K-Mart è chiamato a fare il leader
"Avere un po' di pressione è meglio di non averla", le parole di Vandeweghe ben inquadrano la nuova atmosfera che si respira a Denver.
Nel giro di una stagione la peggior squadra NBA è diventata una squadra da playoff, e ora si sente una delle migliori tre squadre dell'ovest secondo il suo proprietario Kronke: una ricostruzione da studiare negli uffici dei vari executive NBA.
L'ultimo pezzo inserito nel puzzle che presto o tardi nelle intenzioni di Kiki Vandeweghe rappresenterà un titolo NBA è Kenyon Martin.
La prima scelta assoluta di 4 anni fa arrivata dai Nets grazie a un sign&trade che ha visto andare all'ex prima punta del "Kidd flying circus" un contratto di 7 anni da 92,5 milioni di dollari e alla franchigia del New Jersey un buon numero di prime scelte (tre) da utilizzare nei prossimi draft.
Il motivo dello scambio "leggermente" squilibrato è la volontà da parte del nuovo proprietario dei Nets, Bruce Ratner, il signore di Brooklin, di versare il meno possibile a Stern per la famigerata luxury tax (ogni dollaro sopra il cap lo paghi doppio, uno al giocatore uno alla lega) da una parte e la voglia di Denver di andare sul sicuro e non correre nessun rischio che, una volta che Martin avesse firmato l'offer sheet, i Nets decidessero di pareggiarla.
I Nuggets infatti il prodotto di The Prison (uno dei modi in cui viene chiamato il college i Cincinnati) in un modo o nell'altro lo volevano portare nelle montagne del Colorado, sia perchè le praterie a disposizione sotto il cap dovevano occuparle (e una volta accasato Bryant non restava poi molto su cui buttarsi) sia perchè una gita ai playoff l'hanno fatta, hanno visto come funziona e la sensazione è stata che serviva qualcuno in grado di urlare in faccia a compagni e avversari, in grado di dare una svolta emotiva. Cosa che un giorno potrà fare Carmelo Anthony, ma che ora deve fare qualcun'altro e Martin può essere quel tipo di giocatore, il "bad boy" che può girare quel paio di viti per fare un ulteriore salto di qualità .
Un salto di qualità che sicuramente ha fatto la front line a disposizione di coach Bzdelik, l'uomo che più di tutti vivrà una stagione ad alta tensione. Il rinnovo del contratto sembra essere stato più la conseguenza della qualificazione alla post season che una scelta convinta della proprietà . Si mormora, infatti, che Anthony non sia un fan del suo primo coach NBA e che il nuovo assistente allenatore dei Nuggets, Michael Cooper, uno dei Lakers delle show time, sia destinato a più alta carica appena qualcosa dovesse andare storto.
L'altra mossa dell'estate della dirigenza dei Nuggets è stato il rinnovo di Camby, il vero motivo, assieme all'arrivo di 'Melo, della rinascita di Denver in questa stagione.
Camby aveva esercitato l'opzione di uscire dal contratto all'inizio dell'estate, consapevole di aver ritrovato moli estimatori in giro per la NBA dopo aver limitato splendidamente nel primo turno dei playoff uno come KG: difficile trovare un lungo con la sua verticalità , velocità di piedi ed energia. Camby ha firmato un contratto di 6 anni attorno ai 55 milioni di dollari complessivi: difficile che un Nuggets voglia andarsene ora che il tunnel è finito e gli orizzonti sono più che interessanti (la partenza di Andersen è dovuta alla mancanza di minuti dopo l'arrivo di Martin)
A dire il vero qualcuno che potrebbe lasciare c'è e non sarebbe una perdita da poco: Jon Barry. Barry vuole trovare casa prima che il figlio cominci d andare all'asilo ( gran bella scusa per mettere fretta alla squadra, non c'è che dire) e Atlanta sembra interessata a offrirgli un buon contratto. Il buon Kiki vorrebbe tenerlo, ma prima vuole spendere lo spazio che ha sotto il cap, 2,3 milioni di $, in qualche altro modo, ad esempio facendo un'offerta a Trenton Hassell, restricted free agent che Minnesota potrebbe lasciare andare se firmasse un contratto importante. Hassell sarebbe l'esterno adatto a completare la rotazione, in grado di dare una grossa mano in difesa a Anthony, ma per averlo i Nuggets devono battere la concorrenza dei Blazers (che sembrano favoriti).
Altra mossa per liberare spazio sotto il cap in modo da poter buttarsi su qualche altro free agent - il nome più chiacchierato è Darius Miles, altro restricted - è scambiare Tskitishvili per qualche prima scelta futura e avere così altri tre milioni di dollari da spendere quest'estate. Skita, terza scelta assoluta due anni fa, fino ad oggi è stato un oggetto misterioso, utilizzato a sprazzi nella prima stagione e praticamente un agitatore di asciugamani nell'ultimo anno. Il problema del ragazzo è lo stesso di quando è entrato nella NBA: non ha un ruolo. Troppo leggero per giocare da 4, troppi centimetri (7 piedi) e troppo poco veloce di piedi per giocare da ala piccola.
Con l'arrivo di Martin il suo spazio sparirà praticamente del tutto e "se non giochi non migliori" come dice lui dopo aver messo buonissimi numeri nelle prime partite di summer league. Il georgiano è ancora giovane (classe '83) e la sua esperienza cestistica è limitata - solo mezza stagione con pochi minuti a Treviso di esperienza europea - fattori che possono far pensare che la scommessa non sia ancora persa, stiamo pur sempre parlando di un autentico ballerino di 213 cm che in attacco può giocare a tutti gli effetti da esterno, mentre il discorso cambia in difesa…
Una trade potrebbe essere la cosa migliore per i Nuggets, che potrebbero rincorrere Hassell o Miles, e soprattutto per Skita, che in un nuovo ambiente potrebbe trovare minuti e finalmente un ruolo NBA, su quale sarà meglio non fare previsioni troppo precise…
Latest news: Hassel ha firmato l'offerta dei Blazers, 27 milioni di dollari per 6 anni.