Il meglio e il peggio dell’NBA

Bobby Simmons, il più inatteso dei protagonisti di queste prime settimane.

PROMOSSI

Bobby Simmons
E questo qui da dove è saltato fuori? In una squadra con giocatori dal talento sopraffino come Maggette e Brand, e con un affidabile veterano come Kerry Kittles acquisito in estate, nessuno si aspettava l'esplosione di un giocatore che l'anno scorso viaggiava col 40% dal campo e il 16% da tre.
Sfruttando l'assenza di Kittles e un inizio di stagione scialbo da parte di Maggette, Bobby si è affermato come il più improbabile dei go-to-guys per una squadra rispettabilissima, che al momento sarebbe ai playoffs lasciandosi alle spalle formazioni ben più rinomate.
Viaggia sostanzialmente al doppio delle sue medie in carriera, ma stupiscono in particolare le sue cifre al tiro: 55% dal campo, 54% da tre, 93% ai liberi… numeri spaventosi, se consideriamo che si tratta di un esterno. Se dovesse concludere la stagione con questi numeri diventerebbe il secondo giocatore nell'intera storia dell'NBA ad essere nei primi 10 della lega sia nella percentuale dal campo che in quella ai liberi. L'altro è Kevin McHale.

LeBron James
Come si fa a giocare così bene a questa età ? Come si fa a non lasciarsi travolgere dall'incredulità  guardando quello che questo fenomeno assoluto combina sera dopo sera, partita dopo partita?
Le fredde statistiche non possono rendere l'idea di quanto sia dominante… o forse si?
Se continuasse così resterebbe l'unico giocatore della storia assieme ad Oscar Robertson ad aver fatto almeno 25 punti, 5 rimbalzi e 5 assists di media nelle sue prime due stagioni da professionista; al momento è comodamente superiore a questa soglia, visto che gli assists sono più di sei e i rimbalzi più vicini agli otto che ai cinque.
Quando ha segnato meno di 25 punti ha sempre sfornato almeno 10 assists, quando ha regalato ai compagni meno di 5 assists ha sempre segnato almeno 25 punti.
Al suo ingresso nella lega si criticava innanzitutto la sua macchinosa meccanica di tiro, che avrebbe dovuto costringerlo a brutte percentuali: bene, la meccanica è migliorata, il movimento è molto più fluido, e al momento nei “jumpers” (attenzione, non la percentuale dal campo ma i soli tiri in sospensione) ha percentuali migliori a quelle di Kobe e McGrady, e tira con un accettabile 35.7% dalla lunga distanza. Più in generale ci sta abituando, partita dopo partita, a morbidissime conclusioni “in behind”, letteralmente inarrestabili per uno così alto e così devastante nell'1-vs-1.
Dite che corriamo il rischio di annoiarci a ripetere in continuazione quanto è forte, nei prossimi 10/15 anni?

Tayshaun Prince
Le sue cifre possono sembrare più o meno in linea con quelle dell'anno passato, ma in realtà  il Principe ha ulteriormente alzato il livello del proprio gioco.
In una squadra che sembra essersi clamorosamente seduta sugli allori, e che gioca con un decimo della intensità  e della voglia messa in mostra negli scorsi playoffs (per ammissione di coach Brown), Tayshaun è l'unico a mantenere un rendimento costante ed affidabile.
Il record dei Pistons potrebbe essere anche peggiore di quello attuale, se non ci avesse pensato lui a raddrizzare un paio di situazioni spinose con quarti periodi da antologia, soprattutto in difesa.
L'esempio più fulgido è rappresentato dalla sfida immediatamente seguente a “DA BRAWL”: il 21 Novembre i Bobcats avevano tutte le intenzioni di approfittare delle squalifiche dei Pistons per diventare il terzo expansion team della storia (l'ultima volta è successo nel 1969) a battere i campioni in carica nella prima sfida assoluta fra le due formazioni… a dire il vero ci stavano anche riuscendo, se non fosse stato per il Principe.
Nei 53' minuti in cui è stato in campo ha letteralmente cancellato dalla partita Gerald Wallace, il Bobcat più temibile (4 punti in totale, peggior prestazione dell'anno), e soprattutto ha sigillato la vittoria dei suoi con il canestro vincente a 16'' dalla fine del secondo overtime… canestro che peraltro non è stato un banale tap in o un banalissimo lay-up, bensì una tonitruante schiacciata volante ad una mano, in testa a tutta la difesa arancione.
A proposito, in tutto il bailamme scoppiato durante DA BRAWL, Prince è stato l'unico membro delle due squadre a rimanere placido e tranquillo in panca!

