Spurs: partenza in salita…

La grinta di Manu Ginobili…

L'arrogante mercato estivo dei Los Angeles Lakers ha monopolizzato attenzioni e pronostici in prestagione: era opinione comune che la via per il titolo sarebbe passata inevitabilmente per la città  degli angeli.

Se il bruciante avvio dei Lakers, quindi, non può aver sorpreso nessuno, alzi la mano chi era in grado prevedere una partenza così balbettante da parte dei San Antonio Spurs campioni in carica.

Dopo la sconfitta contro Dallas (95-92), gli Spurs erano 7-6, e non avevano ancora conosciuto la vittoria contro i rivali per il titolo: due sconfitte patite dai Mavs e una dai Lakers, entrambe già  capaci di violare l'SBC Center.

Non si può fare a meno di notare, tuttavia, che le due sconfitte in casa sono arrivate per soli 5 punti complessivi, nonostante l'assenza per infortunio della coppia Parker - Duncan, vale a dire i due migliori giocatori della squadra senza dubbio alcuno.

Un giudizio difficile da dare, quello sull'inizio di stagione degli Spurs: non si può non considerare la messe di infortuni che ha falcidiato il roster più profondo della lega, ma leggendo dentro le statistiche si può intravedere anche qualche piccolo errore commesso sul mercato.

C'è chi comincia a credere che il Re Mida dell'NBA, quell'R.C. Buford di cui non si ricorda l'ultimo errore, quest'estate abbia fatto bene ma non benissimo, e che oggi gli Spurs siano complessivamente inferiori a 12 mesi fa. Poche 13 partite per conoscere la verità , sufficienti tuttavia per gettare sul tavolo qualche impressione.

Capitolo infortuni
La quantità  e la qualità  dei giocatori colpiti impone di partire da qui. Tim Duncan si è girato la caviglia sinistra dopo 7 minuti del match contro Memphis, e in 4 partite (compresa quella con i Grizzlies) senza l'MVP, sono prontamente arrivate 3 sconfitte.

La stessa caviglia tormenta Tony Parker dalla preseason, e già  7 volte Coach Popovich è stato costretto a lasciare le chiavi della regia nelle mani di Anthony Carter ed in quelle di Jason Hart: mani sicuramente volenterose, ma fragiline a certi livelli.

Anche Carter, peraltro, si è lui pure infortunato al ginocchio, aprendo un buco enorme nella rotazione. L'ex-Heat doveva dare qualche minuto di respiro al francese, gettando in campo ciò che ha, ovvero grinta e difesa, mentre Hart era destinato solamente a tenere alto il livello degli allenamenti, niente di più. La caviglia di Parker li ha costretti a gestire compiti che vanno oltre le loro possibilità .

Una toppa in regia avrebbe potuto metterla Ron Mercer, ma l'ex stella di Kentucky, alla sesta squadra di una carriera quantomai ambigua, ha già  saltato 7 partite, facendo svanire il progetto quintettone che Popovich aveva maturato al training camp, almeno come diversivo tattico.

È difficile non ammettere che la presenza di Duncan e Parker avrebbe potuto girare almeno le partite contro Memphis e Denver, dando al record attuale tutt'altro spessore.

Silenzio, parlano i numeri.
Nonostante l'avvio stentato, gli Spurs hanno mantenuto inalterata la loro straordinaria attitudine difensiva. I campioni concedono la miseria di 84,2 punti (4° difesa della lega) e sono secondi solamente ai Nuggets per rimbalzi complessivi catturati.

È fin troppo evidente che la magagna sta nell'altra metà  campo. L'attacco dei campioni produce 88,1 punti per gara: solo sette squadre fanno di peggio. Non potrebbe essere altrimenti, dal momento che i texani stanno tirando con un raccapricciante 39,8% da due (27° nella lega), e con un appena più dignitoso 31,5% da tre (20°).

Certe cifre non possono mentire: gli Spurs sono solidi, profondi, difendono e vanno a rimbalzo alla grande, ma lo facevano già  lo scorso anno, mentre in attacco trovano grosse difficoltà , specialmente nell'attacco alla difesa schierata.

Intendiamoci: San Antonio non ha mai fondato le sue fortune unicamente sull'esplosività  dell'attacco, come fanno invece i Kings, per esempio. La verità  è che gli Spurs attaccano in maniera clamorosamente strutturata, e non possono prescindere dal contributo di Tim Duncan, sia diretto che indotto.

Se Tim non c'è, è evidente che peggiora la qualità  d'ogni singolo possesso: Bruce Bowen, per dirne uno, in attacco vive sostanzialmente del tiro da tre sugli scarichi generati dai raddoppi sul caraibico. Se lo stesso tiro deve crearselo da solo è tutt'altro tipo di giocatore.

Il discorso vale anche per Parker. Chi critica certe scelte del francese, tende a dimenticare non solo i suoi 21 anni, ma anche il fatto che per le prime 3 gare di finale dello scorso anno Tony era stato complessivamente superiore a Jason Kidd. Il reale valore di TP è venuto fuori in sua assenza, contro i Mavs ed i Lakers, quando l'attacco degli Spurs è partito con la palla in mano a Jason Hart.

Un'ultima considerazione statistica, forse la più inquietante. San Antonio al momento è 1-4 nelle partite risolte con meno di 5 punti di scarto: segno di una chimica di squadra ancora in fieri, ma anche conferma di lacune nel tiro da fuori che l'anno scorso non c'erano.

