Ancora una buona prova per il rookie Tayshaun Prince
Orlando @ Detroit 67-98
Da Detroit, e precisamente dal Palace di Auburn Hills arriva una notizia importante: i Pistons, dati per defunti da gran parte della critica, sono ancora vivi e la vittoria, netta e schiacciante di mercoledì sera, consente ai ragazzi di coach Carlisle di sperare ancora e di potersi giocare il tutto per tutto in Florida, in un gara, inutile ricordarlo, che sarà decisiva per Detroit.
O si vince o si va a casa, ma anche gli avversari dovranno scendere in campo con la massima concentrazione, perché il vantaggio fin qui accumulato non vada sprecato.
"Stasera ci hanno preso a calci nel sedere - il commento di Doc Rivers davanti ai microfoni - sapevo che erano la squadra più aggressiva e stasera ci hanno sovrastato dal punto di vista fisico".
Un dato che rende l'idea della serataccia in attacco di T-Mac e compagnia: 32% dal campo e ben 20 palle perse (trasformate in 25 punti dall'avversario). Con certe cifre è già impossibile vincere una partitella di allenamento, figuriamoci un primo turno di playoffs NBA.
Sentite la filosofia di Ben Wallace (14 punti e 21 rimbalzi, una prestazione maiuscola per il Defensive Player Of The Year): "Non è una questione di X e O, non è una questione di chi marca chi. Bisogna solo entrare in campo e giocare alla morte, senza preoccuparsi di chi si prende i tiri. Basta giocare a basket e di solito qualcosa di buono succede".
Saggezza da playground forse, ma se è arrivata alle orecchie dei compagni il suo effetto positivo l'ha comunque avuto.
Il pubblico in ogni caso non sembra avere occhi che per Big Ben, salutato all'uscita dal campo al grido di "MVP!, MVP!"; ciò dice tutto circa l'affetto e la stima che i tifosi della Motown provano per il loro numero 3 di quartiere.
Carlisle ha tenuto Corliss Williamson in panchina per il rookie Tayshaun Prince (15 per lui), il quale, ancora una volta, come già in gara 1, è stato autore di un'ottima marcatura su McGrady, tenuto a soli 19 punti con un 8 su 20 dal campo. Infine, i 24 di Hamilton (finalmente una prova convincente per l'ex Wizards) e i 15 di Billups hanno contribuito a riportare Detroit alla vittoria.
"Non abbiamo fermato Hamilton e Billups, non abbiamo fermato nessuno.
Anche se il loro coach avesse preso un tiro non glielo avremmo impedito" stasera non abbiamo difeso per niente". Le parole sono di Derrel Armstrong, che dopo aver chiuso l'incontro con soli 3 punti non ha usato mezzi termini per spiegare la serataccia sua e di chi gli stava intorno.
"Stanotte i miei ragazzi hanno imparato una lezione importante - diceva Rivers - quando sei il numero 1 del tabellone e ti ritrovi con le spalle al muro, allora cominci a giocare da 1.
Noi dobbiamo alzare il livello di gioco ma stasera non è stato così".
Nella preview avevo parlato di T-Mac e T-Rex. Ebbene, in Gara 5 si è rivista la macchina difensiva messa in piedi dalla dirigenza e guidata dallo staff tecnico di Detroit, con grande sapienza durante tutta la regular season ma soltanto a sprazzi durante questi playoffs.
Evidentemente la paura dell'eliminazione, l'umiliazione per un'uscita di scena anticipata, insieme alla voglia di dimostrare comunque di non essere un bluff, hanno "costretto" i giocatori di casa a dare il meglio di sé. Ci si chiede perché questo avvenga quando la situazione è già critica, e non invece fin dall'inizio ma sarebbe retorico parlarne.
Meglio tardi che mai si è soliti dire, e per i "pistoni" è un detto da scrivere a fuoco sul proprio petto.
Con la mente (fisicamente purtroppo ancora no) mi trasferisco sotto il caldo sole della Florida. Sarà ancora una volta una must win situation per Wallace e Co ma anche Orlando non può permettersi cali di tensione che le potrebbero essere fatali; farsi raggiungere sul 3-3 sarebbe un colpo durissimo che farebbe crescere il senso di recriminazione e il ricordo per l'occasione sprecata nella testa dei vari McGrady, Armstrong, Gooden ecc. ecc..
I presupposti per una partita senza esclusione di colpi non mancano quindi di certo"
Stay tuned!