Sam Mitchell
I Raptors hanno iniziato la stagione a fari spenti, senza venire quasi mai menzionati dagli esperti nè fra le squadre con migliori prospettive, nè fra quelle più disastrate. La consideravano un po' tutti la classica squadra nè carne nè pesce, senza infamia e senza lode, e via luogocomuneggiando.
In verità  coach Mitchell sta facendo un ottimo lavoro, dimostrando concretezza, grinta e soprattutto la voglia di non guardare in faccia a nessuno.
Questi Raptors hanno un record nella media, che però deriva da una doppia personalità : all'interno di questa franchigia c'è infatti una squadra che si basa sulle stelle Carter e Rose, e che gioca in modo disastroso; senza cuore, senza grinta, senza difesa. C'è però anche una squadra che invece in campo ci mette l'anima, guidata da un Bosh che senza le due star in campo improvvisamente sembra sbocciare.
L'esempio migliore di questa tendenza è stata la sfida con gli Spurs: dopo tre periodi di massacro assoluto (+19 Spurs che avrebbe potuto benissimo essere un +40), Mitchell ha relegato in fondo alla panca Rose e Carter, affidandosi a carneadi come Palacio, Bonner, MoPete e soprattutto ad un Lamond Murray in forma smagliante.
Grazie alla grinta delle seconde linee Toronto è tornata in partita, e al resto ci ha pensato Bosh, che ha punito più volte in 1vs1 nientemeno che Sua Maestà  Tim Duncan, con una serie di partenze incontenibili, degne del miglior Garnett.

[DA BRAWL] Jermaine O'Neal
Se un giorno dovesse stufarsi della pallacesto, probabilmente un pensierino ad una carriera da pugile potrebbe anche farlo. Avete presente il fantastico gancio destro in corsa con cui ha steso il cialtrone in maglia bianca Pistons, sceso in campo dagli spalti a fare giustizia sommaria? Non so voi, ma il sottoscritto non può fare a meno di sbellicarsi quando si vede la scena del cialtrone suddetto che mena le mani come per dire “dai, fatevi avanti”… poi dalla destra dello schermo spunta Germano e… BAM! impatto perfetto proprio sulla rubiconda guanciotta del cialtrone, che stramazza a terra come un balenottero arenato, e sempre da terra abbandona il proprio orgoglio implorando pietà  a mani alzate.
Se ve lo siete persi, date un'occhiata qua, perchè merita.
Come si fa a non essere ottimisti, quando un becero ultrà  entra in campo bellicoso, si prende quello che si merita e deve tornarsene mogio mogio a casa sua a cambiarsi le mutande?

Reggie Evans
E' uno dei giocatori più duri, energici ed “affamati” della lega, nonchè probabilmente il miglior rimbalzista “pound per pound”: pur superando appena i due metri (con le scarpe) è il quarto in assoluto nei rimbalzi per 48 minuti.
In quest'occasione però vogliamo rendergli onore per quella che è probabilmente la pillola di saggezza NBA sentita in questo inizio di stagione: alla richiesta di un commento su un suo scambio di gomitate e paroline non proprio dolci con Pau Gasol, ha risposto semplicemente: “I don't know what's wrong with that girl.”
Applausi a scena aperta.

