Deron Williams, è nata una stella.
PROMOSSI
DERON WILLIAMS
Una prima stagione solida ma non spettacolare, all'ombra del trionfale anno da rookie di Chris Paul.
Al secondo anno, però, l'ex Illinois si sta affermando come uno dei migliori playmakers dell'intera lega, e rappresenta probabilmente il vero segreto, ancor più di Carlos Boozer, che sta facendo la differenza tra i buoni Jazz dell'anno scorso e gli straordinari Jazz di questa stagione.
Ovviamente non possono mancare i paragoni eccellenti per un giocatore che sta infiammando le platee con quasi 18 punti, più di 9 assist e quasi 4 rimbalzi a partita: la somiglianza che salta subito in mente è quella con Jason Kidd al secondo anno, che all'epoca era praticamente identico sia fisicamente che sul campo (19-9-6 di media).
La grande differenza, però, sta nel tiro da fuori, visto che 'Ason, per anni orfano della J di “jumper”, al secondo anno tirava col 38% dal campo, mentre Deron fa registrare uno scintillante 48%.
DWIGHT HOWARD
Nella storia della Lega due giocatori hanno messo a referto 6 partite da 20 punti e 20 rimbalzi prima di compiere 21 anni (John Drew e Shaq). Howard, il cui ventunesimo compleanno cade l'8 Dicembre, ha fatto registrare ben tre “20-20” in 9 giorni, e attualmente è a quota cinque in carriera.
La prima scelta assoluta del 2004 sembra ormai avviato a prendere posto stabilmente nel gotha della lega: l'anno scorso è stato l'unico a superare il muro dei 1.000 rimbalzi in stagione, e quest'anno è saldamente in testa alla classifica con 14 carambole a partita, finendo in doppia-doppia in 8 delle ultime 9 gare.
Quel che più conta, però, è che non sono cifre fini a se' stesse, ma numeri che hanno letteralmente trascinato i Magic in vetta alla Eastern Conference.
GIOVANI GUERRIERI
Don Nelson sta regalando ai Warriors una stagione straordinaria, ma nel successo della squadra della baia si sta rivelando determinante il sorprendente rendimento di due giovani elettrizzanti ed energetici.
Monta Ellis è stato il miglior marcatore nelle high school dai tempi di DaJuan Wagner, ma il suo rendimento nella lega si è rivelato ben più consistente di quello del suo predecessore, e per un curioso scherzo del destino il suo rendimento ha convinto i Warriors a tagliare proprio Wagner.
Il suo ingresso nella lega sembrava ricalcare quello di Gilbert Arenas: gli scout NBA ne riconoscevano il talento offensivo sopraffino, ma lo giudicavano un tweener, non abbastanza grosso per fare la guardia e senza la necessaria intelligenza tattica per fare il play… proprio come Gilberto, compresa la scelta da parte dei Warriors all'inizio del secondo giro.
Dopo un primo anno di apprendimento sta facendo girare la testa a molti: due partite consecutive da 31 punti e 7 assist (contro Seattle e Phoenix), 20 punti, 7 assist e 4 rimbalzi di media nelle ultime cinque gare, numerazzi da courtside countdown di serata in serata, e uno stile di gioco clamorosamente simile a quello di un nuovo Wade.
Andris Biedrins è di un anno più giovane di Ellis, ma è entrato nella lega un anno prima: semisconosciuto al momento del draft, di questo magro lituano si sapeva che avesse braccia lunghe e grande feeling per la stoppata, e poco altro, e si temeva che una scelta tra le prime dieci per lui fosse sprecata.
Nei primi due anni l'ambientamento è stato difficile, anche a causa della giovanissima età , ma in questa stagione è letteralmente esploso: gioca meno di 30' a partita ma mette a referto medie di 10 punti, 10 rimbalzi (è il 13esimo rimbalzista), quasi 3 stoppate (quarto stoppatore dell'NBA), ma soprattutto segna col 67.7% dal campo, il migliore della lega.
Da qualunque parte la si guardi, questa è la radiografia di un lungo determinante… e poco importa se la meccanica dei suoi tiri liberi è la più brutta dai tempi di Bo Outlaw.
JR SMITH
Il talento non è mai stato messo in discussione, la continuità e la concentrazione invece sì. In questa settimana si è visto il miglior JR, semplicemente immarcabile per Bulls e Warriors: 36 contro i Tori, 31 contro Golden State, e soprattutto una decisiva e da lungo tempo agognata “spalla” per 'Melo Anthony.