Contro Phoenix (83-82) le castagne dal fuoco le ha tolte Carter su layup dopo un rimbalzo d'attacco, contro i Lakers ci hanno provato invano Ginobili e Kevin Willis, mentre contro i Mavs (81-78), Horry ha tirato il primo airball sulla sirena della sua carriera. Difficile tirar bene nei finali concitati se si è tirato male tutta la partita.

Up and down
Sicuramente su Manu Ginobili, proiettato in quintetto come previsto. Le cifre rendono l'idea del suo contributo (15,4 pts, 5,6 reb, 4,5 ast e quasi 2 rubate a partita) e della sua versatilità . Contro i Lakers (33 punti, 12 rimbalzi e 7 assist) ha provato a vincere da solo ed ormai è riconosciuto come uno degli esterni più spettacolari della lega.

Nonostante tutto, il gaucho sta litigando clamorosamente col tiro da fuori (è sul 36% dal campo), e certi anticipi in difesa che poteva permettersi con David Robinson dietro, oggi sono destabilizzanti con Nesterovic al suo posto.

Tra i nuovi, Horry, a livello statistico (4,5 pts e 2,5 reb) è ai minimi in carriera, ma come ottavo/nono uomo resta un lusso, e a maggio è quasi più utile non averlo contro che averlo realmente in campo.

L'uomo che sicuramente sta destando più dubbi è Hedo Turkoglu. Il turco viene da un anno problematico, in cui a Sacramento ha perso il posto a vantaggio di Jim Jackson, e non sembra essersi ancora ripreso. Sta bisticciando col canestro (33% dal campo) e pare in piena confusione mentale.

Ai Kings faceva di tutto, dal portare palla a marcare i 4 avversari, e adesso sembra non sappia fare più nulla. Urge operazione di recupero psicologico, nonché fisico: si parla di una decina di chili di troppo. Affidarla ad un ex-agente della C.I.A. come Popovich potrebbe essere garanzia di successo.

Impalpabile, infine, Rasho Nesterovic. Lo sloveno non è stato firmato per sostituire il David Robinson che forse entrerà  nella Hall of Fame, ma la sua versione invecchiata degli ultimi anni.

Nonostante ciò, anche il Robinson trentottenne occupava l'area meglio di questo Nesterovic, oltre ad andare in lunetta ogni 7,8 minuti l'anno passato, mentre l'ex-Kinder ci va oggi ogni 18. Rasho può far male in attacco, col gancetto destro e col tiro frontale, ma l'impressione è che anche il Robinson declinante fosse più funzionale di lui.

Errori di mercato
Mai dimenticare Gara 6 delle ultime finali. 5 minuti selvaggi nel quarto periodo, in cui San Antonio combina un pirotecnico 19-0 di parziale, che è l'ultimo chiodo nella bara dei Nets. In campo per i texani c'erano Speedy Claxton, Ginobili, Stephen Jackson, Duncan e Robinson.

Tre protagonisti di quel 19-0 non ci sono più, è innegabile. E se il ritiro di Robinson era preventivato, si poteva fare qualcosa di più per trattenere gli altri, il cui ruolo non era così marginale.

Jackson era l'unico esterno della rotazione che difendeva ma sapeva anche far male da 3 con costanza, mentre Claxton, come polizza contro la gioventù di Parker, valeva sicuramente più di Anthony Carter.

Infine, il momento negativo facilita certe considerazioni, ma se gli obiettivi estivi erano Jermaine O'Neal e Jason Kidd, ci sarà  stato un motivo. Dire che Buford si è mosso con un occhio al salary-cap, in previsione del contratto di Ginobili in scadenza è lecito, ma lo è altrettanto affermare che oggi, con Kidd o con O'Neal, gli Spurs sarebbero molto più forti. Forse con qualche miccia interna da disinnescare in più, ma con il potenziale per essere superiori ai Lakers.

Prospettive
Gli Spurs rimangono assolutamente competitivi. Ai Lakers sono serviti 4 futuri Hall of Famers e due overtime (120-117) per aver ragione di una squadra che è partita alla palla a due con Hart, Ginobili, Bowen, Rose e Nesterovic, ed è rimasta a lungo tale. Segno che la squadra è profonda, che le soluzioni offensive non mancano e che la difesa può cambiare qualsiasi partita. Ovviamente, a condizione di avere tutti in salute.

Ecco, tra essere competitivi e riconquistare l'anello corre un oceano. Raramente nella storia della NBA una squadra campione ha modificato così profondamente se stessa. La rotazione degli esterni è praticamente infinita, ma nessuno tira come tiravano Jackson e Kerr (un altro che non c'è più), e né Turkoglu, né Mercer, né tantomeno Horry sono all'apice della loro carriera.

La verità  è che San Antonio arriverà  ancora una volta dove la porterà  Duncan, ma l'impressione è che anche il miglior caraibico stavolta potrebbe non bastare.

Questo senza scomodare i Lakers, che a tratti possono essere inaffrontabili, perché basta il doppio ko subito dai Mavs per agitare il sonno dei campioni. Ai playoffs, comunque, mancano ancora 6 mesi, e di tempo per smentire certi pronostici ce n'è in abbondanza"

Intanto stanotte, a Dallas, gli Spurs hanno patito le pene dell'inferno contro la zona che gli ha mandato contro Coach Nelson, tirando col 14,3% (2/14) da 3 e vanificando il 30+17 dell'MVP.

Seduto a guardarli, nel suo nuovo ruolo di Tv-Analyst, c'era l'ex Steve Kerr, ritiratosi con le dita piene di anelli e la miglior percentuale ogni epoca dall'arco dei 6 e 75. Chissà  che nei prossimi mesi non gli arrivi una telefonata e l'invito a rimettersi i calzoncini per qualche mese"

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