Un uomo solo al comando…cosa accadrebbe se sapesse sfruttare meglio i suoi gregari?
Buon Natale dalla California (metaforicamente).
La settimana delle feste ha regalato ai tifosi locali della NBA una delle sfide più attese dell'intera regular season: il ritorno nel "suo" palazzetto dell'ex re di Hollywood, Shaquille O'Neal per il primo faccia a faccia con l' ex compagno di combo, Kobe Bryant.
New Orleans Hornets 89 @ L.A. Lakers 101
Miami Heat 104 @ L.A. Lakers 102 dts
Toronto Raptors 99@ L.A. Lakers 117
Lo spettacolo non è davvero mancato per coloro che hanno scelto di passare il giorno più bello dell'anno nella cornice dello Staples Center.
Solamente due giorni prima i Lakers si erano sbarazzati ancora una volta dei New Orleans Hornets, grazie ad una buona prova di squadra, in particolare di Chris Mihm, 11 punti e 21 rimbalzi per il ragazzone e di Chucky Atkins, autore di un'altra ottima partita in una cabina di regia (30 punti e 7 assist) che sembra cominciare a calzargli sempre più comoda.
La partita del giorno di Natale però prometteva di essere ben altra cosa.
Gli Heat arrivavano da una serie di 10 vittorie di fila, con Shaq che nell'ultima gara prima della trasferta angelina aveva fatto letteralmente furore condendo con i fatti le tante piccole e grandi provocazioni verbali con le quali aveva riempito gli spazi a sua disposizione sulla ESPN.
Le aspettativa non sono state deluse.
Quattro quarti di buona pallacanestro offensiva, alcuni sprazzi di difesa accettabile, un over-time per decidere il risultato, due protagonisti ed un eroe a sorpresa ma non poi così tanto, sono risultati alla fine gli ingredienti di un dolce di Natale decisamente ben riuscito.
La sfida fra la Corvette - Kobe e il muro o il Diesel - Shaq è finita sostanzialmente in pareggio. Fino a quando sono stati in campo l'un contro l'altro armati i due campioni hanno giganteggiato mostrando il meglio ed il peggio del proprio repertorio.
Shaq ha guidato il proprio attacco con movimenti al limite del balletto classico e ha chiuso a 2.14 minuti dal termine del tempo regolamentare con un bilancio di 6 falli, 24 punti e 11 rimbalzi e una guida della propria squadra indiscutibile.
Il suo avversario in maglia bianca ha segnato invece 42 punti, con 6 assist, 9 palle perse e alcune conclusioni veramente al limite delle possibilità umane, delle quali il top a nostro modesto avviso è stato il tiro in sospensione con tabellonata esibito nel terzo quarto.
Peccato che anche per Bryant e per i Lakers la partita sia praticamente finita con l'uscita dal campo del numero 32 avversario.
Sì, perché da quel momento il capitano di L.A. forse scarcico mentalmente, forse per le triple marcature esibite da un ottimo Van Gundy ha letteralmente lasciato il parquet non segnando più un punto e cercando solo un paio di conclusioni almeno fino a 3 secondi dalla fine dell'over time.
In questo lasso di tempo i veri primi uomini della partita sono diventati, Lamar Odom adenalitico e voglioso come non mai (24 + 11 alla fine per lui con due grandi triple proprio nel supplementare) e soprattutto Dwayne Wade che dopo aver lasciato al suo centro e ormai mentore gran parte del proscenio per oltre tre quarti è diventato immarcabile e ha segnato da solo tutti i canestri decisivi per la vittoria di due punti degli Heat. Alla fine per lui un bilancio quasi riduttivo di 29 punti e 10 assist.
Alla fine la gara ha detto davvero tanto sulla stagione attuale e forse futura di Los Angeles.
Ha detto innanzitutto che l'ex dinamico duo dei Lakers è tutt'ora il migliore nei rispettivi ruoli.
Ha detto che ad oggi gli Heat e almeno altre 8 squadre sono migliori di questi Lakers, per esperienza, capacità di gioco, distribuzione del talento, ma che i margini per migliorare ci sono tutti.
Dopo tante critiche (giustamente) fioccate su questo progetto, la squadra di proprietà del Dr. Buss ha rivelato il proprio volto una volta per tutte: si tratta di una squadra che segna con facilità ma che ha in Bryant il miglior additivo ed il peggior nemico.
La differenza di con Miami in questo caso l'ha fatta la capacità della stella di coinvolgere i propri compagni, cosa che il numero 8 non ha mai ancora fatto.
Per lunghi tratti del gioco Kobe sembra giocare astratto dal resto del mondo, certo si tratta di un basket sublime, dovuto in questo caso all'assenza di Butler, ma che spreco lasciare un Odom che finalmente comincia a mostrare tutta la sua classe come uomo sul lato debole in attesa di un fantomatico scarico.
A riprova di quanto detto è infine arrivata l'ultima partita del 2004: ancora una Kobe da 48 punti massimo stagionale, ancora un one man Show contro i Raptors, ancora una doppia doppia per un Lamar in vena di raccolta briciole contro un avversario non proprio irresistibile.
Il meglio della settimana: ad oggi i Lakers sono nella posizione che molti pronosticavano per loro già dall'estate, sono la settima forza della Western. Ad essere ottimisti questa è una partenza più che onorevole. La squadra di Rudy T gioca esattamente il basket che ci si aspettava, grande spazio alla stella (in media da MVP) vittorie contro le avversarie con le quali si deve vincere (almeno quasi sempre) e sconfitte contro coloro con i quali logicamente si dovrebbe perdere.
Ecco, ad oggi il primo obiettivo di L.A. è quello di diventare più imprevedibile, una mina vagante, un oggetto di difficile lettura. Per ora questo è il massimo ottenibile, almeno fino al rientro di un secondo centro di ruolo (Vlade dove sei???) e fino al coinvolgimento delle altre stelle della squadra, se mai ci sarà .
Il peggio della settimana: due cose non possono passare inosservate: il brutto episodio costato a Butler la presenza nella mega sfida contro gli Heat, un gesto assolutamente da censurare anche per un giovane che viene dipinto come una persona con la testa sulle spalle e più tecnicamente la scomparsa di Kobe nel finale della suddetta partita.
Ma come? Per più di 3 quarti mi domini l'attacco, meni le danze, costringi il grande Aristotele al sesto fallo e poi mi lasci in braghe di tela per il finale, passi poi l'errore sulla sirena che ci sta?
Certo a Odom non sarà sembrato vero di avere un squadra sulle spalle per una volta, fare il capitano vero senza quell'assordante invito allo scarico"ma almeno per una volta si poteva fare un qualcosa di normale e non passare da un eccesso all'altro?
E adesso?
Dopo l'episodio non fortunato ma certamente interessante contro Miami, Los Angeles potrà festeggiare la fine dell'anno per poi tuffarsi in un periodo a dir poco decisivo: prima Denver in casa, poi il Texas come avversario, con San Antonio e Dallas in trasferta ed il momentaneo ritorno in California contro Houston, prima di tornare in trasferta ancora a Denver e a Minnapolis (per prima).
I cuori deboli stiano a casa!
Alla prossima"
BUON ANNO!!!!