La faccia di Kobe è tutta un programma…
Un mese negativo. Così in sintesi potrebbero essere definiti gli ultimi trenta giorni di regular season per i Los Angeles Lakers. Su 12 partite disputate infatti, i giallo-viola hanno portato a casa solo 5 vittorie, incamerando invece 7 sconfitte, di cui quattro consecutive, evento questo, che non si verificava dalla stagione 1995-1996, vale a dire quando a Los Angeles stava per iniziare la dinastia Kobe Bryant-Shaquille O'Neal.
Una tendenza negativa dunque, che ha diffuso in tutto l'ambiente giallo-viola un'ondata di malinconia, e che sta convincendo anche i più ottimisti che arrivare ai playoffs rappresenterà per i lacustri una vera e propria impresa.
Diciamo subito che, da un punto di vista strettamente tecnico, il meno colpevole sembra essere Kobe Bryant. Il ventiseienne di Philadelphia ha infatti fornito una serie di prestazioni maiuscole che però, nella maggior parte dei casi, non hanno portato ad una W, soprattutto a causa della scarsa vena dei "comprimari", che non stanno contribuendo in quella maniera che la dirigenza angelina si aspettava da loro.
Preoccupante inoltre, la frequenza con la quale questi Lakers perdono le partite in volata; quelle punto a punto per intederci. Fatto questo che conferma come i Lakers di oggi, abbiano una scarsissima tenuta difensiva e non riescano a gestire i grandi vantaggi che in alcuni casi si vengono a determinare (vedi l'ultima partita con i Los Angeles Clippers).
RECORD aggiornato allo 09/03/2005 = 30W-29L
RISULTATI 13/02/2005 - 09/03/2005
Detroit Pistons - Los Angeles Lakers = 103-81
Cleveland Cavaliers - Los Angeles Lakers = 103-89
Los Angeles Lakers - Utah Jazz = 102-95
Los Angeles Lakers - Boston Celtics = 104-95
Portland Trail Blazers - Los Angeles Lakers = 83-86
Los Angeles Lakers - Detroit Pistons = 90-111
Toronto Raptors - Los Angeles Lakers = 108-102
New York Knicks - Los Angeles Lakers = 117-115
Boston Celtics - Los Angeles Lakers = 104-101
Los Angeles Lakers - Dallas Maveriks = 108-103
Los Angeles Lakers - Indiana Pacers = 103-94
Los Angeles Lakers - Los Angeles Clippers = 101-110
"Dobbiamo rimanere tutti uniti e cercare di dare il meglio di noi stessi. Abbiamo un solo obiettivo: la post-season". Parola di Kobe Bryant che, al termine dell'ultima partita persa contro i Los Angeles Clippers, ha ribadito come l'unità dello spogliatoio debba essere una priorità assoluta per poter ambire all'ultimo posto disponibile per i playoffs.
Partiamo da un presupposto: arrivare ottavi (per altro attualmente i Lakers risultano noni, quindi ad oggi fuori dai playoffs) significherebbe quasi certamente uscire al primo turno contro i San Antonio Spurs o i Phoenix Suns. Perciò la domanda sorge spontanea: conviene veramente ai Lakers raggiungere l'ultima piazza disponibile per la post-season o forse non sarebbe più utile accaparrarsi una buona scelta per il prossimo draft?
Difficile a dirsi. Certamente raggiungere i playoffs è sempre motivo d'orgoglio: si terrebbe viva una stagione fino a questo momento molto deludente e soprattutto si garantirebbe quel prestigio che una squadra come i Lakers è in dovere di mantenere.
Vero è anche, che un'uscita immediata, per altro contro i San Antonio Spurs, non sarebbe accettata di buon grado da tutti i tifosi angelini; ecco allora che il discorso di Bryant assume un valore decisivo: i lacustri hanno il dovere di rialzarsi e cercare di ottenere il maggior numero di vittorie possibile.
Raggiungere i playoffs sarà dunque un'impresa titanica: non solo per l'orrido calendario che i Lakers dovranno affrontare (15 trasferte nelle ultime 23 partite), non solo perché tutte le dirette avversarie stanno marciando a pieno ritmo (Denver, Minnesota e Memphis), ma anche perché i giallo-viola sono quanto di più lontano possibile dal concetto di squadra: difesa inesistente, attacco monodimensionale, assenza totale di un centro degno di questo nome, lunghi totalmente dominati a rimbalzo.