RIMANDATI

Detroit Pistons
Lasciate perdere DA BRAWL, di cui parleremo in separata sede: i campioni del mondo hanno grossi problemi tecnici e tattici. Attaccano male, difendono peggio, sono mediocri o pessimi in tutte le statistiche di squadra, ma soprattutto non mettono in campo cattiveria, grinta, tutte le caratteristiche che l'anno scorso hanno contribuito ad esaltare il “play the right way” di coach Brown.
La famosa disfida con i Pacers, sul campo era stata un vero massacro: una resa senza condizioni, una confessione di impotenza di fronte ad una squadra apparsa molto più completa e grintosa. Se a fine stagione dovessero riuscire ad imporsi comunque sul resto della Eastern Conference, dovranno ringraziare quella serata in cui hanno perso la faccia, ma i Pacers hanno perso la testa.

Corey Maggette
E' afflitto da svariati fastidi di carattere fisico, è vero (problemi alla schiena e alla caviglia), ma resta il fatto che l'anno scorso ha vissuto un “breakout year” che lo ha giustamente fatto entrare nel gotha degli esterni NBA, ma in questa stagione non sta rispettando le aspettative.
Nelle ultime due settimane ha viaggiato a 13 punti, 4 rimbalzi, 2 assist e 3 palle perse di media, con 25/67 dal campo e 4/15 da tre. Nelle ultime gare è stato lasciato ai box per permettergli di rimettere a posto la caviglia infiammata, che però non sembra grave: deve tornare al più presto quello di prima, perchè i Clippers hanno bisogno del loro go-to-guy, non possono tirare avanti a lungo affidandosi al solo Simmons.

Isiah Thomas
Con il taglio di Shandon Anderson ha definitivamente completato la sua rivoluzione: dopo 11 mesi di gestione della franchigia della Grande Mela, è rimasto nel roster dei Knicks un solo giocatore firmato da “Bin” Layden; non si può però ancora dire che questa sia una squadra di cui Isiah possa dirsi pienamente soddisfatto.
Lo dimostra il fatto che si parli in continuazione di possibili trades con mezza NBA (Raptors, Bulls e Blazers su tutti), e soprattutto il fatto che questa squadra sia ancora lontana dal poter essere una contender, nemmeno nella Eastern Conference.
Insomma, fare un consuntivo di questo primo anno di Thomas è difficile: sicuramente ha fatto meglio di Layden (d'altronde fare peggio non era umanamente possibile); altrettanto sicuramente va detto che ogni sua mossa suscita grandi entusiasmi e i classici peana tipo “finalmente questa squadra è una squadra alla Isiah Thomas”, ma tant'è dopo pochi mesi ci si rende conto che i Knicks sono sempre quelli: un jump-shooting team poco convinto, senza grande amalgama e bruttino da vedere.
ah già , l'unico giocatore firmato da Layden ancora a roster è Sweetney (che comunque potrebbe avere i giorni contati); Kurt Thomas e Houston infatti Layden li ereditò dalla gestione precedente.

