Per avere qualche velleità di titolo ai Boston Celtics serve il miglior Paul Pierce
Che ci potesse essere un inizio di stagione difficile era già stato da noi previsto, che ci potesse essere una ripresa a gennaio/febbraio era anche questo previsto e prontamente avverato. Ora però le cose si fanno estremamente difficili. Se la squadra rimarrà com'è adesso potrà solo migliorare, ma Ainge vuole e deve fare qualcosa, l'incertezza è legata a cosa ed a quanto scambierà .
L'allenatore
È difficile giudicare l'operato di Doc Rivers perché la squadra è molto cambiata rispetto alla stagione precedente. Al contrario di quello che si può pensare, non è vero che quando tutto parte da zero l'allenatore è favorito. C'è una chimica da creare e non s'improvvisa, l'allenatore deve far digerire alla squadra i suoi dettami e non è detto che sia tutto facile e d'immediata comprensione. Se i giocatori già si conoscono è più facile per loro adattarsi all'allenatore, al contrario tutto diventa più complicato.
Questo è quello che è successo a Rivers: poca chimica e nuovo allenatore con idee completamente differenti rispetto al predecessore. Per questo motivo le difficoltà iniziali non ci hanno meravigliati e bisognava solo attendere. Quest'attesa poteva sfociare in due soluzioni: la squadra non s'integra con l'allenatore oppure al contrario s'integrano lentamente ma con crescente efficacia.
Risulta chiaro a tutti che attualmente i Celtics stanno fortunatamente andando verso la seconda soluzione, cosa auspicata e che aveva molte più probabilità di successo per motivi che non è possibile trattare in modo adeguato in questo breve mid-season report.
"Mi piace tenere questa squadra" ha detto recentemente Rivers tradendo un certo sollievo per aver raggiunto un discreto livello di affiatamento all'interno dello spogliatoio. La strada è ancora lunga ed irta di ostacoli (leggi scambi). Che poi questi ostacoli siano benefici nel futuro lo esamineremo a tempo debito.
Il coaching staff
Con questa definizione si vogliono raggruppare tutte le persone che collaborano direttamente con l'allenatore. Il coaching staff di Rivers lo ha scelto lui stesso, quindi ne è doppiamente responsabile: perché lo ha scelto lui e perché è sotto i suoi comandi.
Purtroppo ci risulta difficile giudicare il coaching staff dei Celtics perché non abbiamo (non ancora almeno") un infiltrato che ci tiene al corrente di quello che succede durante gli allenamenti, nelle discussioni per miglioramenti, metodi di allenamento ecc.
Gli unici due aspetti che possiamo giudicare senza particolari problemi sono le indiscrezioni e la gestione delle partite. Nel primo caso vogliamo esaurire velocemente l'argomento per ovvi motivi di non comprovata veridicità delle indiscrezioni stesse. Queste dicono che il coaching staff non è particolarmente preparato, diciamo sulla media, medio-bassa rispetto alle altre squadre NBA.
Il secondo aspetto è molto più intrigante e merita più attenzione. La gestione delle partite è, come opinione comune alla quale noi tendiamo a concordare, abbastanza deficitaria perché spesso e volentieri la squadra si trova a subire rimonte che portano a perdere partite per le quali una vittoria pareva a portata di mano.
Vero è che la chimica può giocare brutti scherzi, come quella di disunire la squadra e prendersi parziali importanti, ma anche con questa scusante il coaching staff non è esente da critiche. Il motivo è da ricercarsi nel fatto che questi parziali vengono subiti quando la squadra in campo è rappresentata dai giovani che necessitano per forza di cose della guida di alcuni veterani.
Se l'intenzione del coaching staff è quella di tenere i giocatori titolari freschi per il finale di partita, la colpa non viene meno perché la bravura sta proprio nel gestire al meglio tutti questi aspetti. Se questi episodi continuano a succedere allora le colpe vanno ad addebitarsi anche e soprattutto al coaching staff.
Il general manager
Danny Ainge in passato ci ha abituato a scelte impopolari, ma certe volte aveva ragione lui. Un esempio su tutti? L'arrivo di Ricky Davis un anno fa. Sono andati via giocatori che non potevano dare di più e rotti o comunque in difficoltà fisiche. Al loro posto è arrivato un giocatore che si è prepotentemente proposto come seconda forza all'interno della squadra. L'impopolarità nasce dal fatto che i giocatori andati via erano amati dal pubblico e che in quel momento la squadra aveva creato un'identità ed era in striscia positiva; Ainge però ha avuto la vista molto lunga, caratteristica importante per un buon general manager. In questo momento la situazione è la stessa: striscia positiva, ricreazione di un inizio d'identità , ma proprio grazie a quello scambio il livello ora è più alto rispetto ad un anno fa.
