Super Bowl, col seno di poi…

Kicco aveva tanto sperato di poter prima o poi dare addosso al bambino prodigio, e invece…

Buon giorno a tutti.
Lo spunto per l'inutile articolo di oggi e' dato dal risalto che la stampa italiana ha dato al recente Super Bowl di Houston.

A detta degli addetti ai lavori e' stata una delle finali piu' belle degli ultimi anni, e questo senza che vi fossero personaggi in grado di calamitare l'attenzione generale: un bello spot per le squadre che decidono di non appoggiarsi alle superstar…

Peccato che l'attenzione italica sia stata monopolizzata da una forse neanche troppo verace ghiandola mammaria della signora Janet Jackson (e' tradizione di famiglia quella di frequentare la chirurgia estetica, con risultati non sempre pari alle spese) “improvvisamente” fuoriuscita da una patta del vestito al termine dell'Halftime Show.

Da li' in poi e' stato tutto un susseguirsi di patetiche scuse da parte di interessati e network televisivo e di passaggi in tutte le salse dell'imperdibile evento (il sottoscritto ha beccato la tetta malandrina anche all'interno di Blob, segno che la cosa e' stata colta anche dalle reti “comuniste”…).

Inutile che ci scandalizziamo, magari, a guardare la bottiglia mezza piena, il prossimo anno ci sara' piu' gente interessata al football, speranzosa di assistere a qualche fuori programma.

Abbiamo spesso glorificato l'atteggiamento lungimirante dello sport a stelle e strisce, la capacita' di programmare la crescita delle squadre, dovuta anche alla mancanza di un capestro quale la retrocessione. Bene, tutto molto giusto.

E come ci poniamo di fronte alla moria di allenatori che ha afflitto la lega con Jerry West nel logo? Di recente se ne sono andati Byron Scott e Jim O'Brien, il primo finalista ad Est negli ultimi 2 anni, il secondo artefice della recente redenzione biancoverde.

I motivi sono diversissimi e non confrontabili, ne tra loro ne con altri licenziamenti avvenuti in precedenza. Resta il fatto che qualche GM americano deve aver sintonizzato la sua TV sat sul “Brogiesso di Bisgardi” e sta studiando le modalita' di gestione di una franchigia di un Zamparini o un Gaucci qualsiasi.

Se qualcuno non lo sapesse, il mio leggendario disincanto verso cio' che riguarda lo sport e' in gran parte dovuto alla fede interista. Questa tara genetica mi porta a fraternizzare con tutti i tifosi di squadre che girano con pesanti scimmie sulle spalle, da quella jurassica dei Red Sox alle piu' recenti sindromi che affliggono Vikings e Bills (escludo, piu' per scherzo che per convinzione i Kansas City Chiefs da questa categoria, perche' la Loggia Massonica di it.sport.americani, della quale sono socio simpatizzante, ha come dogma primario quello di tifare “contro” la banda dell'Arrowhead Stadium).

Pertanto, quando non sono coinvolto emotivamente con le mie squadre nelle postseasons (e se ti piacciono i Bears, i NY Rangers ed i Celtics la cosa accade di frequente), mi esercito nella gustosissima operazione detta “bandwagon search” ovvero l'identificare un ipotetico carro dei vincitori ed il salirci sopra tipico dell'italiota medio.

Essendo, come detto, nerazzurro dal primo al centodecimo Kg (ma il tassametro corre…) porto in dote dei predestinati una sempiterna e divina sfiga, tanto che quest'anno, durante i recenti playoff NFL, ho cambiato 4 squadre nel breve raggio di 3 settimane: partito con i montoni di St. Louis (sconfitta in doppio OT) ho poi optato per “formaggiari” di Green Bay (stavolta un OT solo), per poi affossare anche le speranze di Payton Manning e dei suoi Colts.

In finale ho cercato disperatamente di non parteggiare per nessuno, ma appena ho sperato che Carolina facesse il miracolo, ecco che Vinatieri ha raddrizzato il piede ed ha chiuso la stagione. A questo punto devo seriamente pensare di giocare parecchi soldi “contro” le mie simpatie, visto il sistematico evolversi degli eventi…

Sono un vecchietto tradizionalista cui si inumidisce ancora il ciglio quando vede un'azione dei Celtics anni 80. E' stato quindi naturale il senso di fastidio provato per la fanfara che ha accompagnato l'ingresso in NBA di LeBron James.

Pur non sbilanciandomi in pubblico, avevo gia' caricato l'archibugio al primo manifestarsi di immaturita' del giovanotto di Cleveland… a 4 mesi dal suo esordio come protagonista, ho deciso di rimettere l'archibugio nell'armadietto.

Troppe volte ho visto bagliori di talento, troppo poche volte (anzi, praticamente mai) gli ho sentito dire cose da giovane immaturo. Cleveland poi, avute le prime conferme anche caratteriali, gli ha tolto di torno tutti i potenziali rompiballe rifornendolo di favolosi operai specializzati (direttamente dalla mia Boston).

L'addetto alla betoniera poi lo avevano in casa (Mr. Carlos Boozer, mio idolo incontrastato tra i giovani pro), il resto ce lo ha messo lui con prestazioni che certo non mi aspettavo.

Io, indipendentemente da classifiche di merito, lo avrei convocato all'All Star Game dei grandi: l'impatto che ha avuto su questo campionato e' stato fortissimo. Non ho nulla contro Micheal Redd, che quest'anno ha un livello altissimo di rendimento, ma visto che si consente al pubblico di chiamare in quintetto gente solo per il nome che ha e non certo per come sta giocando, la Lega poteva anche premere per avere il Predestinato allo Staples.

Tutto questo a scanso di infortuni dell'ultima ora, veri o presunti, che potrebbero togliere d'impaccio David Stern e compagnia.

E allora, visto che ci siamo, proviamo a pensare male. Se sei David Stern, chi chiameresti delle guardie ad Est per “invitarlo” a darsi malato? Facile: Baron Davis che ha una caviglia in fiamme… mmm, Baron Davis, nato a Los Angeles, California.

Ok, riproviamo: Paul Pierce, che non sta giocando bene con i Celtics…, Paul Pierce, nato ad Oakland, California. Se non ci sono scossoni dell'ultima ora, mi sa tanto che il Lebron lo vediamo al venerdi' contro i Sophomore in quella che si annuncia una partitina succulenta, ma domenica nisba…

La tradizione recente dimostra che Shaquille O'Neal e' interessato alle faccende dell'All Star Game quanto io lo sono di giardinaggio. Quest'anno pero' ci sono due cosette di cui tenere conto: il PAC (Partito per l'Affermazione del Cinesone) ha nuovamente stravolto le gerarchie relegando il Gozzillone 34 nello scomodo ruolo di panchinaro; inoltre si gioca proprio nel palazzetto dove Shaq parcheggia il fuoristrada quando gioca in casa. Nelle ultime due gare 36 e 37 punti. Mettiamola cosi, quella domenica non vorrei essere il Centro ad Est…

Saluti!

(Eventuali critiche, dileggi, minacce, foto di sorelle carine, tangenti, beni alimentari vanno inviati a vbrugia@tin.it)

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