E tutto questo non solo per colpa di Bryant, come i retorici e i benpensanti della palla a spicchi vogliono farci credere. Kobe ha certamente le sue colpe: ha cacciato via un allenatore che non sopportava più, ne ha preso un altro che alla fine è risultato inadatto (non solo a livello di schemi, ma anche da un punto di vista psico-fisico) e ha infine invitato la dirigenza a disfarsi di Shaquille O'Neal. Ma anche i suoi meriti, soprattutto da un punto di vista tecnico: è l'unico che veramente difende lungo tutti i 48 minuti, è l'unico che in attacco mantiene costante uno standard alto di qualità (Bryant ha segnato 118 punti nelle ultime tre partite, e più di 30 negli ultimi cinque match), ed è l'unico che non si tira indietro quando è il momento di prendersi il tiro decisivo (che quest'anno però gli entra meno del solito).
Vero problema di questi Lakers è dunque la difesa. Chris Mihm ha buone percentuali offensive (51% dal campo e 10 punti di media a partita), ma viene troppo spesso dominato da qualsiasi lungo avversario gli si presenti di fronte, soprattutto per quanto riguarda la consistenza a rimbalzo (solo 7 rimbalzi a partita per un cento titolare sono davvero pochi). La velocità poi con la quale Mihm commette i primi due falli, ne limitano al massimo il contributo.
Lamar Odom viene impiegato nel ruolo sbagliato. La mancanza infatti di un vera ala grande fa sì che il newyorkese venga dirottato in una zona del campo che non gli è propria e che non gli permette di esprimere tutte le sue potenzialità . Brian Grant poi, non riesce a conservare un'elevata qualità per tutta la durata del match, cosa peraltro prevedibile in estate visti i suoi noti e perduranti problemi fisici alla schiena.
Caron Butler invece è insufficiente in entrambe le zone del parquet: in attacco ha spesso percentuali orribili e quasi mai entra in ritmo, mentre in difesa mantiene una condizione che si avvicina a quella dello sciopero sindacale. Chucky Atkins infine, ha sì aumentato il suo livello offensivo (per tre volte consecutive sopra i 20 punti nell'ultimo mese), ma in difesa viene scherzato facilmente da qualsiasi altra point guard della lega.
In tutta questa abbondanza di negatività vi è comunque un dato positivo: i Lakers per la prima volta in questa stagione sono riusciti ad ottenere 3 vittorie consecutive abbattendo dunque il fantomatico tabù delle due vittorie consecutive seguite puntualmente da una sconfitta.
La prima è arrivata nel "pre All Star Game" contro i derelitti Uath Jazz. La seconda fra le mura amiche contro gli odiati Boston Celtics, prima che la "dead-line" ne modificasse in ampia parte il quintetto e infine la terza contro i Portland Trail Blazers, che di questi tempi sono diventati il vero materasso della Nba.
Capitolo Mercato
Molti, in vista della dead-line del 24 febbraio, si aspettavano uno scambio che avrebbe potuto aggiustare una stagione storta. E invece nulla è stato modificato. Le trade hanno coinvolto altre franchigie, ma nulla si è spostato nella città degli angeli.
Qualche voce di corridoio (e che per qualche ora si era diffusa in forum e web), voleva l'allenatore ad interim dei Lakers, Frank Hamblen, dimissionario. Alla fine si è rivelata come la più classica delle bufale, che la dirigenza giallo-viola non ha voluto neanche smentire.
Interessante invece sarebbe stato vedere questi Lakers con qualche aggiunta importante. Pensiamo al Barone, che con la sua immensa classe avrebbe potuto garantire un innalzamento della qualità nei giochi offensivi dei Lakers. Davis ha però preferito accomodarsi a Golden State riuscendo così nel tentativo di raggiungere una franchigia che gli permettesse di tornare più spesso nella sua terra natale (Los Angeles).
Pensiamo anche a Nazr Mohammed, centro dei New York Knicks, approdato alla corte texana degli Spurs. Un pivot del genere sarebbe sicuramente servito ai Lakers per incrementare l'efficacia a rimbalzo di una squadra che giornalmente viene dominata sotto le plance.
IL FUTURO
Eppure nulla si è mosso. Tutto è rimasto fermo e i Lakers si avviano ad affrontare l'ultima parte di stagione, consapevoli ormai che sbagliare, equivarrebbe a rimanere fuori dai playoffs dopo circa un decennio.
Ecco le prossime partite per Kobe & co.
Un ciclo durissimo di sei trasferte, in cui i giallo-viola andranno a far visita anche ai nuovi 76ers del duo Allen Iverson-Chris Webber e ai Miami Heat di Shaquille O'Neal, in quella che si preannuncia come una delle sfide più calde della stagione. Dopo queste sei match potremmo dire finalmente se i lacustri meritano o no la post-season.
10 marzo: Dallas Maveriks - Los Angeles Lakers
12 marzo: Charlotte Bobcats - Los Angeles Lakers
14 marzo: Washington Wizard – Los Angeles Lakers
15 marzo: Philadelphia 76ers – Los Angeles Lakers
17 marzo: Miami Heat – Los Angeles Lakers
18 marzo: Indiana Pacers – Los Angeles Lakers