Ecco che, alla luce di questi fatti, quello scambio risulta uno dei più azzeccati da parte di Ainge. Ora non staremo ad analizzare tutti gli scambi effettuati, ma era importante sottolineare come una scelta impopolare oggi può essere molto positiva in futuro. "La gente è spaventata dai cambiamenti" ha detto lo scorso autunno, e lui sembra che non ne abbia.
Così come l'anno scorso la striscia positiva è stata bruscamente interrotta da quello scambio, sembra che la storia ora si ripeta: striscia positiva e scambio in arrivo. Dato per scontato che finchè non c'è ufficializzazione non si può dire per certo che ci sarà , il fatto è che tutti lo attendono ed Ainge di certo non nega. Infatti ha creato nel roster una situazione tale che può disporre quest'anno di molti contratti in scadenza, un asset molto appetibile alle squadre che vogliono ricominciare da zero o che devono fare spazio per firmare propri giocatori con pluriennali importanti.
Tutti lo dicono in modo così strombazzante che l'attesa può essere fuorviante nel senso che se non arriva un All-Star, Ainge rischia d'essere dipinto come un fallito, cosa che al momento è molto lontana dalla realtà . Lasciamo perdere proclami sul titolo in x anni, buoni solo per far felici i giornali, ma guardiamo i fatti.
La squadra ora è giovane, bella da vedere e molto futuribile, con in roster un All-Star ed un altro che ha tutte le carte in regola per diventarlo. Di contorno ci sono giocatori che stanno dimostrando molte buone cose ed altri che hanno solo bisogno di tempo per dimostrarlo. Qualcuno ha addirittura azzardato che tutta questa necessità di scambi non ce n'è, data la situazione attuale.
Due tesi agli antipodi, rispetto alle quali noi preferiamo metterci in mezzo. Rifiutiamo di credere che Ainge avrà fatto un buon lavoro solo se porterà a Boston un Barone qualunque, ma allo stesso tempo rifiutiamo di credere che non serva nessun tipo di scambio. I contratti in scadenza sono un asset invidiabile ed un bravo general manager ha il dovere di cercare in tutti i modi di valorizzarlo. Se poi ci riuscirà sarà stato bravo, se porterà in dote giocatori utili tanto di guadagnato, ma se proprio non dovesse riuscirci pazienza, i Celtics sono già discreti così, con possibilità concrete di crescita, anche in modo notevole.
Pertanto i tifosi Celtics attendano serenamente qualunque cosa succeda, senza fasciarsi la testa se come primo impatto i cambiamenti sembreranno negativi. L'attesa per valutare con calma e ponderazione tutte le problematiche annesse sarà molto utile e costruttiva. Se non succedesse nulla non sarà però un dramma.
I giocatori
Di seguito verrà presentata una breve carrellata sui giocatori, l'importanza degli stessi all'interno della squadra e qualche statistica importante.
Paul Pierce
Che sia il miglior giocatore della squadra è fuori di ogni dubbio, che sia il giocatore che può portare i Celtics al titolo questo è un altro paio di maniche. Il problema è che finchè la squadra non sarà da titolo la controprova non riusciremo ad averla. Lui vuole giocare per il titolo perché sa che non ha una decade davanti per aspettare, il problema è che ai Celtics serve solo tempo. Ora qualche statistica: è 15° in tutta la Lega nei punti per gara con 21,9; 38° nei rimbalzi con 6,80; 42° nella percentuale dalla linea del tiro libero con 81,9%; 33° negli assist con 4,3; 9° nelle palle rubate con 1,74; 46° nel rapporto palle rubate/palle perse con 0,59; 42° nei minuti giocati con 36,2; 44° nelle doppie doppie con 11; 4° nelle triple doppie con 2; 17° nell'efficiency; infine 13° nelle palle perse con 2,96.
