A New York sperano che il sorriso di Marbury non si spenga in fretta come l'anno scorso
Il primo giorno di scuola devono essere stabilite le regole che serviranno, al minimo, da qui a giugno. La metafora scolastica non è perfettamente calzante se si vuol parlare di una stagione sportiva: se l'intera squadra di New York fosse stata a scuola l'anno scorso, con quel tragico 23-59, sarebbe stata bocciata senza alcuna attenuante. Al contrario si ripete l'esperienza; il maestro che era stato chiamato a erudire i giovanotti a suon di milioni di dollari è stato epurato; col particolare che ora farà di tutto per avere quanto gli spetta, secondo contratto.
Il preside, che aveva scelto il maestro, è diventato maestro a sua volta perché il padrone della scuola gli ha chiesto, meglio imposto, di riparare al danno di un anno completamente perso.
L'accento sul cambiamento di rotta è stato enfatizzato sin dal primo incontro con i giornalisti. Quello che è stato è stato: il "grande conducator", arrivato nella "Grande Mela" per essere il filosofo della rinascita blu e arancio, s'è rivelato, secondo la vulgata più popolare in città , un ciarlatano in malafede.
Ora tutto sarà diverso, nuovo e migliore. Ne è convinto Stephon Marbury, che ha passato un'estate sugli scudi per la sua decisione di fare da testimonial a una ditta di scarpe da basket per comuni mortali. "C'è un diverso atteggiamento - ha detto Coney Island Finest - rispetto all'anno scorso. Ci avviciniamo a questa stagione con un diverso stato mentale e sentimenti diversi. Tutti noi vogliamo una sola cosa: vincere."
Per tornare alle regole di cui abbiamo parlato in apertura, Isaiah Thomas ha sottoposto i suoi giocatori ad un allenamento di due ore; nel finale è scattata la classica gara di tiri liberi, come la gara delle equivalenze al primo giorno di ripasso, con un suicidio di penalità ad ogni errore. Jarred Jeffries non si è fatto amare dai suoi nuovi compagni con tre errori consecutivi.
Già al secondo, ma soprattutto al terzo scatto lungo tutta la lunghezza del campo è apparso chiaro che a Eddy Curry per un po' toccherà la parte del compagno ciccione. Tutti dicono che l'ex Bulls è in una forma migliore rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Notando il fiatone del suo giocatore, l'ex Bad Boys gli ha chiesto se preferisse sedersi in un angolo a riposarsi. Curry ha stretto i denti e ha portato a termine la seduta d'allenamento.
"E' sempre impegnativo - ha spiegato poi ai giornalisti - per un lungo star dietro ai piccoli in una gara di corsa. Per questo non è stato il massimo sfidare Eddy in questa gara. Però voglio che il gruppo capisca al più presto che siamo una cosa sola. Tutti beneficiamo del lavoro comune e tutti pagheremo le conseguenze di eventuali errori." Curry già qualche giorno prima s'era rifiutato di rispondere a chi gli chiedeva del suo attuale peso: "Non si chiede mai il peso di una donna", ha risposto dimenticando in un colpo solo che in realtà è l'età a non dover esser mai chiesta e che bisogna essere Shaquille O'Neal per permettersi certe battute.
Comunque sia Curry ha fatto la cosa giusta, per dirla con Spike Lee: "Sono un membro della squadra - ha commentato a fine allenamento – Non avrei mai accettato di sedermi a guardare gli altri."
Mettere chiarezza nel guazzabuglio Knicks è il primo compito dell'allenatore Thomas. Glielo ha imposto James Dolan, in un certo senso sfidandolo a scendere dalla "sala vip" del Garden alla panchina per dimostrare che il disegno che il general manager Thomas aveva in testa mentre creava questo gruppo, è realmente traducibile in una squadra che ridia dignità al basket della capitale del mondo.
I nodi da sciogliere sono molteplici, per non dire infiniti. Il back court, in cui al momento e fino a prova contraria i titolari sono Marbury e Francis, prevede anche la presenza di Jamal Crawford, Jalen Rose, del playmaker tascabile Nate Robinson, del rookie Mardi Collins. Poi ci sono le ali, che potrebbero essere pure guardie: Quentin Richardson e il nuovissimo Jeffries. Giocatori che, per valore individuale, potrebbero stare benissimo in qualsiasi altra franchigia della lega. Peccato che nessuno ci tolga dalla testa che siano troppi, mal assortiti e viziati. Se Larry Brown l'anno scorso è partito con 42 diversi quintetti non lo avrà fatto solo perché ha perso la trebisonda. O perché, persa la trebisonda, ha pensato solo a remare contro.
La squadra è quella. A Thomas il primo compito di stabilire una rotazione credibile; anche se poi solo i risultati potranno dire se c'è riuscito oppure no. Dalla sua c'è pur sempre il fatto che il talento di questa pattuglia non è quello di una squadra da 23 vittorie. "Bisogna ridare fiducia ai giocatori", continua a ripetere Thomas. Anche per quello servolo le vittorie.
Che magari nasconderanno gli invitabili malcontenti di chi giocherà meno. Il resto dovrà essere analizzato nelle prossime settimane: è pur sempre il primo giorno di scuola. Pure per chi scrive.