Jason Kidd, un super campione che da sempre pensa prima a passare e poi a tirare…
Playmaker o Pointguard?
Questo sembra essere uno dei più emblematici dilemmi nell'attuale mondo dei canestri.
Insomma: meglio avere tra le proprie file un ragionatore che "nutra" i propri compagni sprecando il minor numero possibile di possessi, o una guardia in grado di riempire il tabellino anche se -talvolta – a discapito della fluidità del gioco di squadra?
Certo, il massimo sarebbe avere un giocatore capace di fare entrambe le cose, ossia uno in grado di prendersi (e realizzare") i propri tiri, senza per questo far venire il broncio ai compagni mentre si rientra in difesa"
Ma quanti esseri umani hanno il talento per fornire al proprio team un contributo del genere?
A parte colui che ha recentemente concesso il bis in titoli di "Giocatore di maggior valore" per la propria squadra; proveremmo con un Barone Davis in salute, (cosa ormai rara ) lui si uno capace di dominare una partita, sia in prima persona che delegando ai compari…
Poi ci sarebbe quel signore che da qualche anno ha risollevato le sorti dei Nets, una franchigia che prima della sua venuta era nota più per la palude adiacente l'arena di gioco che per i successi mietuti sul campo.
Vero però che il buon Jason con il passare del tempo ed il manifestarsi di acciacchi di varia natura (in primis alle ginocchia) sempre più spesso indossa gli abiti del direttore d'orchestra abbandonando quelli del finalizzatore.
Fatta eccezione per questi pochi eletti, il ruolo di numero "uno" è rappresentato da queste due opposte fazioni già menzionate: registi e guardie con buone doti passatorie.
Nei sogni di qualsiasi allenatore troveremmo più appartenenti alla prima categoria, ma è pur vero che nel basket moderno le difese son sempre più organizzate, (grazie principalmente al certosino lavoro di "spionaggio" da parte dei vari staff…), la velocità complessiva del gioco aumentata e perciò è sempre più arduo rinunciare ad avere un portatore di palla che non dia del tu al canestro…
E' noto che quei pochi play puri rimasti (Brevin Knight tra tutti) ad una sagace conduzione del gioco, accompagnano doti realizzative non certo di prim'ordine.
Basti pensare ai quei sublimi ragionatori del parquet come Pepe Sanchez, Papaloukas, Rigaudeau che non son riusciti a farsi spazio nella Lega (o, come nel caso del greco non hanno mai attirato le attenzioni…), principalmente per tale ragione.
Di conseguenza la maggior parte dei team per scelta o costrizione affida il ruolo di "iniziatore dei giochi" a del "personale" in grado poi di concluderli in prima persona .
Bene, ma quante volta capita che la point guard in questione abusi di tale situazione andando al tiro senza aver eseguito neanche un passaggio?
Finchè la palla va dentro, direte voi…
Ma quando succede il contrario, allora si rischiano storie tese o - se preferite - soap opera alla Larry Brown vs Marbury, con alterni risultati sia per i diretti interessati che per l'intera squadra.
Ma è possibile invertire questo trend?
E' chiaramente impossibile tornare ai tempi in cui il play (almeno il titolare nel rulo) aveva esclusivamente il compito di dettare le trame del gioco e l'assoluto divieto di andare al tiro se non come estrema ratio, ma – a nostro avviso - non sembra così insensato credere di più in quei play col sale in zucca e i polpastrelli ricchi di altruismo…
Suvvia! Se uno come Papaloukas pilota la sua nazionale ad un titolo europeo e ad un – quasi – titolo mondiale, sicuri che non sarebbe capace di stare al timone di una qualsiasi franchigia Nba?
Idem per il concittadino di Manu Ginobili: visto con quale autorità dirige le "operazioni" nella "seleccìon"? Dunque è sul serio incapace di fare altrettanto "al piano di sopra" ?
I Marbury, i Parker, gli Arenas sono senza dubbio alcuno altra merce quando si tratta di metter punti sul tabellino, ma non hanno di certo la regia nel sangue: Tonì ad esempio è anni che cerca di prendere in mano il gioco della sua nazionale con risultati alquanto deludenti per i "blues".