Ben Gordon ha segnato 22 punti, massimo per la sua squadra, nella vittoria al Delta Center
Vivo sollievo a Chicago per la vittoria, 101-99, ottenuta dai Bulls contro gli Utah Jazz al Delta Center; un risultato negativo avrebbe generato la peggior partenza di sempre per la franchigia della città del vento, con nessuna vittoria e 10 sconfitte. Kirk Heinrich ha segnato i liberi decisivi, a 9" dalla fine. Eddy Curry ha segnato 21 punti venendo dalla panchina.
Quando le cose vanno male ci si attacca proprio a tutto. Ci aveva pensato Jerry Buss, la settimana scorsa, ha rigirare il coltello nella piaga: "Ho scelto di scambiare Shaquille O'Neal - aveva detto il proprietario dei Lakers - per non fare la fine dei Bulls, che hanno cavalcato troppo a lungo il periodo buono. E giacciono in fondo alla classifica."
Tutto giusto, lo sappiamo. Ma a 8 stagioni dall'ultimo titolo, qualcosa di positivo si potrebbe anche vedere. Invece nulla. Da qui sono passati Ron Artest e Brad Miller, sottovalutati e scambiati per Jalen Rose che non ha lasciato traccia. E' andata male con Jason Williams. Jamal Crawford ha traslocato a New York, riservando peste e corna alla sua ex squadra.
John Paxon lavora da poco, dopo che Jerry Krause ha mostrato poche idee, soprattutto confuse, sul dopo-Jordan. Tim "Pink" Floyd e Bill Carthright, loro malgrado, non hanno lasciato traccia: non avevano il materiale ed erano "condannati" al triangolo laterale. Quasi che fosse la nuova maledizione della squadra.
Scott Skiles è alle prese con un gruppo di giocatori con scarsa identità , forse anche talentuoso, di certo non pronto.
Il malessere all'interno del gruppo è evidente: al termine della partita persa contro i Phoenix Suns 100-82, Scott Skiles ha convocato gli stati generali della squadra che hanno generato una decisione importante: Eric Piatkowsky, Eddy Curry e Tyson Chandler hanno perso il posto in quintetto a favore di Chris Duhon, Andres Nocioni e Antonio Davis.
"Sono choccato", ha dichiarato Curry. "Questa cosa mi manda in bestia - ha rincarato Chandler - Non voglio andare in panchina, nessun giocatore lo può accettare. In particolare in questo momento della mia carriera."
E' evidente che la posizione dei due lunghi in squadra è piuttosto controversa. La loro "non-esplosione" è la principale ragione del ritardo nelle ricostruzione dei Bulls. Jerry Krause per loro decise di sacrificare Elton Brand e ripartire da zero. Questo dettaglio non è di poco conto e giustifica le reazioni dei due giocatori che temono di diventare capri espiatori, in quanto unici superstiti del precedente general manager.
"Non c'è una ragione precisa per questo cambio - ha spiegato Skiles - a volte provi a fare qualcosa. Non stiamo giocando come una squadra che ha perso 9 partite consecutive. L'ambiente rimane buono ma ci voleva una scossa." Non è dato sapere quale sia la posizione di John Paxon sulla mossa del suo allenatore.
I due hanno avuto un lungo colloquio prima della partita contro Utah, ufficialmente si è parlato delle prospettive della squadra. Sempre ufficialmente l'ex allenatore di Phoenix gode di tutta la fiducia possibile. Ma non è un mistero che Paxon scambierebbe volentieri i due giocatori, in particolare Chandler, per cui sta solo aspettando la giusta proposta. E una retrocessione in panchina non fa crescere il suo valore di mercato.
In difesa di Skiles ha speso qualche parola John "Red" Kerr, il guerriero che fece parte dello staff tecnico dei tempi buoni e nel 1968 era l'allenatore della squadra che partì 0-9: "Si deve provare a fare qualcosa. In quella stagione, dopo una sconfitta a Seattle, io cambiai l'intero startin' five, e giocammo bene contro i Lakers di West e Baylor (sconfitta 125-117 ndr)." Quella squadra raggiunse comunque i playoffs. Difficile che questa ripeta l'impresa.
Polemica a parte, rimane la sostanza: Chandler a Salt Lake city ha giocato 7 minuti in più rispetto alla sua media di 25, segnando 7 punti, la sua media esatta. Curry ne ha aggiunti 21 in 26 minuti. Ne segna 13 di media. E' chiaro che, nello speciale derby fra le squadre che hanno puntato sui liceali, Chicago battaglia nelle retrovie con gli Wizards di Kwame Brown.
La squadra attuale gioca a sprazzi: contro Phoenix, a 3' dalla fine del primo tempo, il punteggio è di 53-48. I Suns orchestrano un parziale di 12-2 e vanno negli spogliatoi sul +15. "E' imbarazzante - ha dichiarato Kirk Heinrich che sta giocando infortunato - dobbiamo rifugiarci nel lavoro e migliorare."
Allo Staples Center contro i Lakers stesso discorso: 86-84 peri i gialloviola a 5' dalla fine. Parziale di 16-9 e sconfitta. Quella che per Skiles è un piccolo problema "da risolvere salendo di livello" è in realtà una diagnosi di grave malattia.
Due conferme. La prima filosofica: "Nella Nba nei primi 40 minuti - dice Charles Barkley - non c'è grande differenza fra la prima e l'ultima squadra. Negli ultimi 8 si." Vale poco quindi l'affermazione dell'ex giocatore di Orlando,"in ogni partita persa abbiamo avuto una consistente chanche di vittoria", anche perché, come vedremo i numeri dicono il contrario.
Questi giocatori sono acerbi, come confermato recentemente da un anonimo membro dello staff tecnico: @i]"in allenamento dobbiamo ripetere gli esercizi 1000 volte perché c'è sempre qualcosa che non va.”
I numeri d'altronde non mentono quando vanno tutti nella stessa direzione: Chicago perde mediamente di 11 punti, concede il 45.2% dal campo, tirando il 41, ultimi nella lega. Il differenziale fra rimbalzi presi e concessi è in negativo di 3. Contro Los Angeles, non gli Spurs, Bryant e compagni hanno preso 19 rimbalzi in attacco (52-33 il totale).
Giocatore per giocatore, l'inconsistenza generale è chiara: sempre a Los Angeles Deng ha segnato 17 punti nel primo quarto per chiudere con 22. E stiamo parlando di un giocatore che, da rookie, si sta dimostrando più completo di quanto si pensava e che è il leader per punti con 15.2.
Non essere diventati i peggiori Bulls della storia è quindi una consolazione magra. Difficile prevedere come evolverà il magma di materiale umano di questa squadra. La situazione sarebbe diversa se dal cielo, fosse piovuto uno Yao o un James.
Nelle prossime 10 partite, 7 saranno giocate in casa: gli avversari, San Antonio, Miami, Dallas e Minnesota non sono comodissimi. Questa è la Nba.
Nel frattempo la franchigia ha deciso che nel corso della prossima stagione sarà ritirata la maglia di Scottie Pippen. Un segnale di quanto tempo è passato.