Shaq-less Heat

Smorfia di dolore per Shaq che, a terra, s'è appena girato la caviglia…

E' appena cominciata la stagione ed è già  successo quello che non doveva succedere: Shaq starà  fuori, dalle due alle quattro settimane, per una forte distorsione alla caviglia, rimediata nel quarto periodo dell'opening game casalingo contro gli Indiana Pacers. Shaq è andato giù dopo esser ricaduto sul piede di Ron Artest dopo una battaglia a rimbalzo; è calato subito il silenzio sull'American Airlines Arena, mentre "the Diesel" tornava in panchina sostenuto da Alonzo Mourning e Antoine Walker.

Negli spogliatoi O'Neal ha chiesto alla sua guardia del corpo di "proteggerlo" da giornalisti e insiders, non volendo esser visto lasciare il palazzo sulle stampelle. Ai compagni non è rimasto che dire quello che è ovvio: "Speriamo - ha detto Gary Payton- che la sua assenza sia breve." Le stesse parole spese da Damon Jones la scorsa primavera dopo la distorsione al ginocchio di Chicago.

"Shaq - ha fatto eco Haslem - è il giocatore più dominante della lega. Per forza senti la sua assenza."
"Quando ti manca il tuo miglior giocatore
- ha chiarito Stan Van Gundy - è un problema ma non può diventare un alibi per una squadra ricca di talento come la nostra."

Blessing in disguise.
Non tutto il male vien per nuocere: l'infortunio di O'Neal potrebbe essere la sveglia che serve a Miami per iniziare realmente la stagione. Una vittoria, una sconfitta e il denominatore di una squadra che per ora ha completamente omesso la fase difensiva.

Contro i Grizzlies la partita è stata messa a posto nel quarto periodo, dopo tre quarti passati a ruminare basket in difesa e col 34.7% dal campo.

"Con tutto il talento che abbiamo - ha dichiarato Alonzo Mourning - una volta che riusciremo a mettere a posto alcune cose come andare a rimbalzo e l'intesa in attacco, le cose diventeranno più semplici." A patto che il talento non diventi l'alibi per prendersela comoda "dietro".

I 39 punti presi in un quarto e mezzo della partita contro i Pacers, il loro 62% al tiro in quella fase la dicono lunga sull'atteggiamento. Così come i sei punti consecutivi negli ultimi 2'50". La non difesa è figlia delle caratteristiche dei giocatori: Jason Williams non è certo uno "stopper", Jamal Tinsley ha fatto da subito quello che voleva.

E' finita con Gary Payton in campo per tutto l'ultimo periodo, White-chocolate seduto. Il quarto periodo è stato quello della rimonta e "quando una cosa funziona - ha detto Van Gundy - non la cambi di certo."

Williams è un giocatore chiuso, non ha rilasciato commenti, sarà  difficile sapere da lui cosa pensa realmente. Per ora il suo contributo è anonimo.

Antoine Walker.
L'esordio è stato col botto: 25 punti e 16 rimbalzi. La seconda non è riuscita altrettanto brillante. Contro i Pacers un suo gancio che non ha toccato nemmeno il ferro ed una palla persa, sul 97-93, hanno complicato, e di molto l'ultima fase della rimonta.

" Sono cose che capitano - ha dichiarato 'Toine - non mi preoccupo certo di una notte del genere quando ne hai altre 80 all'orizzonte." L'ex Boston sta giocando da ala piccola per l'assenza di James Posey.

Stan Van Gundy non ha mai nascosto di considerarlo un'ala grande e, per sovramercato, l'assenza dell'ala ex Memphis, ha impedito di chiarire il nodo di tutta la pre-season.

In esibizione Haslem è sempre partito titolare, Williams è entrato dopo da ala grande, con l'utilizzo di Jason Kapono "da numero 3".

"Quello che più mi preoccupa - dice Van Gundy - sono le palle perse, spesso causate da eccessi di confidenza, dalle cose accademiche che facciamo sul campo."

E questo chiama in causa proprio "The genius" che in carriera è sempre stato un giocatore di quantità , abituato in attacco a fare "pentole e coperchi". Ora deve diventare più ordinato. L'esigenza di Van Gundy di metterlo al più presto in ala grande deriva dal fatto che sul perimetro la difesa è già  fin troppo porosa.

Il back court
Ne abbiamo in parte accennato parlando di Williams. Chi scrive in questa situazione vede una realtà  molto simile a quella dei Lakers dell'ultimo anno: un giocatore dominante in guardia, Kobe Bryant per Dwyane Wade che, numeri alla mano, è in linea con le aspettative. In più l'amichevole presenza di Gary Payton.

Se tu hai un giocatore molto abile in guardia gli devi dare la palla; per questo motivo è meglio avere nell'altro spot un uomo in grado di essere pericoloso sugli scarichi e con pochi palloni. Queste ultime righe non sono la perorazione del ruolo di Damon Jones che ai massimi livelli ha mostrato tutti i suoi limiti di trattamento di palla.

Però, proprio quel che successe ai Lakers, con Derek Fisher molto più efficace di Payton, è un precedente che non può lasciare troppo tranquilli. Paradossalmente nell'immediato "l'uscita di Shaq" viene incontro al coach che avrà  un giocatore in meno a "chiamare" la palla. Poi bisognerà  vedere: per ora, al di là  del talento, l'attacco non è a posto. Verificare, come controprova, le percentuali di tiro, in un quadro in cui la serata di Memphis è la classica eccezione che conferma la regola.

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