I Nuggets hanno disperatamente bisogno di un secondo attaccante che dia sostegno alla loro superstar, ed in particolare del tiro da fuori di JR, per una squadra che dalla distanza spara spesso a vuoto: potrebbe essere lui l'ago della bilancia nella stagione di Denver, ma potrebbe anche essere un'altra illusione.
DARKO MILICIC
E' il giocatore probabimente più deriso dell'intera lega, vista la sua posizione di “intruso” tra James, Anthony, Bosh e Wade in quell'indimenticabile draft del 2003 (senza dimenticare tutti gli altri, i vari Kaman, Hinrich, Ford, Barbosa, Diaw, West, Howard).
I Magic però continuano a dargli fiducia, e piano piano qualcosa inizia a muoversi sotto la superficie: il minutaggio aumenta costantemente, e sotto i tabelloni anche il serbo sta iniziando a dire la sua: sui 48' viaggerebbe a 17 punti, 12 rimbalzi e 5 stoppate di media, ed è sesto assoluto nelle stoppate.
E' ancora troppo presto per stappare lo champagne, ma non dimentichiamoci che ha la stessa età di Millsap e Aldridge, un anno in meno di Roy e Morrison, due anni in meno di Shelden Williams. Insomma, ha ancora margini illimitati di miglioramento di fronte a sè.
RIMANDATI
NATE ROBINSON
Dopo un inizio di stagione promettente, negli ultimi dieci giorni è stato largamente insufficiente (4 punti di media, male al tiro e più palle perse che assist).
Però ha deliziato il pubblico con una giocata che resterà per decenni negli highlights della lega, una di quelle azioni che ti fanno pensare che i limiti fisiologici imposti al corpo umano forse non sono così rigidi.
Se non avete presente di che giocata sto parlando andate su youtube (, e rifatevi gli occhi con una clamorosa stoppata in aiuto dal lato debole ai danni di Yao, superando la forza di gravità e i 60cm di differenza tra lui e il cinese.
LA SFIGA CI VEDE BENISSIMO
Queste prime settimane di NBA hanno messo in mostra tanti giovani interessanti, ma in più di una occasione alle belle prestazioni dei giovani virgulti sono seguiti fastidiosi infortuni che li stanno tenendo lontani dal palcoscenico.
Brandon Roy aveva iniziato la stagione da dominatore, e sembrava destinato a ripercorrere le orme di CP3 mettendo un'ipoteca sul titolo di Rookie dell'Anno già da Natale… invece un problema al tallone lo ha tolto di mezzo, e i vari Morrison, Aldridge, Gay e Williams stanno attirando le luci della ribalta al posto suo.
Kyle Lowry, dopo essere stato lasciato inspiegabilmente a marcire in panchina da Mike Fratello per le prime settimane, era riuscito finalmente a dimostrare il suo valore con una partita da 16 punti, 6 assist, 5 rimbalzi e 5 palle rubate contro Orlando; subito dopo, però, è arrivata la frattura al polso contro Cleveland che lo terrà fuori a lungo (e intanto era già a 4 punti, 2 assist e 4 rimbalzi in soli 11' giocati).
David West è fermo ormai da quasi un mese per problemi all'avambraccio, dopo aver messo a segno 20 punti e 8 rimbalzi nelle prime 6 gare stagionali, Villanueva ha saltato già 5 gare per problemi al gomito.
Marvin Williams deve ancora scendere in campo in questa stagione, JJ Redick ha visto il parquet per soli 3' a causa di problemi alla schiena, e Robert Swift, che sembrava destinato ad una stagione positiva, ha già dovuto dare appuntamento all'anno prossimo da quest'estate.
CHRIS KAMAN
L'anno scorso si è affermato come solidissima spalla di Elton Brand, con 10-10 di media e il 52% dal campo; in questa stagione ha iniziato la stagione male, anzi malissimo, con soli 7 punti e 5 rimbalzi di media nelle prime giornate, ma nell'ultima settimana sembra aver invertito la rotta: 12+10 contro i Lakers, 12+14 contro Seattle.
TIM THOMAS
La sua straordinaria cavalcata con i Suns gli ha regalato un bel pluriennale con i Clippers, ma senza Steve Nash la vita è molto più dura: è passato dal 43.5% e 42.9% dal campo e da tre al 39.4% e 33.3% (e 50% scarso ai liberi); va detto che sta comumque contribuendo con un solido rendimento nei rimbalzi (6.0) ed assist (2.4), entrambi career-high.
BOCCIATI
SAM MITCHELL
Toronto langue mestamente in fondo alla lega, nonostante la presenza di una vera superstar come Chris Bosh, di una eccellente point guard come TJ Ford e di una buona dose di talento a roster, soprattutto sotto canestro.
