Con Kirk Hinrich, per una decina d'anni il ruolo di playmaker è a posto a Chicago…
Quando si dice "Chicago", inevitabilmente, la prima cosa che viene in mente agli appassionati e non, è Michael Jordan, e con lui i Bulls, forse la più grande squadra professionistica nella storia dello sport americano e non solo.
Quando MJ, e con lui coach Jackson, Pippen e Rodman, hanno abbandonato o cambiato aria, forse per stanchezza, forse per demotivazione, forse per la voglia di rifondazione e di costruire un'immagine nuova e giovane del factotum Jerry Krause, gli scenari della squadra bianco-rosso-nera sono drasticamente ma inevitabilmente cambiati.
Tante stagioni disastrose, allenatori cambiati anche perché inesperti e senza un nome, diverse scelte alte al draft, e tanto altro ancora. Ma finalmente, da due stagioni a questa parte, i Bulls sembrano tornati, grazie anche al GM Jim Paxson e a un coach, Scott Skiles, che proprio sulle rive del Lago Michigan ha saputo rifarsi una reputazione.
Vorrei partire proprio dal Draft per analizzare questi Bulls: nel '99 scelgono Elton Brand, Ron Artest e Michael Ruffin, nel 2000 pescano Marcus Fizer, Jamaal Crawford, Dalibor Bagaric, AJ Guyton e Jake Voskuhl, nel 2001 vanno con Tyson Chandler (in cambio di Brand), Eddy Curry e Trenton Hassell, nel 2002 Jay Williams e Lonny Baxter, nel 2003 Kirk Hinrich e Mario Austin, nel 2004 Ben Gordon, Luol Deng e Chris Duhon, nell'ultimo draft non avevano scelte.
Questa è la storia recente della squadra del proprietario Jerry Reinsdorf, campione anche nel baseball con i White Sox. Se andiamo ad analizzare, Brand e Artest sono due All Star, quello del 2000 conferma di essere uno dei peggiori draft di sempre (vedi Fizer alla 4), Chandler e Curry hanno un ottimo potenziale mentre Hassell è uno dei migliori difensori della lega.
Jay Williams a parte, sono gli ultimi due draft ad aver radicalmente cambiato la squadra: scelti giocatori pronti subito, vincenti a livello di college e preparati da un grande coach, Calhoun, Roy Williams e Krzyzewski. Paxson inoltre ha fatto autentici colpi sul mercato con la firma di Nocioni e gli scambi coi Knicks.
La scorsa stagione è iniziata con uno sconcertante 0-11 ma poi sono arrivati i playoffs dopo 6 anni di astinenza, con Ben Gordon sesto uomo dell'anno. Quest'anno, senza Curry e Antonio Davis, e con Gordon per forza di cosa proiettato in quintetto, è arrivata una stagione che è sempre stata attorno al 50% di vittorie salvo arrivare a fine marzo con un difficile 31-40. Il pensiero di tutti è stato: addio playoffs!
Invece la squadra ha chiuso alla grandissima con 10 vittorie nelle ultime 11 partite complice anche un calendario favorevole, contro squadre già alla postseason o già fuori gioco da tempo, ma anche una vittoria a Phila, contro i diretti concorrenti all'ottava moneta. Risultato: addirittura settimo posto e Shaq&Flash al primo turno.
Con un Hinrich sempre più Stocktonesco e un Nocioni diventato addirittura un tiratore da tre più che affidabile, con i soliti 25 punti dell'inglesino per contorno, i tori di Skiles hanno fatto sudare la serie agli Heat, anche se poi sono bastate due partite con uno Shaq Chamberlainsco (30+20 nel quinto episodio allo United center) per chiudere la serie. 4-2 Heat e Bulls in vacanza.
Giocatori in vacanza ma dirigenti all'opera perché i Bulls avranno una scelta di lotteria, ricevuta dai Knicks nello scambio Curry. La priorità è un lungo interno, con centimetri e chilogrammi perché nel roster i Bulls hanno il solo Chandler, che però non è un centro puro, e tanti quattro undersized come Sweetney, Malik Allen e Othella Harrington più un giocatore molto tattico ma incline agli infortuni come il lituano Songaila.
Skiles è stato spesso obbligato ad un quintetto con tre guardie piccole, Hinrich-Duhon-Gordon, più un quattro tattico, Nocioni o Deng, e Chandler o Sweetney a seconda dell'esigenza. L'idea sarebbe quella di puntare su LaMarcus Aldridge di Texas, lungo di 210 cm per 113 kg, anche se il ragazzo non sembra molto fisico né molto duro, assomiglia un po' a Channing Frye, anche se il talento pare abbagliante.
Alternative sono Patrick O'Bryant di Bradley o il lungo bianco Aaron Gray, centri puri con buona stazza, movimenti spalle a canestro e discreti stoppatori, anche se, a quanto pare, non valgono una scelta di lotteria. Bargnani potrebbe essere un nome, ma ai Bulls serve un corpaccione che porti difesa e rimbalzi, non proprio le principali qualità del trevigiano. Credo che il sogno sia Tyrus Thomas, il nuovo Marion, ma l'impressione è che già alla due non sia più disponibile.
Per quanto riguarda il salary cap, i Bulls sono già ora 19 milioni di $ sotto il limite, in più, alla fine di questa stagione, scadranno anche i contratti di Tim Thomas (già al sole di Phoenix da un paio di mesetti) e del dimenticato Eddie Robinson.
La priorità rimane pescare un lungo, nel draft possibilmente, anche se sul mercato dei free agent ci sono nomi interessanti come quelli di Drew Gooden, Nenè, Nazr Mohammed, Joel Przybilla e Lorenzen Wright, dato che i più famosi, Ben Wallace e Zo Mourning, difficilmente lasceranno gli attuali lidi. L'idea è comunque quella di risparmiare il massimo possibile perché c'è da rinegoziare i contratti dei tre giocatori del presente ma anche del futuro, ovvero Gordon, Deng e Hinrich soprattutto, visto che, è opinione diffusa, che a parte Nash e Kidd, sia il miglior play puro della lega.
La ricostruzione è iniziata, le basi ci sono, ora bisogna mantenerle e perfezionarle.