[DA BRAWL] Commenti sparsi
E' vero, è stato un brutto quarto d'ora, con i bambini che piangevano e tutto quanto. Però lo strazio, l'indignazione ed il cordoglio, mostrati da quasi tutti i commentatori al di qua e al di là  dell'oceano, a chi scrive sono sembrati piuttosto eccessivi e ridicoli. In fondo è stata una rissa, parecchio estesa ma pur sempre una rissa: sono volati parecchi pattoni, ma nessuno si è fatto male, ed i colpevoli sono già  stati o saranno puniti. Niente che giustifichi frasi tipo “il punto più basso mai raggiunto dall'NBA” (ma quando mai! una rissa sarebbe più grave, ad esempio, di quando tre quarti dei giocatori della lega erano imbottiti di cocaina?), oppure le espressioni di gente come Bill Walton, che commentava l'accaduto con tono e volto degni di un documentario su Auschwitz!
Si è sentito dire più volte che le sanzioni sono state troppo dure per i Pacers, che la Eastern Conference è falsata, che dovevano essere penalizzati anche i Pistons… ma perchè? E' vero che in tutto questo chi ci ha rimesso sono stati i Pacers, e chi ci ha guadagnato sono stati i Pistons; però non è colpa dei Pistons se i propri tifosi sono degli emeriti imbecilli, mentre d'altra parte è responsabilità  dei Pacers far sì che i propri giocatori non trasgrediscano alle regole. Alcuni giocatori dei Pacers sono saliti sugli spalti, i giocatori dei Pistons no. Tutto il resto non conta.
Giù il cappello di fronte a Gill, che si è buttato subito nella mischia non per menare le mani, ma per trattenere in qualche modo Artest e soprattutto Stephen Jackson dal passare a più gravi vie di fatto.
Ah già , Stephen Jackson. Artest è stato il primo a saltare negli spalti, e quindi merita la sospensione per una stagione… ma Jackson meritava una pena ancora più severa: non ha ricevuto nessun colpo proibito da Ben Wallace, eppure era il più scalmanato prima che la situazione degenerasse; non è stato oggetto di alcun lancio, eppure appena Artest è partito, dopo una frazione di secondo StephJax era più avanti del suo compagno a menare le mani.
Una annotazione “antropologica”: se un alieno mi chiedesse di descrivergli l'alternarsi di emozioni umane, gli farei vedere i frames in cui il tifoso dei Pistons (quello con maglietta nera e occhialini, per intenderci) prima sfotte Artest ridacchiando e gesticolando, poi si rende conto che il Rottweiler (111 chili di muscoli, rabbia e labilità  mentale) si sta dirigendo verso di lui mangiandosi le sedie, e in una frazione di secondo il suo sorriso si trasforma in una espressione tipo Urlo di Munch: l'espressione di colui che sa che sta per provare il Dolore con la D maiuscola. Una grande lezione di vita per lui (peccato per quei pantaloni da buttare via), uno spontaneo moto di ilarità  per noi.

BOCCIATI

“Alternate Uniforms”
Va bene voler fare gli alternativi, ma perchè i designers delle maglie NBA ultimamente sembrano prediligere accostamenti cromatici che richiamano alla mente il colore del cibo che ti danno negli ospedali, oppure degli occhiali di Mughini?
Vedere per credere (ma solo se avete digerito da almeno un paio d'ore) le nuove mute dei Mavs, elucubrate nientemeno che da P. Diddy (o Puff Daddy o Sean Combs che dir si voglia); quelle degli Hawks, di cui qualcuno ha fatto notare la notevole somiglianza con la tenuta dei commessi di Mcdonald's; dulcis in fundo, se siete amanti del trash, non potete non possedere il sobrio abbinamento di colori “Golden Gate Orange, with Midnight Blue and California Yellow trim” dei sempre privi di vergogna Warriors.

Gerald Wallace
Dopo una preseason scintillante ci si attendevano grandi cose da Geraldo, che però fino ad ora non si è dimostrato all'altezza delle aspettative. Nelle ultime cinque partite viaggia a 12 punti, 5 rimbalzi, meno di due assists e tre palle perse a partita.
Intendiamoci, c'è di peggio fra i titolari NBA, Wallace sta godendo del triplo dei minuti di cui godeva la stagione scorsa e le sue cifre sono migliorate più del triplo… però ci aveva illusi un po' tutti, e ci aspettavamo qualche cosa in più.

