detrattori. Al momento si sta giocando importanti minuti nella rotazione dei lunghi, con Matt Bonner, visto da tutti, Horry compreso, come il naturale erede.

Prosegue anche il duello tra Beno Udrih e Jacque Vaughn, per il posto di vice-point guard, alle spalle di Parker. Lo sloveno, che nelle ultime settimane sembrerebbe stia avendo la meglio, è in ogni caso ancora in evidente difficoltà . Seppur nella sfida domenicale contro i Grizzlies sia partito in quintetto causa la defezione di Tony, la sua percentuale di tiro è di poco superiore al 35%; davvero deludente per uno che in Europa non faticava ad arrivare al 55. Lui parla di mancanza di fiducia: "Devo solo smettere di pensarci troppo e cominciare a infilare quei tiri che la difesa mi concede"-è il suo commento.

Udrih farà  bene a provare con i fatti quello che dice, se non vorrà  ripiombare nuovamente nel ruolo di terza opzione per quel ruolo. Popovich non ha mai nascosto la sua frustrazione nei confronti della sua poca attitudine al lavoro, e la concorrenza di Vaughn non è poi così debole.

Mercato

San Antonio rientrerebbe nella rosa di diciassette squadre che, a detta del diretto interessato, sarebbero interessate ad assicurarsi le prestazioni di Chris Webber, appena tagliato dai 76ers. Webber ha fatto sapere di essere intenzionato a giocare in una contender, in modo da poter lottare per l'anello sin da subito. Desiderio che ha quindi proiettato in cima alla lista delle papabili, oltre agli stessi Spurs, Detroit e Dallas; tutte quantomeno intrigate dall'ala.

Anche se è poco chiaro quale sarebbe la funzione dell'ex Michigan in una squadra come i nero-argento, che avrebbe invece estremo bisogno di mettere sotto contratto un uomo atletico, giovane e in salute, in modo da poterlo usare contro i vari Josh Howard o Shawn Marion di questo mondo. Descrizione che però non si ritrova minimamente in Webber, che anzi, oltre ad essere già  sopra le trenta primavere, soffre da tempo di vari acciacchi fisici. Si stenta dunque a credere che R.C Buford e la dirigenza texana si possano lasciar invogliare dal fresco free agent, più una zavorra che un'arma in più.

Operazione assolutamente plausibile è invece quella che vorrebbe l'arrivo di Corey Maggete, con Brent Barry e Beno Udrih che finirebbero in maglia Clippers. Scambio questo che porterebbe in Texas un uomo che si potrebbe rivelare di grande utilità  per Popovich, con un buon gioco perimetrale e interessanti capacità  atletiche. La trattavia, stando alle indiscrezioni, sarebbe già  in stato avanzato. L'unico nodo rimasto è proprio Barry; gli Spurs non sarebbero infatti molto disposti a cedere quella che è una pedina importante per il loro gioco, tra i primi della Lega nel tiro da tre punti e titolare di un indiscusso ball handling.

Sarà  in ogni caso molto improbabile che Los Angeles accetti di separarsi dall'ex Duke senza ricevere in cambio il figlio del grande Rick. O al massimo un altro uomo in grado di essere parte integrante della rotazione di coach Dunleavy.

Uno sguardo al futuro

Sabato notte gli Spurs riceveranno la visita dei Washington Wizards, per poi lunedì trasferirsi a Chicago, per la sfida contro i Bulls (partita che sarà  trasmessa anche da Sky). Nei giorni successivi altri due incontri interni: con i Lakers e con gli Hornets.

Il migliore della settimana

Come la scorsa volta, anche questa settimana è difficile trovare un migliore. Sarebbe più giusto chiamarlo "il meno peggio". Tuttavia, si deve riconoscere, almeno uno che il suo apporto non l'ha mai fatto mancare c'è: Manu Ginobili. L'argentino, come già  sottolineato in precedenza, si è reso protagonista di buone prestazioni dal punto di vista realizzativo, trovando anche il season high di 34 punti contro Memphis. Pesanti anche i suoi 25 nella batosta del derby texano, corroborati dalla solita grande voglia di non arrendersi mai.

Sta, lo ribadiamo, definitivamente tornando sui livelli di due anni fa. Finalmente anche gli infortuni sembrerebbero averlo lasciato in pace. E i risultati si vedono. Era soltanto una questione di tempo.

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