La squadra non difende, non riesce a chiudere le partite anche quando gioca bene, arriva spesso in vantaggio nel quarto periodo e quasi sempre subisce rimonte avversarie: la bella vittoria contro Cleveland non può che acuire i rimpianti, perché dimostra che, quando vuole, questa squadra ha qualcosa da dare.
Quando manca un'idea tattica, quando una squadra sembra più una somma di individualità che giocano a casaccio anziché un collettivo armonico, la colpa non può che essere del coach.
In più le “gole profonde” all'interno dello spogliatoio fanno sapere che Mitchell non ha più in mano la squadra, che i giocatori non lo stanno più a sentire (“ci allena in maniera tremenda, a volte ci sentiamo come polli senza testa che corrono a casaccio“), e che ha ancora un lavoro solo perché Bosh, il suo franchise player, è dalla sua parte.
Colangelo è pronto a calare la mannaia: la testa di Mitchell potrebbe essere la prima a cadere.
JERRY STACKHOUSE
L'anno scorso è stato un sesto uomo di lusso, pedina decisiva per la grande annata dei Mavs: quest'anno ha iniziato in quintetto, ma il suo rendimento è stato negativo e, quel che è peggio, accompagnato da un pessimo inizio della squadra nel suo complesso.
I Mavs, però, si sono rimessi in riga proprio in contemporanea con la sua rimozione dal quintetto titolare, e questo non è un buon segno; i 7 punti di media col 23% dal campo nelle ultime tre partite sono un segno anche peggiore.
STROMILE SWIFT
L'eterna promessa ormai ha 27 anni e 6 stagioni complete alle spalle, ma per l'ennesima volta sembra che la tanto attesa “breakout season” non si stia avverarndo.
Le sue cifre sono in linea con le sue (modeste) medie delle ultime 4 stagioni, tranne la percentuale dal campo, crollata ad un 40% che per un lungo è semplicemente vergognoso (mai così male, nemmeno nell'anno da rookie).
Quel che è peggio, però, è che i giovani ruggenti Warrick e Gay vincono chiaramente il duello diretto con il compagno in ogni singola partita, e nonostante la predilezione di Fratello per i veterani il credito concesso a 'Stro potrebbe essere in via di esaurimento.
BEN WALLACE
Il suo trasferimento è stato la notizia dell'estate, e sembrava il pezzo ideale per completare un puzzle perfetto, portando i Bulls ai vertici della lega.
La realtà , sinora, è stata ben diversa: i Bulls, dopo l'illusoria vittoria dell'esordio, fanno una fatica bestiale, i Pistons volano e non sentono la sua mancanza, e Big Ben sta giocando ben al di sotto della sufficienza.
Per la prima volta da sette anni è sotto ai 10 rimbalzi a partita, nella sfida con i Lakers è stato nettamente battuto da Bynum, di 8 anni più giovane, quando chiunque si sarebbe aspettato una punizione durissima ai danni del bambinone, e ha toccato il punto più basso contro i Sixers (una squadra i cui lunghi sono ben lontani dall'essere dominanti): in 20 minuti nessun punto, rimbalzo, stoppata o palla rubata… solo un assist per evitare quella che sarebbe stata una gara da venti “trilioni”.
Fletcher's POWER RANKING
30. Memphis Grizzlies -
Come se non bastassero le brutte notizie, ora ci si mettono anche gli infortuni delle giovani promesse Lowry e Gay.
29. Toronto Raptors -
Bella vittoria contro i Cavs, ma continuano a non difendere e sembra che stia montando una fronda interna contro Mitchell.
28. Charlotte Bobcats -
Solo una vittoria contro i Celtics nelle ultime cinque partite, e le prossime tre sono in trasferta.
27. Washington Wizards -
Quattro sconfitte in fila e sette nelle ultime otto partite: Arenas e Jamison non ricevono grande aiuto dai compagni, ma stanno giocando ben al di sotto del loro potenziale.
26. Boston Celtics -
Le 3 vittorie in fila avevano fatto sperare, due brutte sconfitte contro Knicks e Bobcats hanno fatto riemergere i problemi.
25. Milwaukee Bucks -
Senza i muscoli di Villanueva e Simmons sotto canestro non basta un grande Redd.
24. New York Knicks -
Meno Marbury e più Francis, e all'improvviso le cose sembrano funzionare meglio.
23. Minnesota Timberwolves -
Tre vittorie di seguito li riportano a galla, e Ricky Davis fa vedere finalmente qualcosa di buono.
