LeBron può prendersi un tiro di potenza contro chiunque, anche contro il Barone…
Lebron James sta esagerando. Gli Dei del basket, che pure lo hanno baciato in fronte, potrebbero diventare invidiosi. Un'ascesa incontestabile, di cui diventa persino difficile parlare. Perché evidentemente siamo di fronte ad un fenomeno. Ad un qualcosa che persino nella Nba non si era mai visto: un giocatore di 18 anni che, pur senza aver avuto un'educazione cestistica di primo livello, da parte di un coach del college, sta dominando le partite e, di più, sembra padroneggiare già i segreti del gioco.
I numeri, seppur di tutto rispetto, testimoniano fino ad un certo punto. James è reduce da una vera e propria impresa: 68 punti in due sere consecutive.
Philadelphia e Chicago battute in trasferta. I Cavs erano in strisicia aperta di 23 sconfitte consecutive in trasferta. Non si ricorda da quanto non vincevano due trasferte consecutive, seppur contro i Sixers, vedovi Iverson, e i deboli Bulls.
I numeri, dicevamo: 19,2 punti a partita, 6 rimbalzi e 6,2 assist in poco più di 40 minuti a partita.
Si commentano da soli. Anche perché sono in crescita. Da dieci partite a questa parte. Ancora di più, da quando la cessione di Ricky Davis a Boston, gli ha definitivamente conferito le chiavi della squadra.
E' sempre brutto, a volte ingeneroso, cercare paragoni. Quando Lebron James meriterà di essere inserito fra i grandi di questo gioco, lo farà da Lebron James. Non da nuovo Jordan, nuovo Magic. Oltretutto è difficile mettere assieme realtà diverse. Però un confronto può aiutarci a capire le dimensioni del fenomeno. Ad ogni modo: Grant Hill alla ventisettesima partita aveva la stessa media punti. Ma produceva 5,1 rimbalzi e 4,3 assist. Stiamo parlando di mister versatilità .
Altri esempi: 18,1 punti, 5,9 rimbalzi e 2,7 assist per Vince Carter. 22,2 punti, 6,8 assist e 4,8 rimbalzi per Allen Iverson che però attirò su di se molte critiche per il suo stile di gioco, giudicato egoista. Stiamo parlando di giocatori che, già al primo anno, sono stati la prima opzione offensiva della squadra.
Interessante la linea di Steve Francis: 17,1 punti, 4,9, rimbalzi e 6,2 assist. Il play di Houston dovette convivere con i due senatori Barkley e Holajwuon. Andando su altri tipi di giocatori: 17 punti e 11 rimbalzi per Tim Duncan, "seconda punta", dietro a Robinson. Addirittura 23,9 punti e 13,9 profetici rimbalzi per Shaquille O'Neal. I due giocatori dominanti dal ritiro di Michael Jordan. James rivaleggia per numeri con tutti questi, in particolare con i suoi pari ruolo.
Gli è molto vicino Carmelo Antony che a Denver, sta segnando 18,5 punti con 6,4 punti e 2,9 assist, giocando 5 minuti in meno ogni gara.
Detto questo, qualcuno potrebbe far notare che le sue grandi prestazioni individuali non hanno cambiato di molto il destino della sua squadra (Non così per Antony e i suoi Nuggets). Cleveland è comunque in fondo alla Central Division con un record di 8-19 che parla da solo.
Vero: ma raramente un rookie da solo, in una squadra perdente riesce ad invertire la tendenza. Non ci riuscì Iverson, tantomeno Carter. Storicamente il progresso più evidente lo fece registrare Shaq O'Neal con 20 partite. Non contando Duncan, che nella sua stagione da rookie beneficiò del rientro dei senatori della squadra, tenuti strategicamente "infortunati" la stagione precedente.
Nemmeno Michael Jordan con 24,5 punti, 4,7 assist e 4,3 rimbalzi trasformò il suo gruppo in una squadra vincente. Jordan costituisce un riferimento interessante, nel giudicare il nuovo fenomeno, ma non del tutto appropriato: sebbene la propensione al ruolo di guardia sia la stessa, James è più grosso e più pesante. In più vale lo stesso discorso già fatto per Kobe Bryant. Stesse qualità atletiche, ma abilità al tiro, rispetto al primo Michael, di gran lunga superiore.
Le dimensioni e il trattamento di palla di James lo rendono più simile a Magic Johnson (18,8 punti, 7,4 rimbalzi e 7,5 assist a partita) ma il paragone è totalmente improponibile. Magic giocò la sua prima stagione nei Los Angeles Lakers. Vinse il titolo, perché attorniato da grandissimi compagni, ma fu mvp della finale. Giocò quindi ad un livello superiore in tutti i sensi.
Rimane invece stuzzicante l'accostamento con Bryant: tutti e due provengono direttamente dal liceo. E tutti e due fanno parte di quei giocatori che, avendo già visto Michael Jordan, comunque in qualche modo, ne hanno assimilato qualcosa, nel loro modo di giocare.
Anche in questo caso non si possono accostare i numeri. Bryant al suo primo anno segnava 7,6 punti in 15 minuti nella squadra di Shaq, Jones e Van Exel. Al limite la comparazione potrebbe esser fatta col Kobe del secondo anno, 19,6 punti a partita dalla panchina e convocazione per l'All Star Game. In realtà è più interessante notare il diverso atteggiamento dei due: Bryant si è sempre dimostrato famelico nel cercare di segnare. Per necessità di emergere fra i campioni dei Lakers e per propensione. In alcuni casi ha esagerato.
Nell'ultima stagione pre Phil Jackson, nella regular season del secondo titolo. James sta mettendo in mostra la stupefacente maturità di chi aspetta che la partita arrivi. Forza poco, spesso cerca e coinvolge i compagni. Shaquille O'Neal soprannominò Bryant "show boat" sia per la spettacolarità che per il narcismo del suo gioco.
Jones lo chiamava "the kid with a million moves (il bambino con un milione di movimenti)", evidentemente impressionato da quello che vedeva in allenamento. La maturità è venuta solo alla quarta stagione, quella del primo titolo, in cui condusse tecnicamente la squadra.
Lebron James dovrà necessariamente aspettare per quest'ulteriore passo. La squadra in cui gioca è debole ed è persino difficile immaginare che molti di questi giocatori saranno nell'Ohio fra tre o quattro anni. Ricky Davis è già stato spedito a Boston, per la sua evidente riottosità a riconoscere nel 18enne il faro. Al suo posto Eric Williams, veterano di mentalità , pronto a faticare.
Il prossimo a partite potrebbe essere Zydrunas Ilgauskas che nella Eastern Conference dovrebbe dominare, invece è costretto alla mediocrità dagli infortuni e dalla scarsa voglia. Darius Miles potrebbe essere un gregario perfetto e compagno ideale per le transizioni offensive, se non fosse che è cestisticamente alle aste dal suo primo giorno nella Nba. Da verificare Dejuan Wagner, prossimo al rientro da un lungo infortunio, talentuoso e innamorato del pallone.
Per ora Paul Silas va con quelli tosti: Kevin Holly, play, journey man che ne ha viste tante. Carlos Boozer che, con l'intelligenza dovuta ad una scuola cestistica di primo livello come Duke, ha capito cosa serve e ha riconosciuto la superiore abilità del giovanotto.
Nel frattempo si ferma dopo l'allenamento con James: gli spiega la meccanica di tiro, gli parla della giusta mentalità . Per lui si chiama "Celtic pride". Michael Jordan parlava di rispetto per il gioco. James deve diventare un professionista ed un uomo. Solo così il suo futuro sul campo sarà assicurato.