Ricky Davis
Bistrattato, criticato, attaccato. A lui importa poco e quest'anno, adattatosi ad una realtà come i Celtics, sta giocando divinamente. Se non ce la fa Pierce, arriva lui a risolvere le partite. Una felice certezza che sarebbe opportuno non allontanare. Il suo contratto è lungo e non eccessivamente oneroso e se gioca sempre così è quasi un affare. Poche le statistiche dove compare: 49° nella percentuale del tiro libero con l'81%, 45° nelle palle rubate con 1,13 e 31° nelle palle perse con 2,49.
Raef LaFrentz
Il commento dovrebbe essere la fotocopia di quello di Davis, con qualche piccola differenza. Lui non risolve le partite, ma ha la favolosa capacità , rara nei lunghi d'oggi, di fare sempre qualcosa di buono quando decide di attaccare il canestro. Purtroppo per lui il suo contratto è molto oneroso e questo è un fardello che si porterà dietro fino alla sua conclusione. È però positivo che sta migliorando ogni mese e questo non può che fare bene a lui ed alla squadra. Le sue caratteristiche di rimbalzista e tiratore dalla lunga distanza si riflettono anche nelle statistiche personali: 29° nei rimbalzi con 7,50; 41° nei rimbalzi offensivi con 2,10; 22° nella percentuale dal campo con 49,8%; 28° nella percentuale da 3 punti con 39,7%; 37° nelle stoppate con 1,13; 48° nelle doppie doppie con 9.
Gary Payton
All'inizio sembrava non volesse neanche venire a Boston, poi alla fine è arrivato e ha lasciato un segno molto positivo. Ha fatto capire ai giovani come e cosa fare per vincere, ora spetta a loro dimostrare d'aver capito la lezione. Ha dichiarato che sicuramente non rifirmerà a fine stagione per Boston e gli si deve credere, per questo è il maggiore indiziato per eventuali scambi prima del 24. Anche lui compare in una buona serie di statistiche: 16° negli assist con 6,1; 33° nelle palle rubate con 1,27; 46° nel rapporto palle rubate/palle perse con 0,59; 46° nelle palle perse con 2,13.
Tony Allen
Molti il giorno del draft si sono chiesti chi fosse quel Allen scelto da Ainge, e noi con loro. Poi ha iniziato a giocare ed abbiamo capito che è uno vero. Tra i rookies era il più pronto alla vigilia, si sapeva e lo ha dimostrato, ma nessuno, forse neanche Ainge nei suoi sogni più belli, pensava che si potesse meritare il quintetto; l'avevamo accennato nel pre-season report, ma non ci abbiamo creduto nemmeno noi, e sbagliavamo. L'unico neo è che sembra non avere grossi margini di miglioramento. Sarebbe 33° nella percentuale dal campo con il 47,9% ma ha tirato troppo poco per entrarci; è 7° nel rapporto palle rubate/palle perse (primo tra i rookies) con 0,96 e 2° tra i rookies nelle palle rubate con 1,06.
Al Jefferson
Scelto alla 15, se si rifacesse il draft adesso sarebbe un delitto farlo scendere sotto la 3. Sa fare tutto, si allena molto e bene ed è lampante che i suoi margini di miglioramento sono enormi. Si pensi solo che i paragoni si sprecano: il nuovo Jermaine O'Neal, il nuovo Moses Malone. A lui serve solo tempo per crescere con serenità , ai Celtics goderselo per molti, molti anni. Sarebbe 11° nelle percentuali dal campo con il 51,9% ma anche lui ha tirato troppo poco per entrarci e sarebbe 46° nelle stoppate con 0,98 ma neanche qui non ha diritto ad entrare in classifica.
Mark Blount
In estate qualcuno mormorava che la stagione appena terminata fosse stata positiva per Blount solo perché ci ha messo tanta volontà per giocare bene per farsi rinnovare il contratto. Purtroppo avevano ragione. Vedendolo giocare è evidentissimo che gli manca la cattiveria necessaria per giocare ai livelli di una stagione fa. Non appena Jefferson sarà pronto per il quintetto, sarà proprio Blount a lasciargli il posto. Solo due volte entra in classifica: 6° nella percentuale dal campo con il 53,8% e 43° nelle palle rubate con 2,21.
Marcus Banks
Sballottato da una parte all'altra, lui fa quello che può, ma probabilmente non diventerà mai una stella. Al limite può diventare un buon cambio per un ottimo play oppure un discreto titolare in una squadra mediocre. Quello che è certo è che una decade di NBA può farla tranquillamente, ma non lascerà un segno migliore rispetto a tanti altri.