22. Philadelphia 76ers -
Un grande Iguodala, qualche scintilla da Shavlik Randolph, ma quando Allen I non mette 30 hanno poche speranze.
21. Miami Heat -
Niente difesa, Payton e Walker scandalosi, record disastroso nonostante un calendario facile. Le prime teste iniziano a cadere, e Dorell Wright ha finalmente la possibilità di mettersi in mostra.
20. Chicago Bulls -
Wallace deludente, Gordon discontinuo al massimo, gioco involuto e macchinoso… c'è ancora molto da lavorare.
19. Atlanta Hawks -
La magia sembra essere finita… ma finché Joe Johnson gioca così, e Josh Smith continua a volare, c'è ancora speranza.
18. Portland Trail Blazers -
Ciao LaMarcus, benvenuto nell'NBA! Benissimo Aldridge, ma Brandon R.O.Y. manca da morire, e sembrano in difficoltà : tre gare in trasferta contro squadre in gran forma ci diranno di che pasta sono fatti.
17. New Jersey Nets -
Il viaggio ad Ovest ne ha messo in evidenza i limiti: 4 sconfitte di seguito, tutte molto nette.
16. Seattle Supersonics -
Ridnour sembra essere sbocciato, e la batteria di esterni della città della pioggia è ancora più impressionante… ma i sogni di gloria resteranno solo sogni, se non trovano più solidità sotto canestro: l'uomo-chiave è Wilcox.
15. Phoenix Suns -
Amare sta lentamente ritornando al suo rendimento abituale, o qualcosa che ci si avvicina, e Diaw sembra aver superato le difficoltà di inizio stagione: sono ancora ultimi nella division, ma inizia la rimonta e il calendario non potrà che essere più agevole da ora in poi.
14. Indiana Pacers -
Nell'indifferenza generale riescono comunque ad avere il quarto miglior record dell'Est, e c'è ancora spazio per migliorare molto. Ma da Granger ci si aspettava molto di più.
13. Detroit Pistons -
Approfittano di un calendario non impossibile per vincerne 6 in fila. Non saranno spettacolari, ma sono dei brutti clienti per chiunque.
12. Denver Nuggets -
'Melo trova finalmente una spalla in JR Smith, i risultati iniziano ad arrivare e dopo un inizio difficile si siedono inaspettatamente al tavolo delle grandi dell'Ovest.
11. Los Angeles Clippers -
In settimana tre brutte sconfitte, problemi fisici per Kaman, Livingston e Maggette devono dare di più.
10. Sacramento Kings -
“Da Real K-Mart” continua ad incantare, la difesa è solida e Brad Miller è rientrato prima del previsto. C'è di che sorridere.
9. New Orleans/Oklahoma City Hornets -
Qualche infortunio di troppo rallenta la loro corsa e rischia di spezzare il ritmo, ma CP3 è incredibilmente solido e continuo e toglie molte castagne dal fuoco.
8. Golden State Warriors -
Tre sconfitte di seguito li riportano una terra, ma una grandissima vittoria sui Jazz ricorda a tutti che con questi giovani Warriors non si può scherzare.
7. Orlando Magic -
Dwight Howard sotto canestro è una belva che nessuno riesce ad arrestare: 7 W nelle ultime 8 gare, al momento sono padroni assoluti della Southeast Division.
6. Los Angeles Lakers -
Quando riescono a non andare sotto a rimbalzo sembrano i più forti di tutti… ma quando vanno sotto, sembrano una squadra da 30 vittorie.
5. Cleveland Cavs -
Sconfitte inattese contro Wizards, Raptors e Pacers insinuano qualche dubbio sulla loro solidità .
4. Dallas Mavericks -
Nessuna mezza misura per i texani: dopo una partenza da 0-4 arrivano 8 vittorie in fila: sono la squadra più in forma del momento e sembrano di nuovo quelli dell'anno scorso.
3. Houston Rockets -
Affrontano tre squadre più scarse e le regolano con grande autorevolezza… ma finora contro le contenders hanno sempre perso, ci vorrebbe qualche W di prestigio per renderli più convincenti.
2. San Antonio Spurs -
Si permettono di centellinare l'impiego delle loro stelle, ma un calendario tosto nei prossimi dieci giorni sarà un bel banco di prova.
1. Utah Jazz -
Impossibile non riconoscere il primo posto assoluto ad una squadra che batte, in rimonta, squadre in gran forma come Suns, Kings e Lakers, e sempre in rimonta.
Kirilenko è tornato, difende sempre alla grandissima ma offensivamente non è ancora lui.