Wade sta saldamente ipotecando il titolo di MVP delle Finali…
Gara 5 delle Finali Nba proponeva questa notte la partita forse più importante della serie, una gara "pivotal" come la chiamano gli americani, una gara che se vinta sul 2-2 avrebbe portato una delle due squadre ad un passo dal titolo e l'altra in situazione di dover forzatamente vincere due partite consecutive. Ebbene per gli Heat la partita mancante è una sola, e la promessa di Shaq al suo arrivo di portare il titolo a Miami sembra ora quanto più di veritiero sia stato proclamato.
Heat e Mavericks hanno giocato cinque quarti (sì, siamo andati in overtime!) di intensità dove per lunghi momenti i texani hanno anche imposto il loro basket di transizione, ma dove nulla hanno potuto contro una potenza inumana, quella di un Dwyane Wade straordinario, strepitoso, decisivo, chi più ne ha più ne metta.
Gli Heat non sarebbero qui senza di lui: Wade, dopo la super-rimonta di gara 3 ci ha messo lo zampino di nuovo, terminando la partita con il secondo quarantello della serie (43, 11/28) e rispondendo personalmente ad ogni canestro dei Mavericks, chiudendo da solo una partita di rara intensità emotiva andandosi a prendere un fallo (che verrà comunque discusso da qui all'eternità assieme alla presunta infrazione di campo concessagli) con 1.9 secondi da giocare nel supplementare per il definitivo 101-100; Dwyane ha messo canestri di quasi ogni genere dopo un primo tempo bruttino, salvato solo dall'insistenza nell'andare a canestro con aggressività , fatto che gli ha procurato una valanga di tiri liberi, 25 alla fine, 21 dei quali trasformati, record delle Finali stesse.
Per quanto riguarda lo svolgimento della gara, quella di ieri notte poteva essere comparabile alla famosa gara 3, quella che ha fatto girare la serie: i Mavs sono partiti forte ed hanno mantenuto il vantaggio sino all'intervallo, grazie ad un secondo quarto giocato ai livelli delle due partite casalinghe, fatto di estrema precisione al tiro e difesa di squadra, che ha tenuto gli Heat al 29% dal campo per un parziale di 30-19 scaturito soprattutto dai punti ricavati dopo un turnover avversario.
Proprio a ridosso della pausa Dallas ha sprintato per allungare le distanze, cavalcando l'onda della mano rovente di un Jason Terry da 35 punti, capace di infilare 4 triple in 9 tentativi, il tutto abbinato all'aggressività di un Josh Howard in parte riscattatosi, del quale 19 dei 25 punti finali (oltre a 10 rimbalzi) sono arrivati proprio nella prima metà ; ambedue i giocatori sono risultati fondamentali per arginare l'assenza dello squalificato Stackhouse nonchè la cattiva partenza al tiro di Dirk Nowitzki (20, 8 rimbalzi, 8/19) ancora in difficoltà nei primi due quarti.
Dopo un terzo quarto sostanzialmente targato Heat, Wade si è riproposto come uomo chiave degli Heat, segnando 17 punti nel quarto periodo e mettendo gli ultimi 11 punti di squadra: suo il jumper che ha pareggiato la gara a quota 93 a 2 secondi dal termine, dopo che Nowitzki, il quale ha fallito un libero all'interno degli ultimi 2 minuti per la seconda volta nella serie, aveva trovato con un lampo di genio lo smarcato Dampier sotto canestro per una facile schiacciata, dato che Shaq (18, 12 rimbalzi, 2/12 ai liberi) non aveva recuperato la posizione.
In overtime, la mano dei Mavs dalla linea dei liberi ha cominciato a tremare: con conseguenze pesanti: dopo un importante jumper di Devin Harris, impreciso al tiro ma ugualmente capace di ripagare Avery Johnson per la fiducia accordatagli nello stare in campo in momenti delicati, prima Dampier con un 1/2 ma soprattutto Josh Howard con un doppio errore hanno precluso la possibilità di un importantissimo +3, che avrebbe cambiato a favore di Dallas l'inerzia della gara; sotto solamente di un punto gli Heat hanno risposto con un provvidenziale lay-up di Gary Payton per il vantaggio a 29 secondi dal termine, pescando dal Guanto l'ennesimo, improbabile jolly.
I Mavs hanno risposto con un uno splendido fade away di Nowitzki per riprendere il vantaggio, ma Wade, conscio di avere in mano il pallone della vittoria, non si è smentito ed ha attaccato con decisione l'area rischiando di perdere equilibrio, pallone e partita ricavando dal tutto un fischio a favore, quel famoso fischio che sarà oggetto di innumerevoli dibattiti legati a questa serie.
Altro problema per i Mavs, il timeout chiamato dal deconcentrato Howard in un momento non voluto da coach Johnson, che aveva dato indicazioni diverse: il n. 5 di Dallas ha infatti segnalato l'intenzione all'arbitro tra un libero e l'altro di Wade e non dopo il secondo dei due tentativi come invece Johnson aveva chiesto, causando la ripartenza dalla linea di fondo anziché da metà campo; il tiro della disperazione di Harris non ha avuto comprensibilmente fortuna, decretando la terza vittoria consecutiva degli Heat, capaci di ripetere l'impresa dei Pistons del 2004, quella di vincere le tre partite centrali della serie consecutivamente.
Martedì notte il pubblico di Dallas ritroverà i suoi beniamini in uno stato psicologico e morale inimmaginabile dopo le prime due gare; gli Heat, invece, avranno un compito sulla carta più agevole potendo partire con un punto di vantaggio a favore, pur dovendo giocare in mezzo ad una massa di autentici indemoniati ed ostili.
Di sicuro c'è solo un fatto: gli Heat, grazie a Wade, non sono mai stati così vicini alla gloria da quando sono entrati a far parte della lega professionistica più bella del mondo.
Tra due giorni, ne sapremo di più.