Big Ben con due palloni… che sia una trovata per disorientare Shaq?
I governatori dei due Stati nei quali si svolgeranno le Finali, nell'occasione California e Michigan, hanno vivacizzato la vigilia dell'evento che chiude la stagione cestistica a stelle e strisce con una scommessa di stampo prettamente culinario: se a trionfare dovessero essere i Pistons, Arnold Schwarzenegger dovrà presenziare ad una cena vestito con una casacca di Detroit mentre, nell'eventualità di una vittoria dei Lakers, toccherà a Mrs Jennifer Grandholm gustarsi alcuni dei piatti tipici californiani con indosso una scintillante divisa gialloviola.
Il pronostico sembra pendere nettamente a favore dei tre volte campioni del mondo ma nella Motown vive e lavora una persona dotata di tutti i requisiti per stravolgere le previsioni riportate sulla stampa sportiva, un signore dai capelli bianchi che di mestiere fa l'allenatore, con una grande voglia di vincere, capace di leggere le gare come pochi altri colleghi e che nel recente passato è già arrivato dove si trova adesso, ad un passo dalla conquista dell'anello di campione.
Larry Brown, come da prassi, sta preparando la gara di domenica sera con molta scrupolosità , lui che nel 2001 riuscì ad espugnare lo Staples Center con i Sixers di Allen Iverson.
Riguardo ad un possibile ricorso all'Hack-a-Shaq, il tecnico è stato chiaro:"Non ho mai utilizzato tale tattica ad ogni possesso ma se dovesse andare per un lay up proveremo a mandarlo in lunetta piuttosto che farlo tirare. Questo non è una brutta pallacanestro. Non e hack-a-Shaq. E' giusto cercare di portare ai liberi chi non se la cava bene in quella situazione".
Il suo lavoro su un talento con un caratterino niente male e difficile da gestire come Rasheed Wallace (vi ricordate il Portland Asylum?) ha dato i suoi frutti e il risultato è sotto gli occhi di tutti. La soluzione al problema coach Brown l'ha trovata in un attimo, semplicemente lasciando che Sheed si comportasse" da Sheed, senza stargli addosso, senza ossessionarlo ricordandogli la differenza che passa tra quello che è giusto e quello che non lo è, il modo di comportarsi con i media, con gli arbitri e via dicendo. Incredibile a dirsi ma la cura ha funzionato.
"Penso che il ragazzo sia stato un grande fin dall'inizio. So che a Portland ha fatto cose egregie e non dimentichiamo che con i Blazers è arrivato a 6 minuti dalle Finali (stagione 1999-2000)". Ma la mossa geniale è stata trasformare Rasheed in un ottimo difensore, lui che era stato sempre considerato un egoista incapace di collaborare con il resto dei compagni.
Curioso il commento del play Mike James: "E' come un bambino, se gli dici di non uscire di casa lo farà sicuramente. Ma se gli mostri rispetto e gli concedi un minimo di libertà , facendogli capire che ti fidi di lui, allora ti dirà 'no, non ho intenzione di uscire stasera!' ".
Il diretto interessato, sugli scudi durante le Finali di Conference, sa di avere davanti a sé una grande occasione e non vuole scendere in campo sconfitto in partenza: "Pensate a Michael Jordan, è stato il più grande di tutti ma Joe Dumars aveva forse paura quando doveva affrontarlo? Anche noi dovremo giocare con il cuore senza timori".
La forza bruta di O'Neal può essere fermata, almeno così la pensano alcuni giornalisti di Detroit, i quali sono convinti circa la qualità della difesa dei Pistons e la possibilità per i due Wallace di limitare il 34 in gialloviola, rendendolo, se non inoffensivo, quantomeno meno pericoloso rispetto agli standard a cui ci ha abituato durante la sua permanenza a L.A.
"Ben e io andremo in campo concentrati, là fuori c'è un tizio grande e grosso ma noi non ci tiriamo indietro". Nel frattempo, direttamente dalla California Shaquille fa sapere di considerare la serie come un duello tra i Fantastici Quattro e i "Wallace guys" (ovviamente i quattro sarebbero lo stesso O'Neal, Bryant, Malone e Payton), affermando anche di non temere il gioco duro dell'avversario e di essere quindi più che pronto per l'evento.
Tornando a Brown, il coach un'ultima battuta la conserva per gli arbitri, riferendosi ai presunti favori di cui godrebbero i Lakers ed in particolar modo al metro arbitrale utilizzato durante la serie con Minnesota, nella quale i "referees" tendevano a non fischiare fallo quando Kobe e Shaq ne avevano già 4 a referto: "Se quattro è il limite dei falli per loro, spero che questo valga anche per noi".
La Motown aspettava questo momento da ben 15 anni e un allenatore di grandissima esperienza, riuscito nel compito più difficile, riportare sulla retta via che pareva smarrita Rasheed Wallace, ha una nuova chance per riscrivere la storia dell'NBA moderna, fermando un avversario il quale, arrivato all'ultimo atto della stagione, ha sempre passeggiato sulla rivale di turno, nonostante il grido Beat L.A. si sia sempre levato alto all'interno della Conseco Field House (2000), del First Union Center (2001) e della Continental Arena (2002).
Stay tuned!