Steve Nash sta ancora una volta stupendo tutti coi suoi Suns…
Il futuro sembrava tutto rose e fiori per i Suns nonostante la sconfitta per 4-1 nella finale della Western Conference. La squadra era giovane e aveva molti margini di miglioramento, Stoudemire aveva dimostrato di poter essere devastante anche di fronte a sua maestà Tim Duncan e Nash aveva finalmente fatto un playoff a grandi livelli.
La squadra sembrava avere bisogno solo di qualche ritocco. Però l'estate ha portato, più che qualche ritocco, una sorta di rivoluzione. Infatti del roster dell'anno scorso, rimangono soltanto cinque giocatori, i tre All-Star (Nash, Marion e Stoudemire) e due panchinari (Barbosa e Jackson).
Quentin Richardson è volato a New York per Thomas e Johnson ha preferito lasciarsi tentare dall'offerta degli Hawks. Come se non bastasse, all'inizio del training camp, Stoudemire si è infortunato al ginocchio lasciando monca la magica coppia formata da lui e Nash.
Così in soli tre mesi si era passati da un futuro promettente a un presente desolato. I media nazionali non davano un soldo per questa squadra. Le "boards" erano infestate da tifosi scontenti che cercavano colpevoli per l'imminente disastro.
Tutti si chiedevano: "Cosa faremo senza Stoudemire?", "Chi è questo francesino che abbiamo preso al posto del bravo Joe Johnson?", "Riuscirà Nash ad essere lo stesso senza il suo miglior alleato?".
Gli analisti trovano pane per i propri denti, piazzano i Suns nel gruppo dei mediocri, dubitano possano resistere in una posizione da Playoff prima del ritorno di "Stat". Alcuni suggeriscono di non forzarlo tanto sarà già troppo tardi.
L'inizio di stagione sembrava dargli ragione. 4-5 è il bilancio iniziale, ad onor del vero bisogna dire che quattro di quelle cinque sconfitte erano contro contenders (almeno a priori) e partite combattute fino all'ultimo. Ma c'era qualcosa che non andava. Nash tirava e sbagliava troppo nei minuti finali e la mancanza di Amare si sentiva più che mai.
Poi, altra sfortuna. Barbosa, che cominciava a giustificare la scommessa fatta a suo tempo dalla franchigia, si infortuna al ginocchio per colpa di uno scontro fortuito con Ginobili.
Da quel momento però, comincia la reazione. Sette vittorie di seguito, Nash di nuovo MVP, l'esplosione di un ragazzo francese che qualcuno accosta ad un certo Magic, un Marion onnipresente e un Thomas finalmente solido e convincente.
Il tutto condito con una difesa finora mai vista negli uomini di Mike D'Antoni. Infatti nelle ultime sette partite hanno sempre tenuto gli avversari sotto i 100 punti quando prima la media era di 108 punti contro. Nelle ultime nove partite addirittua la media punti degli avversari è di soli 90 punti. Hanno molto da dire in questa statistica le performance di Raja Bell, Kurt Thomas e Boris Diaw. Che stanno dimostrando di essere degli ottimi specialisti.
Un capitolo a parte merita "3D" (un "nickname" che comincia a circolare per internet, basato sul suo numero e sulle sue tre principali qualità , le tre "D": Drive, Dish e Defend) Diaw. La vera rivelazione della stagione per i Suns.
Praticamene sconosciuto prima d'oggi, Diaw era affondato ad Atlanta per colpa di un team che gli chiedeva di fare ciò che non sa fare: tirare tanto per segnare molto. Nella valle del sole invece gli lasciano fare ciò che più gli piace fare: servire i compagni.
Ed oltre a questa innata dote di assist-man, Diaw ha dimostrato un'ottima capacità di prendere rimbalzi e anche una inattesa abilità giocare come ala grande o centro. Una cosa abbastanza impensabile per un giocatore che veniva definito come una guardia. Di fatto può giocare in tutte le cinque posizioni del campo grazie al suo atletismo, velocità e abilità nel difendere giocatori più alti di lui. Segnatevi il suo nome per il "Most Improved Player of the Year".
È molto facile trovare il "colpevole" di un così sorprendente inizio, eppure negli States nessuno sembra accorgersene molto. Colui di cui parlo non è altri che Mike D'Antoni. Nonostante abbia vinto il premio a coach dell'anno continua ad essere snobbato dai più.
Il fatto che dia libertà in attacco non vuol dire che non sappia allenare una squadra, anzi, sa valorizzare ciò che ha a disposizione. Non è da tutti avere un bilancio così positivo dopo la rivoluzione che c'è stata nella rosa e dopo che un infortunio ti ha portato via la più grande minaccia nel gioco interiore che avevi.
D'Antoni ha saputo dosare il suo folto roster dando minuti quasi a tutti, riuscendo a tirare fuori il meglio da ogni giocatore. Anche House, un giocatore forse troppo sottovalutato ha trovato spazio nel sistema offensivo dei Suns, salvandoli in più di una occasione.
Alla luce di tutto ciò non è una follia affermare che i Suns formato '05-'06 sono superiori ai Suns formato '04-'05. La grossa differenza è, oltre alla già commentata difesa, un miglioramento enorme sul fronte della panchina.
Quando l'anno scorso D'Anontoni si girava per vedere chi poteva entrare trovava solo Jim Jackson, un sempre poco convincente Steven Hunter e un Barbosa ancora grezzo e immaturo. Quest'anno c'è quasi l'imbarazzo della scelta, tant'è che molti panchinari si sono guadagnati nel corso della stagione posti da titolare in varie partite.
Alle volte invece un giocatore che cominciava la partita seduto accanto all'allenatore ha giocato più minuti di quelli del titolare nel ruolo. Insomma a D'Antoni non interessano le gerarchie né le (cattive) abitudini di certi altri allenatori. Gioca chi è più in forma è chi si comporta meglio sul parquet.
La sensazione, a questo punto della stagione, è che i Suns siano ampiamente sopra le aspettative, anche le più rosee. E senza Stoudemire il loro l'andamento è qualcosa di semplicemente impressionante. È veramente difficile vedere un limite a questa squadra. I Playoff se continuano così sono una certezza, e quando tornerà Amare, questa squadra farà davvero paura.