Tony Parker : croce e delizia degli Spurs, dominante nelle prime due gare è poi sparito.
Parte con questo pezzo una mini rubrica all'interno di “A Ruota Libera” che analizza la stagione dell Elite 8 dell'NBA ossia le otto squadre arrivate alle semifinali di conference.
Iniziamo il nostro percorso dagli Spurs, e qui si potrebbe scrivere un libro perchè la serie che in molti (forse con troppa enfasi) hanno definito come la “vera finale NBA”, alla fine è stata decisa da un tiro come quello di Fisher, che non entra proprio tutte le volte, il bello è che il tiro di Fisher è venuto in seguito ad un'altro tiro del destino come quello di Duncan messo a segno a quattro dalla fine della gara. Chiaramente l'eliminazione dei campioni in carica non è tutta in quel tiro anche se obbiettivamente va detto che dopo il finale di gara 5 moralmente non hanno avuto la forza di reagire.
La serie però era partita sotto un'altro segno ossia quello di Tony Parker che nelle prime due gare aveva abusato in ogni modo della difesa di Payton, facendo si che i suoi portassero a casa due vittorie all'SBC Center. Però come sempre alla fine nelle serie la svolta lo danno gli aggiustamenti, la difesa degli Spurs non poteva dare di più di quello che aveva dato, mentre quella dei Lakers una volta registratasi intorno alla marcatura di Parker, ha di fatto spento totalmente il già poco brillante attacco di San Antonio.
La chiave è stato l'approccio alla gara di Shaq che ha smesso di giocare alla Wilt Chamberlain cominciando a giocare all Bill Russell, per di più in difesa con un Karl Malone monumentale nella marcatura su Duncan, dove ha fatto quasi sempre tutto da solo, Shaq si è totalmente concentrato sui rimbalzi visto che in difesa Rasho Nesterovic non lo ha nemmeno lontanamente impegnato. Ne sono uscite quattro partite a punteggio basso, come piacciono a coach Popovich, solo che il Lakers in linea di massima hanno sempre avuto in mano il pallino della gara, soprattutto nei due quarti finali dove Kobe Bryant ha fatto totalmente il suo comodo mai impensierito dal duo preposto Turkoglu Bowen, che sia in difesa che in attacco ha sbagliato totalmente la serie. Anche gara 5 nonostante il finale concitato è stata giostrata dai Lakers che poi con un quarto periodo delterrio hanno rimesso in gara gli Spurs.
La stagione di San Antonio è stato un susseguirsi di alti e bassi, con lunghe striscie vincenti, alternate con periodi con molte sconfitte, sono entrati ai playoff in striscia vincente, poi un primo turno che non ha detto nulla perchè Memphis c'era arrivata col fiato corto, giocando due mesi alla morte per arrivare a quota 50 vittorie, ben consapevoli che il primo playoff della loro storia non poteva essere superato contro una delle potenze dell'ovest.
Durante la stagione Popovich ha lavorato molto sulla rotazione, arrivando addirittura a retrocedere Ginobili in panchina, con Turkoglu in quintetto, per dare maggiore efficienza al secondo quintetto, salvo che poi ai playoff tutte le mosse non hanno dati sperati. Il principio di base di Popovic sulla “retrocessione di Ginobili”, è stato quanto di più sbagliato può partorire un coach, sarebbe come se ai Lakers, per far fronte di una panchina nulla, avessero deciso di retrocedere Kobe, per dare maggiore incisività alle riserve, insomma una mossa che non sta ne in piedi, solo che a San Antonio c'è voluto una sconfitta bruciante per aprire gli occhi. Infatti, a parte il fatto che Ginobili ha dato comunque un apporto eccellente, è stato Turkoglu a far si che la mossa fosse sbagliata, perchè durante tutta la serie è apparso un pesce fuor d'acqua, sempre in ritardo, sui cambi, e mai un fattore in attacco.
Il problema è diventato ancora maggiore, in relazione al fatto che Bruce Bowen ha giocato il peggior basket della sua carriera, inesistente in attacco e forse nemmeno incisivo come gli anni passati in difesa, il suo compagno di reparto è stato così chiamato agli straordinari, e se Ginobili ce l'ha fatta, non si può dire altrettanto del turco.
Il resto della panchina non ha dato molto con Malik Rose ridotto ad uno spettatore, ed il solo Horry a cambiare i lunghi, e questa che era stata la loro forza lo scorso anno si è rivelata questa stagione uno dei motivi con cui provare a giustificare la sconfitta.
Detto di Parker che dopo aver dominato le prime gare è stato poi limitato, mettendo però in chiaro che un playmaker con la sua età e il suo talento, è destinato ad un grande futuro, il vero problema (già evidenziato da tempo in questa rubrica) è stata la sostituzione di un monumento come David Robinson, che in molti forse troppi hanno sottovalutato. Rasho Nesterovic ossia l'uomo designato ha fatto un lavoro onesto, ma nemmeno paragonabile anche al Robinson degli ultimi anni, sia a livello offensivo che a livello difensivo, ma soprattutto a livello di leadership, lo stesso Duncan già in stagione regolare aveva evidenziato il fatto che doveva impegnarsi molto in difesa sul lungo più pericoloso, lavoro che negli scorsi anni era sempre spettato all'Ammiraglio. Inoltre come detto il duo Bowen Turkoglu non ha prodotto assolutamente nulla in attacco, e i giorni di Bowen a San Antonio potrebbero davvero essere al capolinea.
Lo stesso Parker giocatore umorale se ce ne è uno alla fine si è ritrovato a giocare anche nei momenti di difficoltà , non avendo un minimo di cambio adeguato. Alla fine in una serie tirata come quella appena finita tutti questi piccoli particolari sono diventati un fattore importante.
Si chiude un'annata comunque positiva, perchè ripetersi non è mai facile, per di più se si considerano i tanti cambiamenti nel roster. Chi parla di dinastia finita è alla follia perchè una squadra con Duncan ventisettenne e Parker poco più che ventenne di futuro ne ha di sicuro, basterà trovare il supporting cast adeguato, trovando magari quest'estate il coraggio di fare qualche mossa rischiosa, cosa non fatta la scorsa estate, quando non fu trovato il coraggio di spendere su Corey Magette o addirittura su Lamar Odom difentato un fattore importante ad est, che pareva ad un passo da accasarsi da loro. Tutto il loro mercato parte da Ginobili, che non essendo più giovanissimo, potrebbe correre il rischio di non veder accettate le sue richieste ed essere costretto ad emigrare altrove. Inoltre bisognerà per forza di cose entrare nell'ordine dell'idee che bisognerà rischiare su qualche giocatore dalle spiccate doti offensive a scapito della tanto amata difesa. Saranno ancora protagonisti per anni.
Il voto sulla stagione non può che essere positivo, il solo Duncan, come nessun altro giocatore può garantire il titolo con la sola presenza, però è evidente che c'è da lavorare sul mercato, per dare alla squadra un minimo di potenziale offensivo in più. Rimane una stagione buona ricca di vittorie, decisasi solo in un finale assurdo con due tiri impossibili, uno per parte, almeno non ci sarà da recriminare per nessuno, ma anche ricca di piccoli errori da cui far tesoro per il futuro. Voto alla stagione un sette pieno !