Orlando: ecco Howard !

Dwight Howard va a schiacciare durante la PEPSI PRO Summer League

Chi conosce le complesse dinamiche della NBA lo sa bene: specialmente in epoca di vacche magre, quando cioè i puledri veri si contano sulle dita di una mano monca e pullulano i ronzini, spacciati iniquamente per purosangue, abbondano, la spietata Draft Lottery è capace di mandare in frantumi i sogni di rinascita di una franchigia (come Atlanta quest'anno), come pure di scatenare le aspettative di rivincita di un'altra, una per tutte Orlando, dopo la cessione di T-Mac e gli arrivi del trio di Houston capeggiato da "The Franchise", ha bisogno di nuova linfa per rifondare il proprio roster.

Col pick numero 1 è stato chiamato il ragazzo da Southwest Atlanta Christian Academy HS , che appunto gli Hawks sognavano invece di chiamare per farne la bandiera della loro franchigia, il ragazzo della porta accanto che li avrebbe riportati in alto.

Ma così non è stato, ed a chiamare Dwight David Howard, nato appunto ad Atlanta l'8 Dicembre 1985 è stata la franchigia legata al mondo di Walt Disney.

Il ragazzo, che vestirà  la maglia numero 12 dei Magic è un'ala forte di 6 piedi ed 11 per 240 libbre (pressappoco 211 cm per 109 kg) ; dotato di braccia lunghe e di un fisico slanciato, in possesso di fondamentali perfetti (compreso il palleggio) e pure di un atletismo eccelso, sarà  atteso fin dal primo momento a grandi cose dai fans di Orlando e da tutti gli appassionati.

Si tratta di un ragazzo fuori dal comune, per alcuni versi originale; non vi aspettate per cominciare uno di quei ragazzetti provenienti dal ghetto, sicuro di se fino alla sfrontatezza, con alle spalle un retaggio di tristi vicende familiari, una scolarità  stentata e, perché no, qualche debituccio colla legge.

Non è di certo il caso di Dwight, no, nulla di tutto questo; lui ha frequentato i vari livelli di una scuola privata, la SACA appunto, fin dall'età  di 4 anni, come dire dall'asilo al liceo. Questo istituto religioso di Atlanta è lo stesso dove Dwight Howard senior lavora da tempo come responsabile per le attività  sportive.

La mamma, Sheryl, è stata a suo tempo una ottima giocatrice di basket a livello di high school, sempre nel circondario della città  della Georgia.

La Georgia, appunto, uno stato del profondo sud degli USA, ove la religione e la buona creanza rappresentano dei punti fermi nella educazione di ogni ragazzo e Dwight jr. non fa eccezione; anzi, per la verità  si spinge un poco oltre, e in parecchie dichiarazioni ai media nazionali ha lasciato intravedere l'animo del predicatore, dell'atleta di Cristo, un cliché non si sa quanto genuino o quanto costruito per creare il personaggio, ma c'è chi giura sull'autenticità  del fanciullo d'oro.

Fatto sta che rientra tra le sue abitudini partecipare alla messa del venerdì e sta facendo pratica come predicatore presso la sua comunità  giovanile; se però pensate di trovarvi di fronte ad un ragazzo umile e un po' ingenuo, una mammola che potrebbe facilmente venir spazzata via dalle dinamiche spesso ciniche e crudeli degli spogliatoi NBA, prima ancora che dalle fortissime pressioni psicologiche delle partite, avete calcolato male, anzi malissimo.

"Il mio basket è una miscela di quello di Kevin Garnett e di Tim Duncan, ma penso di avere qualcosa anche del miglior Shawn Kemp e di Amare Stoudemire"

E' solo un assaggio delle sicurezze di questo ragazzo in fatto di qualità  personali; aggiunge di aver poco ormai da imparare al di fuori della forza fisica, che ammette di dover acquisire lavorando duro in palestra. Come KG, ama definirsi una "ala piccola molto alta", per evidenziare la propria predilezione per il ruolo di esterno alto, più che di interno.

Certo, alla High School ha avuto cifre importanti fin dal primo anno da freshman, quando aveva prodotto 12 punti, 10 rimbalzi e 4 stoppate di media, fino a quello da senior, con cifre del tipo 25+18+8, servendo anche 3,5 assist per partita. Dwight ammette però in diverse interviste che il livello di gioco della conference in cui era inclusa la sua scuola non era elevatissimo e quindi tali cifre andrebbero prese con beneficio di inventario.

Però questi numeri si sono rivelati significativi da un altro punto di vista, perché hanno condotto il ragazzo ad essere considerato uno dei migliori prospetti della nazione e ad a vincere premi e riconoscimenti importanti come il "2004 Naismith Award", che premia il miglior giocatore di high school della nazione, il "Morgan Wotten High School Player of the Year award" e altri ancora.

Tutto ciò gli ha garantito la prima chiamata (restava solo da capire quale franchigia lo avrebbe chiamato) e un bel mucchio di danaro sotto forma di un contratto importante coi Magic.

Nelle prime uscite di summer league però, diciamolo francamente, Howard non ha incantato; è apparso abbastanza impacciato e non ha certo fatto registrare doppie cifre; anche il suo impiego, pur crescendo pian piano, non è mai stato importante.

Ma nella "PEPSI PRO Summer League", il giovane talento ha mostrato confortanti segni di miglioramento ed adattamento, terminando con 12 punti e oltre 10 rimbalzi di media, oltre a 2 recuperi e 3 stoppate (miglior stoppatore).

Queste cifre, se riproposte anche in regular season, potrebbero essere importanti per lui e per i Magic, alla disperata ricerca di punti fermi, dopo essersi privati della superstella McGrady .

Dalla parte di Howard sta certamente la propria etica lavorativa, un plusvalore che porta spesso gli atleti che la possiedono abbastanza lontano; il ragazzo non disdegna di alzarsi al canto del gallo per allenarsi individualmente prima di andare a scuola, dove peraltro aveva un rendimento più che accettabile. Ha forse capito che "lavorare quando gli altri sono ancora sotto le lenzuola (gli) permette di migliorare quando gli altri non lo fanno" e questa per un giocatore di basket, un talento che vuole esplodere, è una ricchezza grande solo poco meno della fede in Dio.

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