Tim Thomas
Ha avuto gravi problemi familiari, siamo d'accordo, però resta il fatto che una delle tante “eterne promesse” della lega al momento sembra un ex giocatore. Nelle ultime due settimane viaggia a 7 punti di media col 27% dal campo,
5 rimbalzi, meno di 0.5 assists, palle rubate e stoppate a partita. Non attacca, non difende, non dimostra nemmeno un briciolo di grinta ed amor proprio. Al momento gioca solo perchè Isiah ha investito molto su di lui (da un punto di vista sia economico che di credibilità ), ma a tutto c'è un limite: alle sue spalle incombe il promettente Ariza, e grava sulla sua testa la spada di Damocle del possibile arrivo di Vince Carter.

Vince Carter
Ormai è ufficiale: Carter vuole essere ceduto a tutti i costi, e per mettere ulteriore pressione sui Raptors sta palesemente remando contro. Il suo problema però si chiama Sam Mitchell, che lo panchina regolarmente nei quarti periodi di ogni gara. Parte del problema è rappresentato anche dai suoi compagni, che quando lui non è in campo giocano molto meglio:
con Carter, i Raptors hanno un differenziale di punti segnati/subiti di -86; senza Carter, +78;
con Carter, i Raptors tirano complessivamente (tenendo in debito conto sia il tiro da due che il tiro da tre) il 45.9%, e concedono il 50.6%; senza Carter le cifre diventano rispettivamente 52.8% e 44.2%.
[per queste ed altre statistiche interessanti, si faccia riferimento al solito 82games.com, un grande classico per tutti gli appassionati di basket NBA].
Insomma, questo Carter è un giocatore non solo inutile, ma dannoso. Si parla ormai da tempo di una sua cessione imminente, che però presenta notevoli problemi: è sempre difficile spostare un giocatore che ha un grandissimo “nome”, cui però corrisponde un rendimento sul campo nettamente inferiore alla sua fama.
Grazie a Mitchell, a Bosh e all'impegno di carneadi come Bonner, Murray e Alston, i Raptors possono però permettersi di aspettare, perchè ora come ora hanno il coltello dalla parte del manico.

[DA BRAWL] Ben Wallace
Pensate quello che volete, ma alla fin fine il pastrocchio di Detroit è scoppiato per colpa di una sola persona, Ben Wallace.
Sì, perchè tutto nasce da un fallo di Artest a cui Big Ben reagisce in modo francamente ridicolo: è vero, il fallo era flagrant, ma quanti flagrant si vedono in ogni singola giornata di NBA? Non mi pare che tutti reagiscano come Wallace… tanto più che non si può certo dire che Big Ben non abbia mai fatto un fallo cattivo oltre ai limiti del regolamento per “punire” emotivamente un avversario.
E' lì che nasce tutto, e anche se questo non giustifica il successivo atteggiamento di Artest e Jackson (che meritano ogni singolo minuto della sospensione) non si può non dare il giusto peso alle cose. Tanto più che Artest non reagisce dopo la reazione di Wallace, non reagisce mentre Wallace si scaglia verso di lui trattenuto a stento, non reagisce nemmeno quando Big Ben, proprio pochi secondi prima che arrivi il famigerato bicchiere di birra, si distingue per essere il primo ad inaugurare i lanci di oggetti: prende un asciugamano arrotolato dalla panchina e lo lancia verso Artest immobile, una cosa che ben pochi hanno fatto notare.
Ah già , forse non tutti saprete un'altra cosa su Big Ben e il suo entourage: avete presente quell'immondo ciccione vestito di grigio, che in una serata di brutte scene si distingue per la vigliaccata peggiore di tutte, ovvero prendere a pugni in testa Fred Jones, che peserà  40 chili meno di lui e gli dava le spalle? Bene, se avete seguito attentamente le immagini forse vi sarete resi conto che dal collo taurino di questo imbecille pende un accredito ufficiale NBA… si tratta infatti di un componente della “posse” di Wallace, anzi più precisamente pare che sia addirittura suo fratello!
Tutto considerato, sinceramente 6 giornate di squalifica sembrano pochine, anzi pochissime.

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