Kendrick Perkins
Ha passato un anno a modellare il corpo ed a studiare, ora inizia a goderne i frutti. Non ha il talento di Jefferson, ma potrà diventare un buon giocatore d'area se continuerà a lavorare duro come ha fatto finora.
Jiri Welsch
Ad inizio stagione prevedevamo per lui la stagione della consacrazione, purtroppo ha sofferto l'ascesa di Davis ed i continui cambi di ruolo che gli ha imposto Rivers. Il giocatore però è ancora giovane e può crearsi un'identità certa, se a Boston o da altre parti è da vedere. Merita ancora fiducia.
Delonte West
La sfortuna potrebbe avere il suo nome. Poteva essere il cambio fisso di Payton sopravanzando Banks, al quale sembra superiore, ma i due infortuni in sequenza gli hanno tarpato le ali ancor prima di volare. Potrà ancora dire la sua, ma già ora ha l'etichetta di "rotto" addosso e sarà difficile togliersela.
Tom Gugliotta
É arrivato per fare grandi cose, ma purtroppo per lui la fine della carriera di avvicina. Non è più scattante come un tempo ed anche il tiro gli fa difetto. La sua ora è ormai suonata.
Justin Reed
Seconda scelta, la sua speranza è quella di riuscire a rimanere in roster il più a lungo possibile.
Michael Stewart
Utile solo perchè gli scade il contratto.
Il futuro
Il futuro è la caccia al titolo. Sarà banale, ma non per tutte le squadre quest'obiettivo è nella mente dei giocatori e dei dirigenti. Per esempio i dirigenti dei Los Angeles Clippers hanno la stessa voglia di vincere dei Boston Celtics? Risposta scontata.
Come fare per raggiungere quest'obiettivo? Qui viene il bello. Ognuno ha la propria visione: chi punta alla difesa, chi all'attacco, chi sui giovani, chi sui veterani e chi più ne ha, più ne metta. Per evitare di redigere un trattato su quest'argomento, analizziamo la visione di Ainge in proposito.
Per il G.M. la strada per la vittoria del titolo è chiara: talento, durezza ed automotivazione. Vuole una squadra giovane e tutta rivolta all'attacco. Ricetta semplice, ma non per nulla facile. Per sua fortuna, Ainge ha dalla sua un'invidiabile talento nella scelta al draft che gli permette d'arricchire il roster. Non occorre ricordare il fantastico draft che ha svolto l'anno scorso. I più attenti ricorderanno che era stato criticato e deriso e noi siamo stati tra i pochi a lodarlo per le buone scelte. Se poi si sono rivelate ottime è stato anche grazie ad un po' di fortuna, ma chissà perché la dea bendata bacia spesso e volentieri i più bravi.
Se nel brevissimo rimaniamo in attesa di qualche notizia che dovrebbe arrivare prima del famoso 24 febbraio, non è possibile ipotizzare alcunché nel futuro prossimo (fine stagione e la successiva) né nel futuro remoto (fra due stagioni ed oltre) perché è possibile che entro il 24 febbraio ci siamo delle variazioni importanti che farebbero saltare qualunque previsione.
Anche se non possiamo fare previsioni sul roster attuale, possiamo vedere cosa Ainge voglia che la squadra faccia. Nessun dubita sul fatto che i play-off sono un'esperienza indispensabile per questi Celtics. Un'apparizione più lunga possibile è l'obiettivo che ci si può prefiggere perché il passaggio di un turno in caso di vittoria dell'Atlantic Division non è una possibilità remota.
Nei prossimi anni ovviamente l'obiettivo è l'anello, ma se ci sono buone probabilità che fra qualche anno Jefferson possa diventare un giocatore franchigia, un giocatore che è già stella nel roster scalpita. Parliamo ovviamente di Paul Pierce.
Ha già 28 anni e si rende conto che la sua curva di rendimento non rimarrà alta in eterno. Risulta comprensibile quindi che il giocatore si chieda se sarà Boston la squadra che potrà fargli vincere il titolo. Quest'anno ed il prossimo saranno utili ai Celtics ed a Pierce per verificare se esistono le condizioni per rimanere assieme per l'obiettivo comune in tempi brevi, "tre/quattro anni" dice Pierce. È una coincidenza che il suo contratto scade fra 3 anni con un'estensione per un successivo a discrezione del giocatore? Noi non crediamo alle coincidenze.
Il presente può essere positivo, ma il futuro potrà essere esaltante, rimaniamo fiduciosi perchè le soddisfazioni non mancheranno.