Tutto Shaq minuto per minuto

Shaq pronto per gara4, sarà  chiamato ad una grande prova.

Miami ha vinto la prima partita della sua finale; difficile dire se la bilancia psicologica che dall'inizio sembra pendere verso il Texas, si sia riequilibrata un po'. Pensare ad una vittoria degli Heat risulterà  incredibile a chi ha negli occhi le immagini del terribile terzo quarto da 34-16, in cui le gambe di Miami sembravano ormai senza forza ed il cuore in procinto di non pompare più.

Ancora più incredibile è quel che ha fatto Wade nel finale; non tanto perché l'ex Marquette non ci abbia abituato a finali roboanti. Pat Riley lo ha tolto con 10' da giocare nell'ultima frazione dopo minuti in cui Flash sembrava trascinarsi claudicante per il campo; l'esterno degli Heat è rientrato a 6'47" dal termine della gara e da quel momento ha trascinato i suoi con 5 su 7 dal campo, un tripla, due tiri dalla media, dopo aver giocato il pick n roll con O'Neal e due penetrazioni al ferro.

Tutto questo in una serie di coincidenze che difficilmente si ripeteranno. Miami, questa può essere una delle chiavi della rimonta, è risalita quand'ha cominciato a tirare decentemente da tre: delle 6 bombe su 16 tentativi, 4 sono entrate nel quarto periodo. Gli Heat poi hanno ricavato 52 punti in area dei Mavs in una serata in Shaq ne ha segnati 16.

Come dire che la squadra continua cocciutamente ha entrare in area per fare canestro: lo fa Wade con risultati eccellent, lo fanno Walker e Williams con risultati che è meglio non commentare. Ci ha provato anche Payton che, prima di segnare il canestro della vittoria con un'azione perfetta per modi e tempi, è stato un insulto al giocatore che è stato finché è rimasto a Seattle.

Stupisce anche la scarsissima presenza mentale della squadra: lo testimoniano le palle perse, il numero altissimo di liberi sbagliati 20 su 34 in una serata in cui O'Neal è stato buono con 4 su 6. Sono 14 punti buttati che contano tanto. Ma poi le palle perse banalmente e le azioni in cui si tira al primo passaggio senza che sia stato chiamato nulla: ne abbiamo contate quattro nel solo primo periodo quando le cose andavano bene. Evidente che anche dalla panchina il guinzaglio non è così saldo.

Della difesa parliamo poco perché non è fattore che nel gioco degli Heat incida per più del 30%; e già  questo è un'ammissione di inferiorità . Vedere Shaq che a 34 anni insegue gli esterni sui blocchi fa una strana impressione visto che non lo faceva nemmeno a 25. Non molti lo hanno fatto notare visto che tutti gli occhi sono puntati sulla metà  campo offensiva e su cosa fa il pivot.

""Per tutta la mia carriera sono stato analizzato - ha dichiarato Shaq recuperando la parola - in ogni aspetto del mio gioco; non mi preoccupa. Mi da fastidio che qualcuno faccia notare che sono sotto media o non segno magnificando quello che fa Dampier che non gioca difendendo su di me 1 contro 1. C'è sempre almeno un raddoppio" In alcuni momenti del terzo periodo Shaq è stato anche triplicato.

Fra gara2 e gara3 s'è fatto un gran parlare delle finali che O'Neal sta giocando; nel precedente articolo si è vagheggiato il nome di Phil Jackson che ha voluto far notare come nel suo schema O'Neal venisse servito in movimento. Tex Winter ha rincarato la dose.

Tutto Shaq, tocco per tocco Effettivamente in gara4 Shaq ha toccato 30 palloni in zona offensivamente rilevante; da questi palloni sono nati i suoi 16 punti e altrettanti dei suoi compagni tra passaggi diretti e movimenti ad agevolare azioni personali dei suoi compagni. Di questi 30 palloni almeno un terzo, ma forse anche qualcosa in più, arriva nelle mani di Shaq, già  fermo, sul post basso sinistro dell'attacco di Miami. A quel punto si deve arrangiare. Nel corso della partita abbiamo contato solo due occasioni in cui, da Shaq, la palla è tornata fuori per essere reindirizzata all'ex LSU: da quelle due azioni sono nati 2 punti e un fallo da due liberi (1 su 2).

Questo per dire che il modo in cui Shaq viene servito si ripete in maniera abbastanza ossessiva. Altro esempio: di questi 30 "palloni toccati", 11 sono arrivati nel terzo periodo, quello in cui Miami è stata maggiormente in difficoltà . O'Neal, come dicevamo, in questo frangente triplicato dalla difesa di Johnson, ha segnato solo due punti.
Paradossalmente Shaq ha toccato poco la palla nell'ultima frazione perché quando Wade è rientrato s'è passati al "Dwyane, pensaci tu": stiamo parlando di 3 tocchi, uno da rimbalzo d'attacco.

L'altro momento in cui O'Neal non l'ha vista è stato l'inizio del secondo quarto quando, marcato per due azioni consecutive da Keith Van Horn, s'è piazzato sul lato debole per consentire a Walker di attaccare dal palleggio Howard.
Paradossi di una partita in cui non s'è capito cosa avesse preparato Riley di preciso al di là  del fatto che tutti, anche gli esterni vogliono andare vicino a canestro, intasando spazi che dovrebbero servire al pivot per giocarsela col suo marcatore diretto. Ma questo è uno di quei difetti strutturali della squadra di cui parliamo da tempo: non c'entra il Riley allenatore, semmai il Riley dirigente.

Detto questo: è evidente che Shaq non è più quello del 2001. Sarà  anche impossibile sapere se la palla gli viene sempre servita allo stesso modo perché l'ex Lakers non è più in grado di fare tutto il movimento che faceva una volta oppure perché i suoi compagni non sono grandi passatori. Potesse in questo momento O'Neal farebbe dare un "decadale" a Rick Fox.

Fa impressione vedere Shaq che, a questo livello, prende la metà  dei tiri di Walker. Ma fa ancora più impressione vedere che tutto questo è il risultato, non solo delle condizioni fisiche del pivot, ma della struttura e dei concetti su cui si basa il gioco della squadra. Come se fossimo di colpo ripiombati negli anni '80. Senza Show time, quello non c'è.

C'è gara4 alle porte, Miami deve spera che Dallas si sia accorta dell'occasione che ha buttato, spaventandosi un pochino.

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